Mondo
Chi si ricorda di Vincent Chin?
Fu l’immigrato di origini cinesi che, 40 anni fa oggi, venne bastonato a morte a Detroit, per il colore della sua pelle. La lieve pena a cui furono condannati i suoi assassini, scatenò la rivolta della comunità asiatiche. Il razzismo anti-asiatico negli Usa, che ha ripreso vigore con la pandemia, non suscita grande indignazione
Fu oggi, quarant’anni fa. Il delitto a sfondo razziale che sconvolse le comunità asiatiche degli Stati Uniti. Non solo non ne nacque l’analogo del Black Lives matter, ma il razzismo anti-asiatico non genera l’indignazione che altre forme di pregiudizio meriterebbero.
Che cosa successe quel giorno di Giugno, mentre mezzo mondo era immerso nel Mundial spagnolo? 19 giugno 1982, ci troviamo a Madison Heights, nel Michigan, a pochi chilometri dalla capitale Detroit. Nello Stato caratterizzato dalla sua forte industria automobilistica già in crisi, la rapida ascesa della produzione di motori giapponesi inizia a fomentare un forte disprezzo verso la comunità asiatica, che diventa il capro espiatorio di una problematica nella quale non dovrebbero nemmeno essere considerati.
In questo contesto, il giovane Vincent Chin, cameriere 27enne in procinto di sposarsi, viene bastonato a morte da due ragazzi caucasici la sera del suo addio al celibato.
Uscendo dal locale, il signor Chin viene preso di mira a causa delle sue origini da due ex operai del settore automobilistico, che gli affibbiano la colpa della propria disoccupazione. La coppia sfortunatamente non si ferma alle parole, decide di pedinare la vittima fino ad un ristornate non troppo lontano, dove lo uccide con una mazza da baseball, davanti a una numerosa folla che include anche alcuni poliziotti non in servizio.
I due aggressori, Ronald Ebens e Micheal Nitz, si dichiarano colpevoli di omicidio preterintenzionale ma entrambi negano una motivazione legata all’odio razziale, la loro pena? Libertà vigilata e 3mila dollari di multa.
La blanda pena comminata della Corte rese la comunità asiatico – americana furiosa e fu la scintilla che portò a numerose proteste per diritti civili peraltro cadute nel dimenticatoio non molto tempo a seguire, come ha ricordato nei giorni scorsi il New York Times.
Eppure, secondo quanto riportato dal Centre of study of hate and extremism di San Bernardino in California, negli ultimi due anni, quelli della pandemia globale, è stato riscontrato un aumento del 224% nei crimini anti-asiatici.
E il Covid-19, soprattutto nella sua fase iniziale, non ha mancato di far registrare segnali di questi sentimenti anche in Italia.
La foto in apertura è tratta dall'articolo dell 1984 che si può leggere qui.
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