Politica

Chi si loda si imbroda

Storia del comma fantasma apparso in manovra e poi ritirato. E che nessuno ha scritto

di Redazione

Al centro il lodo, questa volta quello “Mondadori” e non “Alfano”. Il signor B ci prova, difende la norma che sospenderebbe la liquidazione del risarcimento dovuto alla Cir di De Benedetti da parte di Fininvest (presente in manovra, ma di cui nessuno sembra sapere nulla) fino alla sentenza definitiva. Dice che è giusta, ma alla fine la ritira. Napolitano lo ha fatto capire. Con quella norma io non firmo. Questo il tema di oggi, ma non solo..

LA REPUBBLICA apre con il titolo «Lodo, Berlusconi si arrende». Sempre in prima pagina l’editoriale del direttore Ezio Mauro: «Doppio disonore». Scrive Mauro: «Forse la vergogna, più probabilmente lo stop del Quirinale, hanno portato Berlusconi a ritirare in tutta fretta la norma salva-Fininvest che aveva infilato di soppiatto nella manovra, aggirando il Tesoro e lo stesso Consiglio dei ministri. Era una norma suicida, incostituzionale e soprattutto spudorata, perché trasformava l’interesse economico di una sola persona in legge dello Stato, disprezzando il diritto e l’interesse generale». Ma non c’è da stare tranquilli: «Quest’uomo è evidentemente capace di tutto e non ha timore di nulla, nemmeno della reazione di un Paese che ha appena bocciato a maggioranza enorme un’altra legge ad personam, il legittimo impedimento. Lo muove la disperazione, la consapevolezza che il suo tempo è scaduto. Per questo è pericoloso. Ma la democrazia è più forte e ieri ha dimostrato che non si lascia deformare», conclude Mauro. Mentre «l’analisi» di Barbara Spinelli si intitola «Quando manca la coscienza». Secondo la giornalista «Alle spalle abbiamo un’epoca corrotta, molto simile al periodo dei torbidi che Mosca conobbe fra il XVI e il XVII secolo, prima che i Romanov salissero al trono e mettessero fine all’usurpazione di Boris Godunov». Il quadro a tinte fosche continua col retroscena di Francesco Bei che descrive «il cavaliere in trincea: “Io, solo contro il quirinale”», chiuso «nel bunker di Palazzo Chigi». Usa toni più leggeri Filippo Ceccarelli, raccontando «Silvio prestigiatore della ritirata». I contenuti della manovra arrivano a pagina 6: «Verso i 50 miliardi, stangata sul risparmio» è il titolo. Il focus è sui titoli di stato: «Così la supertassa sui Bot colpirà i piccoli investitori: Chi acquista 10mila euro di titoli perde tre quarti del reddito»

“Cade la norma pro Fininvest”, apre il CORRIERE DELLA SERA sulla questione che sta polarizzando il discorso sulla manovra finanziaria presentata dal Governo. “Retromarcia dopo le polemiche. Il premier: sulla Mondadori in Appello vincerò io”; e, nel sommario, “Berlusconi: è giusta, ma la ritiriamo”. Una delle più delicate manovre economiche precipita così, grazie al malaugurato comma 23 che obbliga il giudice a sospendere l’esecutività della condanna in caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (per esempio, il cosiddetto Lodo Mondadori), riprecipita nell’orticello del conflitto d’interessi che ruota intorno al Presidente del Consiglio. 
Fredda la reazione della Lega: a prendere la parola è il ministro Maroni, che commenta: “È una vicenda che ci imbarazza. Non ne sapevamo nulla”, e dalle parti del Carroccio c’è chi minaccia di aprire la crisi su questo tentato scippo. Nella bozza di manovra consegnata al termine del Consiglio dei Ministri e inviata all’ufficio legislativo del Viminale, infatti, pare che l’articolo 37 non ci fosse. I (presunti) retroscena sulla vicenda sono raccontati da Francesco Verderami, e si giocano tutti sulla trriangolazione Ghedini (onorevole, ma soprattutto avvocato tuttofare del premier, colui che avrebbe “scritto” il comma incriminato), Alfano, cui Ghedini si sarebbe rivolto per ottenere una “soluzione tecnica” alla questione attraverso il ministero della Giustizia, senza quindi passare per la manovra finanziria, e naturalmente Tremonti, che la manovra l’ha scritta, e qquindi con buone probabilità non poteva non sapere. A chiudere, le reazioni di Napolitano (“Vivo disappunto” è il commento che arriva dal Quirinale sulla vicenda), e la difesa a ogni costo del pasdaran Enrico Costa, capogruppo pdl in commissione Giustizia, sostenitore fino all’impossibile del codicillo: “È una norma utile in un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole, com’è quella che stiamo vivendo. Si è decisa di contemperare il diritto del creditore con quello del debitore”, tiene duro. Da notare che la norma riguarderebbe, in tutta Italia, 36 procedimenti.

“Dieci milioni di conti tassati”. Il SOLE 24 ORE apre ancora sulla manovra e in particolare sul balzello introdotto da Tremonti con il superbollo sui depositi dei titoli. Il dettaglio a pagina 3, con anche il dettaglio dei conti della manovra: «Una stangata spalmata in quattro anni sui risparmiatori da 8 miliardi di euro. Che con il gioco dei saldi e degli acconti d’imposta arriverà a sfiorare nel 2015 i 10,5 miliardi di euro. È dall’aumento progressivo dell’imposta di bollo, destinata a colpire i circa 10 milioni di correntisti in possesso di un deposito titoli, che il Governo drenerà la quota più consistente delle entrate attese dalla “manovra di pareggio” per gli anni 2011-2014. Una manovra che, secondo la relazione tecnica della Ragioneria generale, ha un impatto sul deficit nei quattro anni di 43,398 miliardi. Se poi a questi si sommano spese e appostamenti di fondi finanziati nel biennio 2011 e 2012 il jackpot per lo Stato sale a 50 miliardi. Per i primi due anni l’impatto è, complessivamente, poco più di 157 milioni di euro, di cui 5,3 milioni nell’anno in corso e 151,8 milioni per il 2012. L’effetto più consistente sull’indebitamento netto della Pa si avrà però nel biennio successivo con 17,877 miliardi per il 2013 e 25,365 miliardi per il 2014, quando si dovrà centrare l’obiettivo prefissato e concordato con Bruxelles del sostanziale pareggio dei conti. La correzione vale dunque per il 2013 l’1,1%, mentre quella del 2014 si colloca attorno al 1,6% del Pil.  Dal dettaglio dei saldi emerge anche che il totale delle entrate nei quattro anni si attesta a 19,759 miliardi, mentre quello dei tagli di spesa è di complessivi 23,6 miliardi. Per quest’anno le entrate attese sono 1,849 miliardi (4,276 per il 2012). Nel 2013 il Governo conta di incassare 7,4 miliardi e ridurre le spese per 10,853 miliardi. Per il 2014 dal fisco e dai giochi arriveranno 6,61 miliardi, mentre la riduzione delle spese va oltre i 18,7 miliardi di euro. Le poste più significative sul taglio dei costi della Pa arrivano dalla riduzione delle spese dei ministeri e da quello alla sanità. Risparmi consistenti anche dal capitolo pensioni. In particolare i tagli ai ministeri sono pari a 1,0 miliardi nel 2012, 3,5 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014. Sulla sanità l’intervento vale circa 2,5 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014. Mentre con la riduzione dell’indicizzazione delle pensioni il Governo conta di recuperare complessivamente 2,7 miliardi. Sotto la voce Enti locali e territoriali la manovra chiede un ulteriore sacrificio per i prossimi quattro anni di 9,6 miliardi complessivi. Di questi: 3 saranno a carico dei Comuni; 1,2 graveranno sulle Province; il resto è quanto viene chiesto alle Regioni. Vale poco più di 15 milioni di euro, invece, l’intervento sui costi della politica. Il risparmio, che arriverà dalla norma sul finanziamento dei partiti politici scatterà dal 2013 e frutterà un risparmio di 7,7 milioni il primo anno e altrettanto l’anno successivo. Come detto la regina delle entrate della manovra è la rimodulazione al rialzo dell’imposta di bollo sui dossier titoli. Secondo la relazione tecnica l’incremento dell’imposta di bollo a 120 euro per gli anni 2011 e 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro (380 euro per dossier titoli sopra i 50mila euro) a partire dal 2013, produce un aumento del gettito su base annua di circa 892 milioni annui per il 2011 e il 2012 e di 2,4 miliardi per gli anni successivi. Un contributo alle maggiori entrate arriverà anche da banche e assicurazioni: ammonta a 493 milioni in termini di competenza, a partire dall’anno di imposta 2011, l’effetto della maggiorazione dell’aliquota Irap dell’0,75% e del 2% rispettivamente per banche e assicurazioni. Secondo la tabella riportata nella relazione tecnica gli effetti finanziari dell’aumento Irap su fabbisogno e deficit (considerando un acconto dell’85% ai fini Irap e del 75% ai fini Ires) è stimato in 888,7 milioni per il 2012 e 479,7 milioni per il 2013 e il 2014. Un gettito di tutto rispetto arriverà dall’eliminazione dell’obbligo di garantire la rateazione per gli istituti definitori della pretesa tributaria. Con lo sblocco delle rateizzazioni il Governo stima di incassare 300 milioni nel 2012 e via via crescere negli anni successivi «attestandosi dal 2013 a 400 milioni di euro». Il superbollo per le auto di lusso porterà complessivamente nelle casse dell’Erario poco più di 197 milioni. Arriverà nel 2014, invece, la rivoluzione dei coefficienti di ammortamento delle imprese con un beneficio per le casse dell’Erario stimato in 1,3 miliardi».

LA STAMPA pubblica il decalogo degli sprechi di Piero Giarda, economista ex sottosegretario. Eccolo: 1. due impiegati che fanno lo stesso lavoro, 2. acquisti a prezzi superiori di mercato (avviene per i farmaci); 3. tecniche di produzione dispendiose; 4. modi di produzione inefficienti; 5. macchine innovative messe in mano a incompetenti; 6. aiuti a chi non ha merito, né bisogno;7. opere incomplete, tempi di esecuzione infiniti; 8. spese senza aver calcolato il rapporto costi/benefici; 9. enti o programma ormai inutili; 10. iniziative di spesa in funzione anti-ciclica realizzate con spese di durata permanente. In evidenza alcune misure. Fra queste la norma “anti-badanti”, per cui dal gennaio 2012 la reversibilità sarà ridotta del 10% per ogni anno di matrimonio mancante a 10 quando il matrimonio sia contratto fra ultrasettantenne e se la differenza di età è superiore a 20 anni. Esclusi casi in cui ci siano figli minori, studenti, inabili. L’altro focus è sull’Expo2015 poichè dalla manovra arrivano due norme per sveltire i lavori. Per le opere di preparazione del sito potranno essere ridotte le aree di rispetto, inoltre i giudici in corso di procedimento non dovrebbero sospendere i lavori.

AVVENIRE apre di spalla con il titolo “Via un errore dalla manovra” e sottolinea la “marcia indietro del premier sul lodo Mondadori” con le parole di Berlusconi: “Norma giusta, ma mi hanno lasciato tutti solo”. A pagina 9 Marco Iasevoli racconta i retroscena e parla del sospetto su Tremonti che «avrebbe avvertito la stampa del contenuto della legge ritirata» e ha annullato la conferenza stampa per la manovra: «L’isolamento di Berlusconi cresce osservando come i leghisti svelino i particolari degli ultimi Cdm, Castelli rivela ai cronisti che la bozza-Letta non conteneva la legge incriminata. Confermando così l’assenza di collegialità e l’iniziativa personale del premier. In questo scenario, Berlusconi si chiede anche se qualcuno abbia soffiato sul fuoco, magari “aiutando” i cronisti a notare quelle tre righe aggiunte all’ultimo secondo».

IL GIORNALE dedica spazio in prima alla Manovra con un commento del direttore Alessandro Sallusti e l’editoriale di Vittorio Feltri. Sallusti firma “Fuga di massa: Berlusconi (purtroppo) ritira la legge”. «Dopo 24 ore di feroci polemiche, Silvio Berlusconi ha ritirato il comma della manovra economica che bloccava i mega risarcimenti delle cause civili fino a sentenza di Cassazione. Una norma che avrebbe permesso alla Fininvest di non pagare subito a De Benedetti il conto salatissimo di una eventuale condanna in appello della vicenda Mondadori (750 milioni di euro in primo grado, congelati con un accordo tra le parti). Se fosse stata approvata, la legge avrebbe certamente fatto tirare un sospiro di sollievo al gruppo della famiglia Berlusconi. Ma anche al sistema delle imprese spesso in balia di sentenze ammazza aziende emesse da un solo giudice (come avviene nel civile in primo grado) che ovviamente può sbagliare. Non è un dramma. Il premier ha perso una battaglia giusta su cui nessuno ha voluto metterci la faccia. Non il Pdl, non la Lega, non i ministri (Tremonti in testa)». Feltri invece “Elettori delusi e hanno ragione”. «Quando un governo, un qualsiasi gover­no di un qualsiasi Paese, inasprisce le tasse per motivi più o meno validi, la protesta dei cittadini scatta automati­camente. Quindi il mugugno dei letto­ri, che hanno sommerso la redazione del Giornale , con una valanga di fax e altro genere di missive, non ci stupisce affatto. È normale. Direi giusto» spiega il giornalista. «Se il direttore, Alessandro Sallusti, ha deciso di pubblicare le lamentele esemplari di vari lettori è per comunicare all’esecutivo un concetto condivi­so da tutti: la manovra finanziaria, per quanto utile alle finalità che si propone, non gode di consenso. Al contrario: suscita solo reazioni indispettite». Chiudendo con una proposta «E allora perché non imitarla cominciando a collocare a riposo i lavoratori a 67 anni, come essa fa da quando il nostro e altri continenti sono stati azzoppati dalla famigerata «bolla»? Conosciamo l’obiezione. In questo modo passerebbe molto tempo per avvertire effetti positivi sul disavanzo. Già. Ma se non si esce dallo status quo, il bilancio dell’Inps sarà sempre, domani quanto oggi, disastrato».

Oltre alle lettere dei lettori infuriati all’interno Antonio Signorini firma “Cambia tutto: scure sui vitalizi d’oro” mentre Massimo Restelli intervista Antonio Patuelli, vicepresidente Abi che spiega «la stangata sul conto titoli penalizza i risparmiatori».

“C’ho provato”, torna sul comma salva-Fininvest il titolo di apertura de IL MANIFESTO che dedica a manovra e dintorni le pagine 2 e 3. “Il comma salva-Fininvest sparisce dalla manovra finanziaria. Berlusconi lo ritira e scarica la colpa sui giudici: «Era una norma giusta». Letta si scusa con Napolitano, ma il Quirinale chiede altre modifiche: nel mirino anche le quote latte care alla Lega” si legge nel sommario della prima pagina. «Qualcuno più realista del re si trova sempre, Daniele Capezzone e il ministro Sacconi, per esempio, difendono nel generale imbarazzo di colleghi ministri e deputati il comma salva – Fininvest. Peccato che poche ore dopo il Cavaliere li pugnali alle spalle ritirando lui in persona la norma inserita da chissà chi nella finanziaria, un comma “senza autore” che per tutto il giorno in Transatlantico ha angosciato peones e big di Pdl e Lega (…)» così esordisce l’articolo di apertura a pagina 2, dove in un box l’articolo dal titolo “Una stangata triennale da quasi 50 miliardi di euro” in cui vengono dati come promette l’occhiello “Tutti i numeri di Tremonti” «Dalle tabelle allegate e dalla Relazione tecnica, cominciano a emergere i dettagli della manovra: l’intervento complessivo fino al 2014, previsto dal decreto sfiora i 50 miliardi di euro, se si considerano le maggiori tasse e i tagli di spesa. (…)» e via così in un articolo ricco di numeri, tagli e zero commenti, affidati invece all’articolo di taglio basso “Una manovra iniqua e inefficiente” a firma Galapagos. «Gli economisti definiscono la bontà di una manovra di politica economica sulla base di due parametri: efficienza e equità. Il decreto legge approvato la scorsa settimana dal governo non è efficiente e tanto meno equo. Certo, la cifra complessiva della manovra (quasi 50 miliardi fino al 2014) è quella che anche a livello internazionale tutti si aspettavano, ma dietro questa stangata non c’è nulla (…) si è optato per una furbata: i sacrifici veri li avvertiremo dopo le elezioni del 2013. Anche i costi della politica sono tutti a venire: per ora si tratta di spiccioli al servizio di demagogia e populismo (…)» e passa poi al settore pensioni «(…) siamo al ridicolo: l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne nel settore privato comincerà nel 2020 e si concluderà nel 2032. Viste le condizioni del mercato del lavoro e la mancanza di strutture sociali l’età non doveva essere elevata neppure a “babbo morto” (…)».

“Superbollo ammazza Bot”. E’ questo il titolo di apertura in prima per ITALIA OGGI che tratta degli effetti della manovra. I gusti degli investitori potrebbero cambiare nei prossimi 18 mesi. Il Governo, infatti, secondo un’analisi condotta dal quotidiano, ha inasprito la tassazione sui conti titoli tanto da spingere a investire in altro: in depositi liberi e vincolati dalle banche. La morale, scrive ITALIA OGGI, è che per i titoli di stato sotto i 6300 euro non si recuperano nemmeno le spese. Ma non basta. Sulla manovra correttiva anche il giornale sottolinea altri due passaggi. Il primo, inevitabile, è quello della norma Salva-Fininvest, proposta fra le pieghe della norma e poi ritirata una volta scoperta con conseguente strascico di polemiche (dall’opposizione) e imbarazzi (nella maggioranza). Completa il quadro Alessandra Ricciardi a pagina 3 nel suo “Per i travet non è ancora finita. Aumenti a rischio fino al 2017”.

In inoltre si parla di…

 

CARCERI
AVVENIRE dedica un fotorichiamo di apertura e il Primo Piano di pagina 5 alla clamorosa protesta dei direttori delle carceri che oggi scendono in piazza per denunciare una situazione insostenibile. Sul tema anche l’editoriale “Se la medicina si fa veleno” firmato da Giuseppe Anzani che spiega perché occorre salvare la costruttività della pena e conclude: «Non è più la sola descrizione disperata, a campeggiare. È invece il rischio che corre la parte costruttiva, la tenace speranza che vede afflosciate le vele, i progetti fiaccati, i fondi tagliati, l’attenzione appassita. Noi crediamo che l’allarme debba essere ascoltato da tutte le parti politiche, e con qualche passione perché il cammino dell’uomo verso il ravvedimento e la giustizia chiede in certo modo il rispetto di un mistero, dentro il dolore. Sciupare il dolore è una sorta di sacrilegio».

SCUOLE
Con il titolo “Scuole paritarie: i fondi ci sono, ma solo sulla carta” AVVENIRE parla a pagina 12 del nuovo giallo sui fondi alle scuole cattoliche. Un decreto pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale assegna i 245 milioni di euro promessi, ma resta un mistero da sove saranno attinti e quando. Appello di Fism e Agesc: i soldi servono subito.

IMPRESE 
IL SOLE 24 ORE – “All’Ikea il premio è a scelta”: «Con l’integrativo siglato da azienda e sindacati (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil), Ikea introduce la possibilità di scegliere due diversi premi e affida la scelta ai lavoratori, reparto per reparto, gruppo per gruppo o negozio per negozio. (…) Un’altra peculiarità di questa intesa è l’allargamento della sfera sociale. Come testimoniano i 18 mesi di aspettativa con conservazione del posto di lavoro per chi si sottopone a cure salvavita, i 12 mesi in più di aspettativa non retribuita per maternità, i 2 giorni retribuiti al padre per la nascita del figlio, l’anticipo del tfr per spese inerenti lo studio per sè e per i figli, la ristrutturazione della prima casa, l’acquisto di un mezzo di trasporto, il permesso retribuito per gli immigrati per le pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno per il ricongiungimento familiare, il part time ciclico»

INTERNET
ITALIA OGGI – Vigilia di votazione per l’Agcom, l’Autorità delle comunicazioni che oggi accoglierà o rifiuterà la delibera tanto contestata dal Web, con cui le sarà possibile intervenire senza il nulla osta dei giudici e quindi chiudere o inibire siti che non rispettano il diritto d’autore. ITALIA OGGI raccoglie le voci dell’Industria, tutta compatta nel sostenere la delibera. Tutto questo a pagina 14.

SOCIAL HOUSING
ITALIA OGGI – Doppia pagina dedicata all’edizilia innovativa (22-23). Dall’esempio di Copenhagen agli esperimenti di Parma e Crema. Un fenomeno, quello delle case low-cost, in crescita e che in alcuni comuni ha trovato pionieri e committenti.


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