Leggi

Chi ha visto l’Authority?

Il 15 marzo il cardinale Ruini lancia l'allarme:senza ordine non c'è carità,lo Stato faccia la sua parte,basta sanatorie e ingressi di clandestini.I cattolici sono con lui?

di Giorgio Fiorentini

Il consolidamento in chiave di organizzazione e di struttura, e quindi anche aziendale del non profit in Italia, esige un improcrastinabile ruolo dell?Authority del Terzo settore che supporti le attuali ?quasi regole? con punti di riferimento che aiutino il non profit a mantenere la sua identità. Inoltre, sempre più urgentemente, si devono prospettare meccanismi di sviluppo per le aziende non profit, in un contesto nazionale e internazionale, che vede il Terzo settore come area strategica di espansione economica e di occupazione censurando opportunismi devianti. Una delle possibili condizioni di regolazione e di orientamento allo sviluppo è la creazione dell?Authority del Terzo settore di cui si sente parlare a corrente alternata e in funzione,spesso, più delle dichiarazioni in convegni o del proliferare di candidature, piuttosto che in un contesto di programmazione socio economica del paese. Dell?attesa Commissione di controllo, che ricordiamolo, doveva essere istituita entro l?ormai lontano 31 dicembre 1997, se ne parla più per compiacere gli uditori, piuttosto che nel tentativo di dare risposte a esigenze di consolidamento di questo settore emergente.
In effetti l?Authority può essere protagonista di sviluppo dell?economia civile e potrebbe giocare un ruolo tale da incidere sul più generale contesto ambientale socio economico. Se è così, parliamone per favore, ma cominciamo a parlarne nel merito.
Per esempio penso che per l?Authority si debbano proporre almeno tre funzioni fondamentali. La prima: quella di governance: per sviluppare nelle aziende non profit la capacità di svolgere autonomamente l’azione regolata e autoregolata di sviluppo in un contesto programmato che fissa ?paletti? utili alla operatività. Una governance che si basa su: a) riferimenti di massima per la valutazione della qualità dei servizi e dei beni che vengono erogati e ?venduti? alla pubblica amministrazione oppure sul mercato privato; b) elementi di qualità o miglioramenti tecnico specialistici come fattori critici di ?successo/efficacia concorrenziale? fra le aziende non profit.
La seconda funzione, credo, debba essere quella di strutturare punti di riferimento per una corretta comunicazione per la raccolta di fondi verificando l?eventuale disallineamento fra i fini dichiarati, le risorse raccolte e i risultati ottenuti; fissare delle linee guida per la scelta degli assetti istituzionali e per la formulazione e gestione dei bilanci. Infine, la terza, una funzione di valutazione e controllo capace di valutare l?impatto delle attività dei servizi erogati dalle aziende non profit rispetto al sistema sociale, sanitario, culturale, economico e della qualità della vita in generale.Ciò dovrebbe avvenire tramite l?offerta di modelli di valutazione anche in logica costi/benefici, costi/efficacia e costi/utilità gestibili dalle aziende non profit.
Per favore, se vogliamo continuare a parlare di Authority del non profit parliamo di queste cose, altrimenti è meglio il silenzio.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.