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Chi ha paura di Mario Draghi?
Dal mondo della finanza a impatto, tra i primi a intervenire sul Rapporto europeo dell'ex-governatore della Banca centrale, è stato Filippo Addarii di PlusValue. Con uno sguardo possibilista sull'analisi che, con tutta probabilità, ispirerà la politica industriale europea a venire: «Riconciliare competitività e agenda della sostenibilità si può», dice. Ascolta il podcast
Uscito ieri, il Rapporto sulla competitività europea 2024 di Mario Draghi fa discutere il mondo della finanza responsabile e a impatto, della filantropia, degli Esg: qualcuno teme una frenata sul Green Deal, chi si preoccupa per l’attenzione sui temi della Difesa e ci vede un rischio di maggior produzione di armamenti, chi paventa un ridimensionamento dei temi della responsabilità di impresa e della due diligence, le cui direttive sono in corso di recepimento.
Più aperturista appare Filippo Addarii, fondatore di PlusValue, storica agenzia londinese – ma dalla testa e dal cuore italiani – che si occupa di strutturazioni sociali, di rigenerazione urbana, di finanza a impatto.
«C’è un potenziale conflitto con l’agenda sostenibilità e nuova normativa per investimenti e aziende», aveva scritto «ma anche una grande opportunità riconciliare le due. Chi riesce vince la partita».
Ritematizzare la spesa sociale
Nella chiacchierata, Addarii dice tra l’altro: «Draghi, in modo molto chiaro, inequivocabile, di nuovo con freddezza, con quella freddezza che lo distingue, identifica la coesione sociale, quindi il modello sociale europeo che la sostiene con il welfare pubblico o ibrido, come uno degli elementi non negoziabili nella strategia per il rilancio della competitività europea. Non solo non negoziabili, ma al cuore di questa competitività. E questo è fondamentale perché vuol dire ritematizzare la spesa sociale come spesa funzionale alla competitività. Questo, probabilmente, potrebbe far inorridire i campioni delle posizioni del diritto e i diritti umani. Noi che siamo molto più pragmatici e mi guardiamo con occhio disincantato la realtà, sappiamo benissimo che questo è il modo, invece, molto efficace per non solo mantenere ma rilanciare gli investimenti sociali».
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