La scuola che cambia
Chi ha detto che il metodo Montessori è solo per i bambini?
A giugno 2024 si conclude la sperimentazione nazionale che ha portato il metodo Montessori alla secondaria di primo grado. Milena Piscozzo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano, scuola capofila, anticipa a VITA gli esiti dell'esperienza. Seconda tappa del nostro viaggio nella scuola che cambia
Sono circa 300 le scuole italiane che hanno scelto come sistema educativo il metodo Montessori: quasi 120 sono “Case del bambino”, per la fascia d’età 3-6 anni; poco meno di 150 sono scuole primarie e 26 sono classi di secondaria di primo grado autorizzatate dal decreto ministeriale 237 del 30 luglio 2021 alla sperimentazione di un corso ispirato ai principi del metodo Montessori.
Milena Piscozzo è la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Riccardo Massa” di Milano, la scuola capofila della rete nazionale di secondarie di primo grado che stanno sperimentando il metodo: «La proposta pedagogica montessoriana è estremamente dettagliata per la fascia d’età del primo e del secondo piano dello sviluppo, dunque da 0 a 11 anni. Invece, per quanto riguarda il periodo evolutivo dell’adolescenza, la pedagogista ci ha lasciato delle importanti indicazioni generali, ma non un metodo strutturato», spiega.
La prima sperimentazione nelle scuole “medie” è partita in Italia agli inizi del Duemila proprio nell’Istituto comprensivo “Riccardo Massa” di Milano, nell’ambito di quanto consentito dall’art. 6 del Dpr 275 del 1999 “Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche” . Non una semplice innovazione didattica ma un vero e proprio modello di apprendimento costruito seguendo le numerose indicazioni lasciate da Maria Montessori sull’adolescenza, nei suoi scritti più noti. Un modello di apprendimento che guarda, anche, alle esperienze montessoriane internazionali come quella realizzata in America con la Farm school per la fascia d’età tra i 12 e i 15 anni, e la Montessori high school, per la fascia d’età tra i 15 e i 18. Entrambe le esperienze hanno prodotto risultati preziosi per delineare una cornice di riferimento utile a qualsiasi altro tipo di sperimentazione Montessori nella scuola secondaria.
L’iter della sperimentazione si concluderà alla fine dell’anno scolastico 2023-2024. La speranza è che il metodo Montessori possa entrare di diritto nell’ordinamento delle secondarie di primo grado
Milena Piscozzo, dirigente scolastica
«L’esperienza statunitense», prosegue Piscozzo, «prevede scuole nelle fattorie dove i ragazzi si autogestiscono con la supervisione dell’insegnante. Quella nord europea, invece, utilizza ambienti di apprendimento domestici. Entrambe hanno un limite: sono tutte private, dunque a pagamento e non accessibili a tutti. In Italia si è scelto di iniziare ad attuare la sperimentazione in scuole pubbliche. Non poteva essere diversamente se pensiamo che il mandato che ci è stato lasciato da Maria Montessori è di costruire una scuola per l’adolescente non élitaria, bensì a carattere popolare e diffusa. È bello pensare che come lei ha realizzato la prima “Casa dei Bambini”, nel 1907, nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma, così noi abbiamo avviato il metodo per la secondaria di primo grado in un quartiere periferico di una grande città metropolitana come Milano».
L’anno della svolta è il 2015, quando con l’Opera nazionale Montessori prende il via il primo corso di formazione per docenti Montessori di scuola secondaria di primo grado e viene costituita la prima rete di quattro scuole milanesi che aderiscono al modello. Due le esigenze a cui questa prima rete intende rispondere in quegli anni: dare continuità formativa alle scuole primarie Montessori statali e cercare una nuova forma di scuola secondaria di primo grado, sia dal punto di vista organizzativo sia metodologico, più rispondente ai bisogni e alle modalità di apprendimento dei preadolescenti. Qualche anno dopo l’Istituto comprensivo “Riccardo Massa”, in qualità di scuola capofila della costituita rete di Milano e provincia ha richiesto come da art. 11 del Dpr 275 l’approvazione della sperimentazione strutturale per l’istituzione di sezioni di scuola secondaria di primo grado per valutare la possibilità di inserire il metodo a ordinamento.
Gli impatti
«I risultati positivi sono stati evidenti fin dal secondo anno dall’avvio della sperimentazione nelle prime quattro scuole milanesi», spiega la dirigente. «Si è registrata una diversificazione dei modelli organizzativi e attuativi. Sono aumentate le iscrizioni. Si è creata una spontanea contaminazione metodologica anche nelle sezioni che non mettevano in pratica il metodo: questo processo ha portato tutto l’istituto a utilizzare metodologie attive. Tutto questo processo ha avuto come risultato l’aumento dei risultati Invalsi in tutte le sezioni di ogni singolo istituto che sta sperimentando il metodo. È questa la dimostrazione del fatto che una scuola che punta sul protagonismo degli studenti, come il metodo Montessori insegna, offre più competenze agli studenti e li motiva nel loro percorso di formazione».
Il metodo Montessori per le scuole secondarie si basa su tre principi fondamentali che la pedagogista chiaravallese ha lasciato in eredità agli educatori: il primo è che trattare gli adolescenti come bambini è «contro natura». La scuola per loro non può essere progettata come una continuazione della primaria. Il secondo vede l’adolescente come un «neonato sociale» e in quanto tale ha bisogno di un ambiente accogliente e sano per crescere. L’ultimo principio spiega che normalmente la scuola tratta l’adolescente come un “parassita”: dovrebbe, invece, aiutarlo a sentirsi parte della società.
«La possibilità di fare una rete nazionale è arrivata il 30 luglio 2021», racconta Piscozzo, «quando abbiamo ottenuto il via libera per la sperimentazione strutturale a livello nazionale. L’iter della sperimentazione si concluderà alla fine dell’anno scolastico 2023-2024. La speranza è che il metodo Montessori possa entrare di diritto nell’ordinamento delle secondarie di primo grado».
Mentre si attende la conclusione dell’anno scolastico per avere risposte sul futuro del metodo nelle scuole secondarie di primo grado è però già possibile riscontrare i tanti risultati positivi tra docenti e studenti. I primi hanno tratto benefici soprattutto sul fronte della stima di sé e del proprio ruolo sociale. Si è rilevato un accrescimento della loro motivazione e dell’utilizzo dell’empatia come strategia inclusiva nella relazione educativa. Gli studenti hanno acquisito la consapevolezza che il lavoro di gruppo richiede strategie di mediazione “non gratuite”, che devono essere agite consapevolmente, con intenzione e con fatica. La capacità di superare i conflitti è un valore che riconoscono a sé e agli altri, come anche quella di autovalutarsi e autocorreggersi e – cosa non da poco – il nutrire un maggiore interesse per il proprio territorio.
Questo articolo fa parte di una serie di racconti che VITA dedica alle sperimentazioni in corso nella scuola italiana, per orientarsi meglio in queste settimane in cui i ragazzi e le famiglie sono chiamati a scegliere la scuola a cui iscriversi per il prossimo anno scolastico. La foto di apertura mostra alcuni studenti di una scuola Montessori impegnati in una attività (foto Milena Piscozzo)
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