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Chi ha a cuore i migranti dica basta al sistema dei centri di accoglienza straordinaria

Il sistema dei Centri di accoglienza straordinaria è figlio di una logica che sta mostrando tutti i suoi limiti. Serve una moratoria immediata, da parte del sociale e del mondo delle cooperative, per uscirne: non si può esser complici di un sistema che tratta il richiedente protezione non come persona, ma come un asset economico che, in regime di emergenza, frutta dai 34 ai 45 euro al giorno. O si fa chiarezza subito o tutto verrà travolto

di Marco Dotti

In regime di emergenza, le strutture che accolgono richiedenti asilo ricevono in media 34 euro al giorno per persona. Per i minori la cifra sale a 45 euro al giorno. Soldi, è bene precisarlo, che non vanno a richiedente asilo, ma alla struttura che lo ospita. A lui vanno o dovrebbero andare– i casi di sottrazione indebita a danno dei migranti, anche qui, non mancano – 2,50 euro al giorno e una ricarica telefonica di 15 euro, ricarica che gli viene consegnata all’arrivo nella struttura. Tutto bene? Forse sì. Forse no.

Tutto questo è reso possibile da una precondizione. Ed è la precondizione che, oltre ad avere esasperato gli animi, spingendo molti a parlare di un business dei migranti, anche se sarebbe meglio definirlo un business sui migranti. La precondizione è il “regime di emergenza”.

Se si operasse in condizione di normalità, oltre ai normali bandi anziché all’affidamento diretto, per gli stessi "servizi" offerti ora gli euro si ridurrebbero a 17.

Stando al Def del 2018 a inizio aprile, nei Cas, si trovavano 138.504 richiedenti asilo su un totale di 174mila. Parliamo dell’80% sul totale.

Ma quella dell’emergenza migranti che a parole tutti negano salvo poi trarne vantaggio è una coperta abbastanza grande per raccogliere la retorica di tutti: destra e sinistra unite.

Nei fatti, e nelle forme, è proprio l’emergenza ad autorizzare i prefetti a disporre degli strumenti che ogni emergenza comporta. I 34 (o 45) euro nascono da questo stato di emergenza. Lo scriviamo e diciamo non da ora: il sistema è malato, non si tratta di mele marce. È malato nella sua logica. Come sistema, appunto.

E come funziona il sistema? Le prefetture offrono massimo 35 euro a persona al giorno. Possono anche affidare col criterio del massimo ribasso la gestione a privati dei cosiddetti Centri di accoglienza straordinaria. I bandi a volte ci sono, a volte no: è l’emergenza, d’altronde. La stessa emergenza che “non esiste” se a invocarla è il ministro degli interni, ma esiste quando si deve passare all’incasso. Il richiedente asilo, in questa logica, è un mero asset; di spesa, per il pubblico; di profitto, per il privato, profit o sociale che sia.

Oggi i Centri di accoglienza straordinaria sono 8920. Si occupano di più di 150mila richiedenti asilo e protezione internazionale. Queste persone restano mediamente 3 anni in un centro, “parcheggiate” a tempo quasi indefinito. I calcoli sono presto fatti: dietro ogni migrante, c’è un flusso di denaro pubblico che va verso il privato. Non è un caso se in soli due anni, mentre il numero dei migranti in arrivo nel nostro Paese decresceva, il numero dei Centri di accoglienza straordinaria triplicava, passando appunto a quasi 9000 da 3050 che erano nel 2015.

Tutto questo è stato possibile anche per la non volontà delle amministrazioni locali di far fronte alla questione. Per ignavia, ideologia o per la volontà di non creare problemi si è delegato al privato, mascherato spesso da coop (in realtà si tratta di srl o altro), la “gestione”, finendo col creare un problema sistemico, dove in gioco c’è la tenuta stessa del “sociale” e del legame di convivenza che ne è alla base.

Ecco perché criticare Matteo Salvini non basta e, visto lo stato delle cose (e delle inchieste in corso), non serve. Quella messa in atto dal Ministro degli Interni è una tagliola perfetta. Le lame sono le contraddizioni altrui: quelle di un business che, da qualunque lato lo guardi, al netto delle brave persone e di tante strutture oneste, nel complesso tratta gli esseri umani come asset economici e i contributi pubblici che dovrebbero servire a aiutarli come forma – quando va bene – di ammortizzatore sociale indiretto.

Non resta che una via: essere conseguenti nelle proprie azioni a ciò che si dichiara a parole. Come? Serve un’immediata moratoria da parte dei “liberi e forti” e del mondo cooperativo per uscire da questo schema che, nel corso degli anni, ha creato più problemi di quanti non ne abbia risolti. Mettendo al centro ben altro che la persona.

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