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Chi entra e chi esce La giunta cambia look
Fuori i presidenti delle Federazioni, dentro gli atleti e gli esponenti degli enti di base. Nessun incarico per i politici. E sui conti vigileranno i revisori nominati dal governo
Sono numerose le novità introdotte dal decreto legislativo di riordino del Coni approvato di recente dal Consiglio dei ministri. Per la prima volta entrano a far parte della giunta del Coni gli atleti, almeno tre su dieci membri, in rappresentanza dell?alto numero di allenatori e atleti dediti allo sport agonistico di alto livello. Non potranno coprire cariche dirigenziali ai vertici del Coni i parlamentari nazionali ed europei, i consiglieri regionali, provinciali, gli assessori comunali e i sindaci.
I presidenti delle Federazioni sportive nazionali non potranno più far parte della giunta del Coni, viene meno in questo modo l?anomala situazione che consentiva ai dirigenti del Coni di essere controllati e controllori del proprio operato, consentendo allegre spese. E per restare in tema, a controllare i conti del Coni ci sarà un collegio di revisori con mandato quadriennale, ognuno dei quali sarà nominato dalla presidenza del Consiglio, dal ministro per i Beni culturali e dal ministro del Bilancio. Una novità rilevante è rappresentata dal Comitato nazionale sport per tutti, che diventa organo del Coni. Avrà il compito di promuovere lo sport sul territorio e vi faranno parte gli enti di promozione sportiva e altri soggetti interessati, i quali avranno diritto di voto in merito a questioni che riguardano lo sport sociale. L?operato di questo organismo si concentrerà anche sulla collaborazione e cooperazione con le istituzioni scolastiche e universitarie.
Un apposito statuto garantirà l?adeguato raccordo tra le attività decise dal Comitato e le esigenze del territorio. Anche l?assetto del Coni cambia: le Federazioni sportive avranno natura giuridica e saranno disciplinate dal codice civile, risponderanno del proprio operato alla giustizia, mentre il Coni mantiene il ruolo di ente pubblico sul quale il ministro per i Beni culturali eserciterà la vigilanza. In caso di gravi inadempienze e di violazione della legge, il ministro potrà destituire il presidente e nominare un commissario.
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