Cultura

Chi è Rato, nuovo capo del Fmi. L’uomo giusto al fondo ingiusto

Quand’era ministro dell’economia a Madrid, salvò l'Argentina con un prestito miliardario. Per questo piace al Sud America. E perfino alle ong. Una svolta?

di Paolo Manzo

Cambieranno le cose per i Paesi del Sud del mondo, in particolare quelli latinoamericani, con la nomina di Rodrigo Rato alla direzione generale del Fondo monetario internazionale? È questa la domanda che si pongono in molti a Brasilia, Buenos Aires, Lima, Quito. Già, perché se è pur vero che un uomo, seppur di vertice, non può rivoluzionare in quattro e quattr?otto il più grande organismo multilaterale di politica monetaria al mondo, tutti i Paesi di area ispanica hanno appoggiato a spada tratta la nomina dell?ex ministro delle finanze e dell?economia di José Maria Aznar. La ragione è semplice: “Rato è stata la materia grigia di Aznar in campo economico, e se guardiamo a come vivono oggi gli spagnoli e a come vivevano quindici anni fa, è indubbio che abbia fatto un eccellente lavoro”, spiega a Vita il presidente del Perù, Alejandro Toledo, che all?assemblea generale del Bid, di fine marzo, fu il primo ad annunciare, di fronte ai ministri dell?economia di tutta l?America Latina, l?azione di lobbying che avrebbe fatto per la nomina di Rato. In molti storsero il naso, all?epoca, perché appoggiare apertamente qualcuno (solitamente) significa bruciarlo. Così, però, non è stato e tutto il Latinoamerica compatto ha puntato su Rato, a differenza dell?Europa che, ancora una volta, ha dimostrato di essere divisa, con Parigi che ha spinto sino all?inverosimile Jean Lemierre (presidente della Bers). Senza ricordare che la Francia ha già Jean Claude Trichet a capo della Banca centrale europea e che gli Stati Uniti avrebbero posto, in ogni caso, il veto su qualsiasi candidato transalpino. Rato, dunque, ce l?ha fatta grazie all?America Latina, agli Usa e – solo in seconda istanza – alla Ue? “Io che lo conosco bene posso assicurare una cosa”, spiega da Madrid Amador Guerrero Ayora, giornalista economico de La Razón, famoso in Spagna per avere pubblicato la prima biografia non autorizzata del neo direttore generale del Fmi. “Rodrigo Rato non è un gringo, conosce molto bene l?area latinoamericana e, anche se a molti giornalisti ha già assicurato che il Fondo con lui non farà politiche più blande, a Radio Intereconomia si è detto convinto che con l?Argentina si arriverà a un accordo entro giugno, mentre di Lula ha tessuto gli elogi”. A ciò bisogna aggiungere che Rato è una persona molto vicina al mondo della solidarietà e delle ong: “Un suo cugino, con cui ha sempre mantenuto stretti rapporti, è missionario gesuita in Africa, inoltre Rato si è occupato molto di disabilità, quando era ministro dell?economia di Aznar”, continua Ayora. Consapevole di questo, Intermón Oxfam, la sezione iberica della grande ong britannica, ha fatto una petizione a Rato affinché “dia una svolta alle politiche del Fmi e le orienti verso la lotta contro la povertà nei Paesi del Sud del mondo, recuperando il dialogo con le organizzazioni e le associazioni della società civile. Altrimenti”, ha scritto la ong, “il Fondo continuerà ad essere visto come un?istituzione che impone la sua volontà ai governi degli Stati più poveri?”. Alla petizione Rato ha risposto tramite i media spagnoli dicendosi “disposto a un dialogo più stretto con ong e società civile”. Il G24, il gruppo dei 24 Paesi in via di sviluppo in cui rientrano quasi tutti gli Stati latinoamericani, ha chiesto da parte sua che il “Fmi cambi non solo i contenuti delle sue politiche economiche, ma anche le procedure, rendendole più democratiche affinché i Pvs abbiano più voce in capitolo”, come racconta Marta Arias, responsabile del Dipartimento per gli studi e le campagne di Intermón Oxfam. Per Roberto Montoya, corrispondente in Italia de La Republica (prestigioso quotidiano peruviano) “dopo l?11 settembre l?America Latina è passata in secondo piano per Washington. E poi oggi gli Usa hanno interesse a fare più progetti cosiddetti di ?sviluppo sociale? in Sud America, perché a livello geopolitico hanno interesse a creare una sorta di blocco regionale. Per questo credo che, con la nomina di Rato, assisteremo a una variazione dell?atteggiamento del Fmi nei confronti dell?America Latina. Gli Usa hanno tutto l?interesse a che il Fondo, a differenza del passato, colpisca meno duro l?area, e in questa strategia rientra anche la nomina alla direzione generale di un uomo come Rato, profondo conoscitore della regione e madrelingua ispanico”. Ma oltre all?appoggio di Washington, interessato a normalizzare i rapporti con il ?patio trasero?, il giardino di casa, per potersi meglio concentrare su Iraq, Medio Oriente e Cina, la nomina di Rato fa ben sperare Buenos Aires, anche per il passato di don Rodrigo. L?unico Paese che aiutò economicamente l?Argentina nei giorni duri della crisi fu, infatti, per l?appunto la Spagna, per volere proprio dell?allora ministro dell?Economia di Madrid, che concesse un prestito di un miliardo di dollari a tasso zero. Sempre Rato, infine, diede una grossa mano all?ex presidente, Eduardo Duhalde, facendo pressione sulle aziende iberiche che non uscirono dal mercato argentino proprio grazie all?opera di convincimento dell?attuale direttore del Fondo monetario inter-nazionale. Un paio di fatti che, come sempre, sono più significativi di mille parole.


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