Politica

Chi è Profumo, l’erede della Gelmini

Nel Cda di Pirelli e Telecom. È da poco presidente del Cnr

di Redazione

Francesco Profumo, 58 anni ligure di nascita, torinese d’adozione, sposato, tre figli. Rettore del Politecnico di Torino dal 2005, dall’estate 2011 è anche presidente del Consiglio nazionale di ricerca, nominato dal ministro Gelmini. Il suo nome era stato nella scorsa primavera tra i candidati del centrosinistra per il sindaco di Torino, ipotesi tramontata anche perché Profumo, come ha spiegato in una lunga lettera, voleva essere espressione della società civile e non dei partiti. Ha iniziato la sua carriera all’Ansaldo di Genova nel 1978, nell’84 il trasferimento al Politecnico di Torino come professore associato di Ingegneria. Attualmente è professore ordinario di Macchine ed azionamenti elettrici al Politecnico di Torino. Numerose le sue pubblicazioni scientifiche, oltre 250, su riviste internazionali, è anche revisore di numerose riviste scientifiche.

È membro dei consigli di amministrazione di Telecom e Pirelli

Nel 2009 al Working Capital Camp di Torino Francesco Profumo ha lanciato una provocazione: «L’università non insegna a diventare imprenditori. L’Italia è un paese un po’ grande e un po’ vecchio che non riesce a sfruttare a pieno l’età migliore dei suoi giovani». Le risorse di certo non mancano, anzi il rettore del Politecnico di Torino è persuaso che in Italia ci sia persino qualcosa in più, un certo quid in termini di flessibilità e fantasia che forse manca in altre culture. Eppure non si può parlare ancora di “boom”, l’imprenditoria giovanile sembra non decollare, forse perché difetta nell’organizzazione.

Da neo presidente del Cnr in un’intervista al Corriere della Sera ha osservato: « La mia missione è modernizzare il Consiglio nazionale delle ricerche, il Cnr, per valorizzare le grandi competenze che raccoglie e renderlo uno strumento utile allo sviluppo del Paese e di cui il Paese ha bisogno». E sul futuro della ricerca in Italia ha sottolineato che «non esiste una ripartizione tra la ricerca di base e quella applicata. C’è la ricerca buona e quella cattiva. Il Cnr deve parlare lo stesso linguaggio delle esigenze del Paese, quindi deve dialogare con le imprese e gli enti che esprimono necessità e trovare risposte». E tra le ricette parlava della condivisione dei laboratori del Cnr con aziende, università, istituzioni varie. «Finora i laboratori sono stati visti e vissuti come orticelli interni da coltivare, invece devono diventare luoghi di studio comuni. L’ avvio di partenariati con il mondo esterno è un obiettivo primario», ribadiva dalle colonne del Corsera solo a ottobre scorso.


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