Famiglia

Chi è l’insegnante? I 5 film da rivedere

Il CPP di Daniele Novara ha selezionato cinque film sul lavoro dell'insegnante, «un mestiere che - dice Liberation - l’avevamo dimenticato, è il più bello del mondo». Perché gli insegnanti non sono «funzionari della crocetta» ma «i gradi registi dell’apprendimento degli alunni»

di Redazione

Cinque film per riflettere sulla scuola e sul proprio essere insegnanti, dal classico e intramontabile «Capitano mio capitano» dell’Attimo fuggente al «Si limiti a insegnare piuttosto che educare» di Monsieur Lazhar. «Lamentarsi di alunni distratti e che non ascoltano è inutile se si resta arroccati alla tradizionale lezione frontale, a una organizzazione della classe che isola gli alunni fra di loro, a una valutazione nozionistica. Sono i metodi di insegnamento e di apprendimento a dover cambiare»: così Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psico Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti sintetizza il senso del convegno “La lezione non serve. La scuola come comunità di apprendimento” di sabato 14 aprile. In vista di questa giornata di confronto, il CPP di ha selezionato cinque film da rivedere, accompagnati da una recensione pedagogica. Eccoli.

LA SCUOLA
di Daniele Luchetti (1995)

È una storia di insegnanti dove il rapporto tra colleghi prende la scena. Colleghi demotivati, stanchi, con un preside poco interessato al suo corpo docente e forse ancor meno agli studenti. Tra tutte le trame adulte emerge un insegnante molto più interessato alla storia personale degli allievi che alla loro produzione scolastica. Empatico, appassionato del suo lavoro e del rapporto umano, questo insegnante – magistralmente interpretato da Silvio Orlando – esce dal coro dei colleghi. I ragazzi voglio essere visti e al contempo avrebbero il diritto di adulti consapevoli e desiderosi di aiutarli a crescere.

LA CLASSE
di Laurent Cantet (2008)

Figura di professore alle prese con preadolescenti. Una classe che sembra essere il compendio delle culture presenti nel mondo. La chiave di volta per poter insegnare in un contesto così plurale è aiutare i ragazzi a comprendere ciò che si sta facendo facendo fare esperienze dirette. La classe è un compendio di democrazia, la complessità è una cifra che aiuta a crescere e ad accettare la diversità e il conflitto come elemento fondante l’educazione. Saper tenere il confronto, non cedere per comodità (come alcuni colleghi fanno) e creare cornici solide consente a questo professore di essere un riferimento per i suoi alunni. Un film-esperienza tratto dall’omonimo libro scritto tra l’altro dall’attore che interpreta il professore.

MONSIEUR LAZHAR
di Philippe Falardeau (2001)

«Si limiti a insegnare piuttosto che educare»: questa è la frase che colpisce in modo particolare nella vicenda di questo maestro “improvvisato”. Una vicenda, quella dell’insegnante Lazhar che smuove parecchie coscienze. Il film si svolge all’interno di una scuola elementare, i bambini sono sconvolti dal suicidio della loro insegnante, il maestro improvvisato è un algerino in fuga dal suo paese, da terrorismo lotta e morte. nel suo essere insegnante saprà conciliare la morte e la vita. Non accetta l’imperativo delle famiglie che vorrebbero “far sparire” il problema del suicidio dell’insegnante ma accompagna la classe a comprendere che la vita è fatta di gioia e dolore, di fragilità e forza. La letteratura aiuta anche quando, a detta dei colleghi, sembra essere troppo alta per i i bambini. Un maestro che sopra tutto mette il cuore, lui ha nel suo cuore i suoi bambini.

ESSERE E AVERE
di Nicolas Philibert (2002)

Una multiclasse in un paesino di campagna, l’insegnamento dato dalla quotidianità, da ciò che la vita mette sotto il naso. Un insegnante forse un po’ severo ma molto affettuoso, con una speranza di fondo: far si che i bambini e le bambine imparino a stare al mondo. E’ questo che la scuola dovrebbe fare. Il film è in realtà un documentario con una immersione nella natura e negli spazi che la piccola scuola fornisce. Gli insegnamenti vanno dalla capacità di cuocere un uovo al coltivare il piccolo orto. Notevoli le parti in cui il maestro accoglie i bambini che litigano e li mette a confronto, senza giudizio, ma con il sincero interesse ad aiutarli a spiegarsi. Di questo film Liberation ha scritto: è “un elogio del lavoro di insegnante. Un mestiere che, l’avevamo dimenticato, è il più bello del mondo”.

L'ATTIMO FUGGENTE
di Peter Weir (1989)

Per insegnare ci vuole passione ed è la passione che caratterizza il docente un po’ caratteristico dei questo film. Non ci sono lezioni frontali ma stimoli continui a vivere le parole degli autori, le vite degli scrittori, le voci che vengono suscitate dalle poesie. Un insegnante avversato perché non conforme ai programmi, un insegnante che tutti avremmo voluto avere per capire che si impara solo se si ha una forte motivazione a farlo. Il carisma è una componente essenziale per il lavoro dell’insegnante e l’amore per la propria professione fa il resto. L’imperativo del film? Sappi cogliere il momento presente e vivi fino in fondo ciò che ti è dato vivere, non sprecare le tue risorse e interessati a ciò che hai davanti.

«Per gli insegnanti sarà una gioia liberarsi dall’incubo di essere “funzionari della crocetta” e tornare al loro ruolo di essere gradi registi dell’apprendimento degli alunni, aiutandoli a lavorare insieme», conclude Daniele Novara. Partecipano al convegno: Daniele Novara, Paolo Ragusa, Silvia Vegetti Finzi, Alberto Oliverio, Milena Santerini, Anna Oliverio Ferraris, Francesco Dell'Oro, Bruno Tognolini, Silvia Calvi, Alex Corlazzoli.

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