Chi è bugiardo è ladro

di Gianfranco Marocchi

Mi chiedevo, ieri, dopo aver visto comparire online le notizie sulla strage di Ustica, perché questa ed altre vicende mi colpiscano così profondamente. La strage di Ustica risale a 33 anni fa, ma anche altri fatti da annotare sul libro nero delle vergogne italiane iniziano a perdersi indietro nel tempo. I crimini di Stato della Diaz e Bolzaneto risalgono al 2001 – undici anni e mezzo sono già passati – Borsellino fu consegnato al suo destino oltre vent’anni fa, le stragi della strategia della tensione e i relativi depistaggi si collocano indietro nel tempo di una quarantina d’anni.

E sento tutti i “Sì, ma…” del caso. , sono fatti terribili e incresciosi, tristissimi per tutte le persone morte, ma: sono passati tanti anni, anche i colpevoli un buona parte saranno morti o in casa di riposo, ma, soprattutto: oggi le priorità sono altre, il lavoro, la crisi, le famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, perché andare a rimestare nel passato, abbiamo bisogno di unità, se possibile o anche, semmai, di litigare, ma per capire come combattere i problemi di oggi che già sono così grandi.

Certo, amici, figuriamoci se non siamo tutti in grado di fare l’elenco delle urgenze più urgenti, se non lo siamo per primi noi del terzo settore che nelle quotidiane disgrazie siamo immersi tutti i giorni. È un bel colpo basso mettere – nel discorso o, implicitamente, nella nostra testa – sulla bilancia delle priorità 81 morti di oltre trent’anni fa con i malati di SLA abbandonati, i migranti, gli anziani non autosufficienti, i vecchi e nuovi poveri che affollano mense e dormitori.

Eppure niente da fare, i “ma” non mi convincono. Proprio per tutte le urgenze di oggi, e proprio perché di fronte a tali urgenze abbiamo bisogno di essere uniti. Perché per affrontare le difficoltà di oggi abbiamo un esagerato bisogno di fiducia, fiducia nelle istituzioni. Proprio quella fiducia che Eurispes annualmente misura e che ogni anno vede nuove vittime – a questo giro è il presidente della Repubblica ad entrare nella “spirale della sfiducia” insieme a Governo e Parlamento.

Perché lo Stato mente ai suoi cittadini? Perché l’ufficiale di aviazione bugiardo o il poliziotto torturatore invece di essere trattati da criminali – con l’aggravante di disonorare le istituzioni di cui sono parte – sono regolarmente oggetto di coperture alte e diffuse e spesso impenetrabili? Perché il nostro Stato manca degli anticorpi necessari per isolare i colpevoli di azioni infamanti? Perché, in ultima analisi, è ancora ammissibile che sussista un velo omertoso tra Stato e cittadino?

Insomma, come dice il proverbio, chi è bugiardo è ladro, e l’ultima cosa di cui vi è bisogno, proprio in questo delicato frangente è di non potersi fidare dello Stato.

Proviamo a pensare, per assurdo, ma veramente per assurdo, ad un nuovo presidente del Consiglio che, invece di propinare balle propagandistiche sui ristoranti pieni o la luce in fondo al tunnel, poco dopo essere stato eletto si sieda con molta semplicità davanti ad una telecamera e dica in diretta: “cari concittadini, sono andato in una cantina a prendere alcuni vecchi faldoni impolverati; ecco, ora vi dico tutto, ma proprio tutto. Scusate, non sarò eccessivamente breve…” Probabilmente ne avrebbe da parlare per qualche decina di ore, ma sono certo che quando poi dovesse annunciarmi  tasse e di sacrifici da fare per rimettere in piedi il Paese, sarei maggiormente portato ad accordargli fiducia.

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