Formazione
Chi cambierà l’Italia a partire dalla scuola?
Di fronte all’assenza della scuola e dei diritti degli studenti dai programmi elettorali, decine di ragazze e ragazzi in un flashmob insieme a ActionAid e Unione degli Studenti lanciano la campagna POSSIAMO TUTTO, per avere rappresentanza decisionale attraverso una riforma degli organi collegiali della scuola
di Redazione
Gli studenti hanno vissuto negli ultimi due anni sulla propria pelle la restrizione di spazi fisici e di rappresentanza, all’interno delle singole scuole, a livello provinciale e nazionale, fino al mancato dialogo con il Ministero dell’Istruzione. Non è stata solo la pandemia la causa ma precise volontà e metodi politici che hanno progressivamente depotenziato i luoghi del confronto e reso “invisibili” le proposte e le richieste degli studenti. Alla vigilia delle elezioni politiche 2022, i programmi elettorali contengono poche o nessuna proposta per restituire alla scuola il suo ruolo culturale e sociale, per contrastare le diseguaglianze educative, valorizzare spazi e strumenti di governance, per garantire la reale partecipazione di studenti e promuovere il loro benessere fisico e psicologico. Tra i punti del Manifesto e degli Stati Generali della scuola coordinati da UDS, i partiti non hanno dato nessuna priorità a: incremento del PIL su istruzione e ricerca al 5% e Legge Nazionale sul Diritto allo Studio, riforma dell’orientamento e istruzione integrata, politiche di supporto per un’educazione inclusiva, come le carriere Alias e il codice antimolestia. Per questo ragazze e ragazzi per l’inizio del nuovo anno scolastico oggi si sono ritrovati di fronte al Ministero dell’Istruzione a Roma per un flash mob:un simbolo rosso disegnato sui volti e su un lungo striscione, con richieste chiare su cartelli per dare il via a una lunga mobilitazione in tutta Italia promossa da ActionAid e Unione degli Studenti con la campagna “POSSIAMO TUTTO. Siamo la generazione che cambierà l’Italia a partire dalla scuola”. L’obiettivo è dare avvio e sostegno a iniziative fuori e dentro le scuole e sui territori per chiedere spazio e rappresentanza decisionale – non solo consultiva – degli studenti all’interno degli organi collegiali scolastici e fino alle sedi decisionali nazionali. Un cambiamento da attuare attraverso una riforma degli organi collegiali che impatti sulla cultura democratica di ogni scuola, sino ai luoghi decisionali nazionali per riconoscere la valenza delle proposte della componente studentesca e trasformarle in atti legislativi e di indirizzo politici.
Le Riforme necessarie. ActionAid e UDS chiedono al nuovo Parlamento di aprire quanto prima un confronto per la revisione del Testo unico della scuola (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297) e al futuro Governo e al Miur di riformare la legge educazione civica (n. 92/2019). Le studentesse e gli studenti hanno richieste concrete e puntuali per produrre un cambiamento reale: nelle scuole di istruzione superiore aumentare la rappresentanza studentesca nei Consigli d’Istituto, rendere prioritaria, obbligatoria e continuativa per corpo docente e studentesco la formazione del valore della rappresentanza nella scuola, istituire commissioni paritetiche tra corpo docente e studentesco per deliberare su temi come l’orientamento e l’istruzione integrata, la valutazione, i saperi, il PTOF (Piano dell’offerta formativa), i metodi didattici e la didattica transfemminista, la salute e il benessere degli e delle adolescenti. Infine, ripotenziare e dare spazio decisionale alle consulte studentesche e agli organi nazionali di rappresentanza nell’ambito del Ministero dell’Istruzione e ampliare lo statuto delle studentesse e degli studenti (D.P.R. 24 giugno 1998, n.249).
“Vogliamo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo italiano facciano spazio agli studenti senza strumentalizzazioni e li sostengano nelle riforme necessarie. Dare nuova forza agli strumenti e agli spazi di partecipazione non è un esercizio di stile, ma mezzo tramite il quale contribuire al contrasto della dispersione scolastica: valorizzare l’impegno diretto degli studenti e promuovere una cultura democratica in ambito scolastico contribuisce per il 20% a contrastare la dispersione. La bassa partecipazione alimenta le diseguaglianze educative. Per creare davvero una scuola inclusiva e combattere l’abbandono scolastico è necessario ascoltare ma ancor di più trasformare le richieste di studenti in atti legislativi coraggiosi” spiega Maria Sole Piccioli, Responsabile Education ActionAid Italia.
"La partecipazione studentesca vive da anni una profonda crisi. Questo è dovuto alla scarsa decisionalità che gli studenti hanno all'interno degli spazi scolastici. Il prossimo governo si deve impegnare ad instaurare un'intermediazione con gli studenti per programmare una necessaria riforma della rappresentanza sulla base delle nostre proposte. Alla politica diciamo "Possiamotutto", perché vogliamo riprendere parola e potere sulle decisioni che ci vengono imposte: dai piani di bilancio alla programmazione della didattica, in modo da renderla più inclusiva e partecipata possibile da parte degli studenti, Bianca Chiesa, Rappresentante nazionale Unione degli Studenti.
“Nella mia scuola, il Gian Battista Vico di Chieti, la rappresentanza non viene vista come un reale strumento degli studenti. I rappresentanti effettivamente hanno poche potenzialità dal momento che, in quanto convitto non presenta neanche il consiglio d'istituto. Una riforma della rappresentanza sarebbe infatti utile, in primo luogo, per far percepire a noi studenti come sfruttare questo strumento, per farci valere e far sentire la nostra voce, sia nelle nostre scuole, sia verso tutta la politica” afferma Morena Luberti, Unione Degli Studenti Chieti.
La partecipazione a scuola, tra Covid e mancanza di informazioni. La pandemia ha reso ancora più bassa la partecipazione degli studenti nei luoghi di confronto della scuola superiore. Così dimostrano i dati raccolti dall’indagine del 2021 “Gli studenti e la partecipazione” svolta su circa 800 studenti delle superiori nella fascia d’età 14-19 anni, condotta da Ipsos per ActionAid, in collaborazione con Unione degli Studenti. Già prima dell’emergenza sanitaria, nel 45% dei casi le assemblee di classe venivano indette poche volte l’anno o mai, e con la chiusura delle scuole le opportunità di assemblea si sono ulteriormente ridotte: il 38% delle classi non ha organizzato assemblee online, mentre il 40% ha continuato seppur in misura minore rispetto a prima. Se si guarda alle assemblee di istituto il dato è ancora più preoccupante: se prima della pandemia nella metà dei casi venivano svolte poche volte l’anno o mai, con la pandemia il 42% degli studenti ha smesso, mentre nel 38% dei casi sono proseguite ma in misura ridotta. Dati più bassi risultano in particolare in Istituti tecnici, ma ancora più nei professionali. Chi partecipa maggiormente ha un rendimento scolastico buono segnalando un divario ulteriore tra gli studenti. Negli ultimi due anni ad andare in crisi sono stati gli strumenti di partecipazione effettivi a disposizione degli studenti. Ma sono anche l’inadeguatezza e la mancanza di informazioni su questi strumenti che frenano la reale partecipazione. Infatti, come emerso da una ricerca di Secondo Welfare per ActionAid su studenti coinvolti nei progetti in scuole di tutta Italia, i rappresentanti di classe e di istituto hanno solo un ruolo consultivo marginale e lo sbilanciamento di potere tra dirigenza scolastica, docenti e studenti riduce la capacità di essere ascoltati. Inoltre, gli organi provinciali e nazionali non sono conosciuti e non si fa formazione per rendere gli alunni consapevoli degli spazi che potrebbero utilizzare per le proprie istanze.
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