Cultura
Che sogno la musica al Penguin cafe
Recensione del cd "A Brief History" della Penguin Cafè Orchestra. (di Enrico Barbieri)
di Redazione
Il caffè dei pinguini, una palma, qualche tavolo, un?orchestrina, apparve in sogno a Simon Jeffes durante una notte inquieta dei primi anni 70. è un posto particolare, pieno di avventori curiosi che amano mischiarsi tra loro. Dentro si ascolta una musica fragile e leggera che invita al sogno, al gioco.
Il nome della Penguin Cafe Orchestra, fece la sua prima comparsa nel 1973 all?interno della collana Obscure diretta da Brian Eno. Nel 1997 Simon Jeffes se ne è andato. Della sua ipotesi di caffè non rimangono che tanti paesaggi armoniosi e i bei ricordi dei frequentatori. Più otto dischi cui ora va aggiunto A Brief History (Virgin), compendio in 19 pezzi del fantasioso progetto del caffè dei pinguini e della sua orchestra.
Un piano, una chitarra elettrica, un violoncello e ospiti, di volta in volta, un violino, percussioni, un ukulele? Nel caffè si entra in punta di piedi; con uno stupore tutto infantile dentro il piccolo scrigno si scoprono i tesori più diversi: marcette luccicanti, accordi barocchi, violini irlandesi (nella splendida Gilles Farnaby?s Dream), ritmi africani (in Prelude & Yodel). La giostra finisce con un omaggio a Simon Jeffes da parte del figlio Arthur e dei suoi vecchi compagni del caffè: la delicata Lullaby.
Un commiato, una buonanotte. O l?annuncio che da domani mattina, magari gestito proprio da Arthur, il caffè sarà di nuovo aperto.
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