Cultura

Che significa crescere in Mozambico?

Un viaggio in un Paese tra i più poveri del mondo, afflitto dagli effetti del cambiamento climatico. Un racconto intimo e universale di incontri con uomini, donne, bambine e bambini che cercano di costruire un futuro di speranza. L'autrice italo-tunisina Takoua Ben Mohamed torna con un reportage a fumetti, “Crescere in Mozambico”, che racconta il suo viaggio nel Paese africano al fianco degli operatori umanitari di WeWorld. La graphic novel sarà presentata oggi, sabato 8 ottobre al “Terra di Tutti Film Festival” di Bologna

di Redazione

Omar è un bambino, vive nella città di Pemba, nel nord del Mozambico. Il nord del Paese è scenario di uno dei conflitti dimenticati del pianeta. Un conflitto che dura da oltre 5 anni dove i gruppi armati la fanno da padroni. Secondo i dati recentemente diffusi dall’Ocha, sono 945 mila le persone che hanno dovuto abbandonare i propri villaggi per scampare dagli attacchi del gruppo terrorista Sunna Wa Jama (ASWJ) chiamata dalla gente del luogo Machababos, “i molti ragazzi”.

Omar è un bambino che senza ingenuità e con cruda consapevolezza racconta la realtà delle cose a casa sua: i traumi fisici e psicologici intergenerazionali prendono forma tra povertà, lavoro minorile, scarsità di risorse, mancanza di acqua potabile, matrimoni prematuri, sanità precaria, emarginazione femminile e gravi disastri ambientali. Omar è uno dei protagonisti di “Crescere in Mozambico”, l’ultima graphic novel di Takoua Ben Mohamed, autrice italo-tunisina, che in questo reportage a fumetti (Becco Giallo editore), racconta il suo viaggio nel Paese africano al fianco degli operatori umanitari di WeWorld. Takoua Ben Mohamed presenterà il libro oggi, sabato 8 ottobre (ore 18.30, piazzetta del Cinema Lumiere) in occasione del Terra di Tutti Film Festival di Bologna, rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld e Cospe.


Takoua Ben Mohamed racconta il Paese attraverso le vite dei suoi abitanti, le loro difficoltà quotidiane, i loro sogni e speranze, la loro paura per un futuro reso più incerto dal cambiamento climatico. Takoua Ben Mohamed racconta anche il lavoro quotidiano degli operatori di WeWorld: con loro l’autrice ha incontrato le comunità locali che stanno cercando di affrontare gli effetti della crisi ambientale e dei conflitti armati in corso, mostrandoci in particolare l’importanza delle scuole come luogo sicuro, in grado di costruire un nuovo futuro per le bambine e i bambini mozambicani.

«Noi di WeWorld che insieme ad altre organizzazioni internazionali, alle associazioni di volontariato locale e alla protezione civile mozambicana, attraverso il supporto finanziario della Commissione Europea, cerchiamo di mitigare e prevenire gli effetti devastanti che il cambiamento climatico e la povertà endemica provocano», scrive nell’introduzione del libro Stefania Piccinelli, direttrice dei Programmi Internazionali dell’ong. «Non è però mai abbastanza. Solo con una reale transizione ecologica e un drastico abbassamento delle emissioni a casa nostra, nel cosiddetto “nord del mondo”, possiamo davvero migliorare la viti di chi, come Omar, non contribuisce al riscaldamento globale ma ne subisce quotidianamente le conseguenze. È una forte denuncia politica e sociale quella che traspare da questo racconto che, con pungente leggerezza, passa dalla sfera pubblica a quella privata, arrivando dritto fino all’intimità del lettore. Il messaggio rimbomba forte e chiaro: il privilegio è sempre relativo, ma mettersi in discussione è tanto doloroso quanto essenziale. Takoua, italiana nata in Tunisia, attraversando il nord del Mozambico si trova di fronte a una povertà talmente estrema da rendere relativi i concetti stessi di povertà e ingiustizia conosciuti fino a oggi. Il passato remoto e recente sono ancora vivi in Mozambico. Ma lo è anche il futuro. La bellezza, i colori, i profumi e la resilienza delle persone hanno i volti di sogni semplici, leggeri, forse comunque irrealizzabili, ma veri, palpabili. E Omar promette di non smettere mai di sognare».

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