Per superare l?attuale legge 49 la nuova normativa sulla cooperazione dovrà introdurre una precisa distinzione fra l?indirizzo politico e la gestione operativa, da affidare quest?ultima a una ?agenzia?, come accade negli altri Paesi occidentali. Questo è il punto essenziale sia per i partiti che per gli operatori di cooperazione, posto nelle loro proposte di riforma, anche trasversali, già depositate in Parlamento.
Ma servono anche altre novità. Non più verifiche solo formali sui lavori e sulla spesa, ma veri e severi controlli. Un?unica voce di bilancio per gli stanziamenti per l?aiuto pubblico allo sviluppo. Una rinvigorita funzione di vigilanza del Parlamento su tutte le attività.
Si attende adesso che anche il governo faccia la sua parte, visto che ancora nessuno sa come immagina la nuova cooperazione italiana. O se, almeno, la immagina.
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