Sostenibilità
Che passi il referendum o meno che fare domani delle trivelle?
Siamo ormai prossimi al quesito referendario sulle concessioni dello sfruttamento degli idrocarburi entro le 12 miglia dalle coste. Che cambio o meno la legge, prima o poi, le piattaforme dovranno essere smantellate. E se ci fossero soluzioni alternative come il riuso? L’esempio americano di riqualificazione delle piattaforme petrolifere offshore Usa di Douglas Oliver, Director of Design di Morris Architects
Tra pochi giorni, il 17 aprile, ci sarà il referendum No-Triv (qui la guida completa). Che passino le ragioni del sì o che il quesito referendario non vada a buon fine però una cosa è certa: prima o poi, entro le famose 12 miglia marine, le piattaforme deputate al recupero degli idrocarburi, le celebri trivelle, dovranno essere dismesse. Che sia perché gli italiani decideranno di non permettere nuove proroghe alle concessioni oltre i termini stabiliti per legge o invece per l’esaurimento delle risorse dei giacimenti, quelle strutture andranno smontate.
Ma c’è chi invece pensa a dar loro nuova vita. È il progetto di riuso pensato e disegnato da Douglas Oliver, director of Design di Morris Architects. L’idea si chiama Oil Rig Platform Resort & Spa e mira recupero turistico delle piattaforme petrolifere abbandonate al largo degli Stati Uniti. Un esempio estremo di riqualificazione ambientale sostenibile.
Con una drastica svolta nella visione del petrolio, le piattaforme sono trasformate da obsolete strutture industriali in un vibrante componente dell’ecosistema della biosfera e in una nuova destinazione per i viaggiatori
Douglas Oliver
Un’idea che è piaciuta parecchio tanto da essere insignita con due premi molto importanti: il Grand Prize al Radical Innovation in Hospitality Award e il SARA National Design Award of Excellence, la più alta onorificenza in tema di design della Society for American Registered Architects.(E.L.)
Questo naturalmente perché al largo delle coste Usa, contrariamente a quelle italiane, il numero delle piattaforme è esorbitante. Basti pensare che solo per quello che riguarda il Golfo del Messico, tristemente noto per il disastro della Bp, ci sono circa 4.000 impianti di trivellazione del petrolio che variano in termini di dimensioni, profondità e mobilità.
Ma qual è l’idea di Douglas Oliver? Convertire ogni piattaforma in un’isola resort esclusiva. Un hotel di lusso in mezzo al mare. I Rig Resort.
«Con una drastica svolta nella visione del petrolio, le piattaforme sono trasformate da obsolete strutture industriali in un vibrante componente dell’ecosistema della biosfera e in una nuova destinazione per i viaggiatori», spiega lo stesso Douglas, «Se un ponte di uno di questi impianti è di circa 6.100 metri quadrati, vi sono potenzialmente 24 milioni di metri quadrati di spazio utilizzabile appena al largo delle coste degli Stati Uniti. L'attuale sistema di rimozione delle piattaforme è l’esplosione, che costa milioni di dollari e distrugge grandi quantità di organismi marini. Cosa potrebbe succedere se fossero riconvertite in isole-resort esclusivi? Il Golfo del Messico potrebbe diventare la Dubai americana su cui costruire? Questo progetto esamina la possibilità di creare un eco-resort di lusso autosufficiente».
Certo le dimensioni italiane sono molto più ridotte rispetto agli States. Ma le caratteristiche del Mediterraneo e la vocazione turistica del nostro Paese rendono questa di Douglas una strada percorribile anche qui da noi. Qui sotto trovate il progetto dettagliato.
The Rig Resort
Il Rig Resort attirerebbe appassionati di sport acquatici (sailing, parasailing, moth racing, windsurfing, jetskiing e waterskiing) e darebbe la possibilità di conoscere il lussureggiante habitat sottomarino che ospita coralli rari e oltre 30.000 specie diverse di pesci. Immersioni, pesca sportiva, snorkeling e tour in sottomarino o sommergibile sono solo alcune delle attività rivolte ai turisti più avventurosi. Coloro i quali non fossero interessati all'esperienza dell’oceano potrebbero riposare sulla "spiaggia" di sabbia bianca in copertura, lungo un infinito bordo piscina. Questa destinazione richiamerebbe anche organizzatori di conferenze, imprese in cerca di una meta unica, nonché coppie e famiglie in cerca di un week-end di evasione. Il Rig potrebbe, inoltre, servire come porto di scalo per le principali navi da crociera in rotta verso altre destinazioni del Messico e dei Caraibi.
Distante miglia dalla costa, il Rig Resort funzionerà in modo autonomo tramite l'uso di energie alternative. Gli attuali impianti di perforazione offshore producono energia bruciando petrolio nei generatori termici. Ma la costa del Golfo è caratterizzata da venti costanti e intensi che potrebbero alimentare le turbine eoliche montate sulle piattaforme esistenti. E quando nel Golfo c'è vento, ci sono anche le onde. Potrebbero essere installati dei generatori di energia elettrica dal moto ondoso sia come unità fisse nelle acque più superficiali sia come boe in quelle più profonde. Per il riscaldamento e il raffreddamento, i sistemi geotermici a terra, integrati nelle attuali strutture di sondaggio e trivellazione, potrebbero essere adattati per lavorare in mare, approfittando della sua temperatura costante ai livelli più bassi. Infine, i pannelli solari potrebbero essere apposti sui derrick esistenti in un formato verticale, sul ponte stesso o anche integrati nei tralicci della piscina. Con la combinazione di queste tecnologie, il Rig Resort genererebbe più di potenza del necessario, con sistemi sovrabbondanti e completamente autosufficienti.
La sfida di Morris Architects consiste nel massimizzare l'uso delle infrastrutture esistenti, integrare componenti per attirare il viaggiatore in cerca di avventura e creare un’esperienza unica al mondo.
La “reef lobby” include una reception e una zona lounge, con una splendida vista sul Golfo e un pavimento in cristallo trasparente. Nella hall vi sono continui riferimenti all’acqua che circondano l'ospite e tutta l'estetica del salotto è un’evocazione alla barriera corallina con un tocco contemporaneo.
Gli spazi sono organizzati attorno ad un nucleo di acqua, che consente alla luce di penetrare al centro del Rig. Il nucleo agisce come “zavorra” per stabilizzare il Rig durante le tempeste oceaniche e ridurre l'effetto del mal di mare. Intorno a questo "nucleo d'acqua" vi sono le zone a sedere di fronte a ogni camera per far assistere gli ospiti agli spettacoli serali svolti nella piscina profonda, simili a quelli del Cirque du Soleil di Las Vegas.
La struttura delle camere si rifà al balano di mare, il piccolo crostaceo marino che vive attaccato agli scogli e agli scafi delle navi. Progettata per adattarsi ed essere trasportata sulla piattaforma all'interno di un container standard da carico di 8'x 9' x 25', può assumere diverse configurazioni. Queste camere prefabbricate circondano il perimetro della piattaforma, creando un rapporto simbiotico con il suo cuore. Per massimizzare lo spazio, il divano utilizzato di giorno si espande diventando letto di notte. Questo pezzo d’arredamento mobile scorre sulla vasca a idromassaggio per infilarsi e adattarsi perfettamente alla nicchia della finestra, dando quasi la sensazione di dormire sull’acqua.
Il Rig Resort, oltre a più di 300 camere e suite di lusso, include anche servizi per congressi e conferenze, una grande sala da ballo per matrimoni ed eventi, un fitness center e una spa, un eliporto, negozi di alta classe, intrattenimenti notturni, casinò e un planetario.
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