Non profit

Che paese è il mio paese?

di Redazione

Che paese è quello in cui le persone disabili e i loro familiari devono decidere di scendere in piazza per tutelare il diritto, per una parte di loro, a un assegno mensile di 256 euro? Che paese è quello in cui si scatena la guerra tra poveri, chiedendo alle persone disabili di denunciare quelli che fanno i furbi, o che si crede che facciano i furbi? Che paese è quello che assiste senza reagire alla presentazione di misure economiche destinate a portare in cassa poche decine di milioni di euro, in cambio dell’innalzamento senza precedenti dei requisiti per ottenere un piccolo aiuto economico? Che paese è mai quello che non si stupisce di fronte all’affermazione del ministro dell’Economia che 2,7 milioni di invalidi civili sono troppi per garantire competitività? Che paese è quello i cui giornalisti per giorni e giorni si occupano della manovra economica interrogandosi sul numero delle province che verranno forse soppresse (cioè nessuna) e degli enti inutili che non riceveranno soldi pubblici? Che paese è quello i cui giornalisti non si accorgono che la giusta guerra contro i falsi invalidi è uno slogan, uno specchietto per le allodole, come la dichiarata guerra all’evasione fiscale? Che paese è mai quello in cui le associazioni di volontariato si vedono di fatto spolpare le casse dalle Poste, e non possono più spedire neppure le circolari agli iscritti, senza che nessuno si indigni? Che paese è mai quello in cui si bloccano gli organici degli insegnanti di sostegno, vanificando o rendendo sempre più difficile l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, senza che nessuno alzi la voce e chieda conto di questa porcheria? Che paese è mai quello che si appresta a cambiare l’art.41 della Costituzione, per liberare l’impresa da ogni laccio burocratico, sapendo bene che questo comporterà, fra l’altro, la non attuazione dell’inserimento lavorativo delle persone disabili? Io lo so che paese è. È il mio, è il nostro. Ma io non mi stancherò di combattere.

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