Politica

Che ne sarà adesso del piano contro la povertà?

Insieme a tante altre leggi che il sociale attendeva da anni e che finalmente stavano arrivando alla meta, la prima misura nazionale contro la povertà e il piano collegato rischiano ora di bloccarsi al Senato. Un'intervista con la relatrice del provvedimento, Annamaria Parente: «sia questo tema al centro dell'agenda. Il gruppo del Partito Democratico sarà impegnato per questo».

di Sara De Carli

Un anno fa, con la legge di stabilità, il Governo si era impegnato a creare la prima misura strutturale e nazionale in Italia per il contrasto della povertà, creando un fondo dedicato e mettendo sul piatto risorse certe. La misura nascitura si chiama REI-reddito di inclusione, parte prioritariamente dalle famiglie con figli minori in povertà assoluta ed è accompagnata da un Piano di lotta alla povertà che dovrebbe estendere progressivamente la platea dei beneficiari. Questo almeno era il disegno del Governo Renzi, a cui va riconosciuto di essere stato il primo a tentare di mettere in piedi una misura strutturale e sistematica per il contrasto alla povertà. Il ddl di delega è stato approvato a luglio alla Camera e attualmente era all'esame della Commissione Lavoro del Senato. Che succede ora? Questa legge rischia di rimanere in mezzo al guado? È una domanda che riguarda tante leggi delicate, su temi del welfare: dalla legge sulla cittadinanza per i i figli nati in Italia da genitori stranieri, approvato in prima lettura nell’ottobre 2015 e in Senato da circa un anno, alla legge sul cyberbullismo, da quella che ridisegna il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a quella sugli educatori, dalle deleghe della riforma del Terzo settore a quelle della Buona Scuola. Ma la povertà è un'urgenza assoluta, come ancora ieri i dati Istat ci hanno ricordato. Che ne sarà ora del piano povertà? Possiamo credere che possa essere una priorità per tutti e pensare che venga approvata dal Parlamento entro il termine di questa legislatura? Lo abbiamo chiesto alla senatrice Pd Annamaria Parente, relatrice del provvedimento in Commissione Lavoro del Senato.

Senatrice, possiamo scordarci la nascita della prima misura nazionale di contrasto alla povertà?
Il rischio che la crisi di Governo la paghino le persone più deboli della nostra società è molto alto. Ricordo però che siamo l'unico Paese in Europa a non avere una misura nazionale di contrasto alla povertà e mi auguro che se ci sarà un Governo di responsabilità nazionale, metta questo tema al centro della sua agenda. Il mio gruppo del Partito Democratico sarà impegnato per questo. Intanto oggi in Senato è stata approvata la legge di bilancio 2017, che stanzia ulteriori 150 milioni per il fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale: risorse che si aggiungono al miliardo già previsto dalla stabilità dell’anno scorso (quella sulla legge di bilancio 2017 è stata una votazione lampo, con fiducia, con 166 voti favorevoli, 70 contrari e un astenuto, appena conclusasi, ndr).

Sul lato dei contenuti, dalle audizioni che avete fatto in queste settimane, cosa è emerso?
L’audizione del presidente dell’Istat è stata particolarmente interessante, tant’è che abbiamo chiesto altri approfondimenti e stavamo collaborando fortemente. L’audizione fornita dall’Istat fotografa alcuni cambiamenti importanti dei soggetti in povertà, la più evidente riguarda i minori, come sappiamo. La riflessione che questo ci fa fare è che la povertà è legata oggi in Italia alle difficoltà delle famiglie di giovani adulte, è legata al lavoro, mentre diminuiscono le famiglie di anziani poveri. Questo deve necessariamente portare a calibrare bene le misura nazionale, è importante. È importate fare un ragionamento sulle politiche attive e di inclusione, collegarvi l’Asdi e quanto già deciso in termini di Jobs Act. Chi è il soggetto che erogherà l’assegno? Se la povertà si concentra su giovani adulti, dovrà entrare sui territori in un sistema di servizi, i servizi sociali dovranno parlarsi con i servizi per impiego…

L’Istat però, fra le sue riflessioni, suggerisce anche un riordino delle prestazioni: la tabella comparativa contenuta nel documento mostra che il nostro Paese spende sistematicamente meno per la protezione sociale dei gruppi di popolazione deboli (persone con disabilità, famiglia e infanzia, esclusione sociale, abitazione).
È un’indicazione che penso si possa in parte raccogliere, ma con cautela e a condizione che il Parlamento dia indirizzi di delega più precisi al Governo. La Camera sul riordino delle misure assistenziali ha rivisto, giustamente, il testo del Governo: gli indirizzi di delega non dovranno essere ampi come nel primo testo, ad esempio dovrà essere chiarissimo che non ci saranno interventi sui pensionati.

Da altri soggetti invece?
Dall’Alleanza contro la povertà è emerso il suggerimento di collegare anche il tema affitti e costo dell’abitazione, che attualmente non c’era. E ha sottolineato il tema dei più poveri tra i poveri. L’osservazione è corretta: i criteri presenti nel disegno di legge, ci consento di arrivare ai più poveri tra i poveri? Su questo avevo chiesto un approfondimento ulteriore all’Istat, nel caso si potrebbe pensare di rafforzarli. Il cuore del nostro lavoro comunque è quello di avere la cognizione più precisa possibile di “a chi andrà questo strumento”, è fondamentale perché è la prima volta che avremo una misura nazionale.

Questo significa anche capire le sovrapposizioni con altre misure e benefici economici?
In assenza di dati amministrativi, che non ci sono, speriamo che l’iter legislativo di questo provvedimento, se ci sarà un Governo nei prossimi mesi, possa essere l’occasione per mettere il più possibile a sistema informazioni e dati: per questo il tempo dell’iter legislativo è importante, per avere un quadro definito per fare politiche di sistema. Sì, abbiamo chiesto all’Istat dati per approfondire a che soggetti andrà l’assegno nazionale, se percepiscono già assegni di altra natura, territoriale o regionale, per capire come una misura nazionale possa impattare rispetto a quanto già c’è di queste misure. Abbiamo chiesto di approfondire anche il tema Isee, che la Camera ha aggiunto. Insomma, ci sta molto a cuore avere un quadro quanto più possibile completo di quello che c’è in Italia e dei beneficiari.

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