Welfare

Che meraviglia l’adozione! Raccontateci le vostre storie

Il book di luglio di Vita sarà dedicato alle adozioni internazionali. Servono tante cose per rilanciare le adozioni, ma la bellezza contagiosa delle storie di vita sono il punto di ripartenza più forte. Qual è la foto che meglio dice la vostra famiglia? Quali pensieri fate guardando i vostri figli dormire? E come rileggete l'adozione adesso che siete uomini e donne? A voi la parola

di Sara De Carli

«L’idea dell'adozione è stata di mio marito, che a bruciapelo un giorno mi chiese: “E se adottassimo un bambino?”. Mi ha buttato una palla infuocata». Maria Giovanna ride. Lei aveva 37 anni, Leonardo 40, Giorgia aveva appena compiuto 7 anni ed Emanuela 8: «Se non avessimo avuto figli avrei certamente preferito l'adozione alla Pma, poi però sono arrivate Giorgia ed Emanuela, così vicine, la cosa mi è uscita di testa», ricorda. «Tu sei matto!», rispose al marito. «Ma quell’idea ha lavorato dentro di me, come un concepimento, finché abbiamo deciso di avviare le pratiche». Il 2 maggio 2017 abbracciano Olivier, 5 anni. La foto di copertina – meravigliosa – ritrae l'inizio di questa "fratellanza". Tre mesi dopo insieme alle altre tre coppie partite insieme a loro per il Burundi, Maria Giovanna e Leonardo fondano una onlus, 4INZU, con il sogno di costruire una casa per i bimbi che sono rimasti a Gitega, in attesa di una mamma e un papà. Una casa con i fiori alle finestre e la lavatrice, come la vuole Olivier: «l’asciugatrice no, mamma, quella non serve, perché in Burundi c’è sempre il sole». Con questa adozione è nata molto più di una famiglia.

Poi ci sono Francesca e Sergio, che hanno adottato tre bambini in Perù: «Quando eravamo ‘solo’ marito e moglie eravamo forse più liberi di fare qualsiasi cosa. Ma con l’arrivo dei nostri tre figli, la vita si è riempita di gioia: ora anche noi abbiamo un senso. Ora siamo veramente felici», dicono. E l’adozione riletta “da grande” di Marco Carretta: «Ho rivisto la mia storia come dono quando ho iniziato il mio impegno in Ai.Bi. Giovani. Anche prima sapevo di avere ricevuto questo grandissimo dono dell’accoglienza e tuttavia, quando ho cominciato a essere testimone attivo dell’adozione, tutto è cambiato. Non ne parlavo più solo ad amici o conoscenti, ma a tutti». O ancora Francesca, mamma di Lin Yong, che ha da poco scritto un libro indirizzato ai nonni adottivi: «il primo anno è una fatica pazzesca. Poi tuo figlio vede che sei sempre lì e capisce che davvero sei “la mamma per sempre”. L’adozione è un amore che si costruisce e si sceglie di giorno in giorno, ma quando è cementato è un amore più che viscerale».

Il numero di VITA di luglio sarà dedicato alle adozioni internazionali. Fra scandali veri e presunti, stallo politico e chiusure di alcuni Paesi di provenienza, le adozioni internazionali stanno vivendo da diversi anni un lento e costante declino, tanto che si è arrivati a mettere in dubbio l’efficacia stessa di questo strumento. Il book di luglio di VITA vuole dare una risposta chiara: le adozioni internazionali sono uno strumento ancora importante per rispondere al diritto dei bambini di avere una famiglia. Perché il numero dei bambini fuori famiglia è ancora oggi impressionante. Servono tante cose per rilanciare le adozioni internazionali, ma certamente la bellezza contagiosa delle storie di vita vissuta sono un punto di ripartenza forte. Per questo vi chiediamo di condividere con noi le vostre storie.

Scriveteci la vostra testimonianza, mandateci una riflessione, un ricordo, una pagina di diario, una foto che per voi rappresenta “il cuore” di quell’esperienza straordinaria che è l’adozione… Raccontiamo insieme un’Italia accogliente, generativa, colorata e coraggiosa. Potete scrivere a s.decarli@vita.it entro lunedì 11 giugno. Testi e foto inviati dovranno essere corredati dalla liberatoria che trovate in allegato in fondo all'articolo.

Foto dall'album privato della famiglia Dioguardi, tra i fondatori di 4Inzu, che ringraziamo.

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