Welfare
Che libidine l’arabo!bha 60 modibdi dire «ti amo»
Il linguaggio dei sentimenti un paradiso di sfumature
di Redazione
Tanti nomi per indicare uno stesso sentimento.
Si fondono insieme per completarlo. Se una lingua ha molti termini per uno stesso concetto, significa che il desiderio di comprenderlo è davvero forte
di Lubna Ammoune I ncapaci d’amare o carenti nel romanticismo? Si può dire di molti ma non degli arabi. Chi conosce l’arabo sa bene che per dichiarare la fatidica frase «Ti amo» ha a disposizione sessanta modi diversi per confessare il proprio sentimento. Non a caso, chi studia o ama ascoltare questa lingua e chiede che vengano tradotte alcune espressioni di uso quotidiano, la reputa una delle più dolci. I termini che richiamano il più nobile dei sentimenti si sentono in quasi tutte le conversazioni e sono una costante nelle poesie e nelle canzoni. È normale che nel parlare con un amico, e questo avviene soprattutto in Medio Oriente, sfuggano vocaboli come “habibi”, “rohi”, “omri” e “hayeti” (amore mio, mio spirito, vita mia, mia esistenza).
Un arabo mediamente attinge alla sfera della semantica amorosa tre quarti della sua giornata considerando il vocabolario che offre ampio spazio alle sfumature più varie e svariate del campo della devozione amorosa. Tanti nomi che indicano un sentimento unico e si fondono insieme per completarlo e arricchirlo, perché se una lingua ha molti termini per designare uno stesso concetto, significa che il desiderio di comprenderlo è estremamente forte (augurandosi soprattutto di viverlo). Questi diversi termini vengono proposti da Fatema Mernissi, docente universitaria di sociologia e scrittrice marocchina di cui Giunti ha ristampato in una nuova edizione un saggio pubblicato per la prima volta nel 1984, ma non per questo meno attuale di allora. Con Le 51 parole dell’amore. L’amore nell’Islam dal medioevo al digitale la Mernissi dichiara messaggi ben chiari con un linguaggio semplice e diretto ma allo stesso tempo ricercato e raffinato per i contenuti che affronta. Sceglie questo tema perché «in un’epoca di paure e contrapposizioni la principale merce d’esportazione dell’Islam deve essere l’amore: non il petrolio e tantomeno la violenza». Nelle sue pagine è Ibn Hazm a rappresentare il filo conduttore, poeta e teologo andaluso medievale nel cui trattato poetico affondano le radici dell’amor cortese e autore amato da sempre, sia nel mondo reale che oggi nel modo digitale, data la presenza dei suoi versi in Rete. Confessare il sentimento che avvicina uomini e donne avviene nel linguaggio verbale e nel linguaggio dello sguardo, del volto, dell’espressione e del corpo, linguaggi ancor più complicati di quelli degli alfabeti composti dalle lettere nelle diverse culture. L’autrice cerca di illustrare come i concetti di passione, amore, seduzione, bellezza e matrimonio si siano evoluti nel tempo, anche se i cambiamenti non tolgono il fascino e la saggezza più profondi della tradizione. Invita a non stupirsi se la seduzione ha suscitato l’interesse di profeti, califfi e giudici e a non confondersi tra harem nel mito e quello reale. Fatema Mernissi propone in un capitolo una sfilata di donne forti e determinate, come Sukayna, nipote del profeta, e Aisha, la moglie, per arrivare alle giovani donne di oggi che cercano risposte interrogando su internet o affollando i canali delle tv satellitari arabe. Un quadro in cui l’amore di oggi si spiega intrecciando perle dei testi del passato con la navigazione sui siti Web che parlano di sentimenti nella Mecca di internet che può essere terreno di sfida di imam moderni. Dalla Sherazade de Le Mille e una notte che vinceva la crudeltà del Sultano con la forza della parola così le Sherazade moderne, quelle di oggi, conoscono bene il potere del linguaggio, potere che si sposta alla comunicazione, alla penna, alla parola e alla conoscenza. Per capirlo, conclude la Mernissi, ci può aiutare la conoscenza dei tanti nomi dell’amore nella lingua araba, l’addentrarsi nei loro profondi significati, per combattere soprattutto l’impoverirsi dei sentimenti più personali come di quelli universali. E dopo la lettura dell’opera e con davanti il piccolo dizionario dell’amore, l’autrice suggerisce un piccolo test: scegliere due termini per scoprire la complessità dei nostri sentimenti.
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