Economia

Che lezione alle banche dal disastro Ubs

Il colosso svizzero affondato da un trader

di Redazione

La domanda che i massimi analisti finanziari si stanno facendo è: ma il mercato è diventato pericoloso per l’umanità? Gli sviluppi degli ultimi due mesi hanno reso ben chiaro che non sta funzionando correttamente e che la crescente propensione al rischio sta minando le istituzioni finanziarie.
Gli strumenti derivati sempre più innovativi e complessi danno la possibilità di guadagnare cifre impressionanti in brevissimo tempo con un azzardo morale: se va male le banche si assumono le perdite e se poi falliscono ci pensa lo Stato che salva anche gli azionisti.
Così succede che Kweku Adoboli, trader di 31 anni, trafficando sui derivati è riuscito a far perdere 2,3 miliardi di dollari sul conto della banca svizzera Ubs. Il buco è stato generato dal «commercio speculativo non autorizzato su strumenti derivati». Con operazioni per circa 10 miliardi il tipo ha perso il 20% nascondendo l’ammanco in compensi con altri strumenti in contanti. Mr. Adoboli è stato arrestato con l’accusa di frode, ma intanto la blasonata banca, oltre a perdere immediatamente il 10% in Borsa, chiuderà il trimestre in perdita e dovrà lavorare parecchio per riconquistare la fiducia dei clienti.
Ubs nel 2008 era già stata salvata dai contribuenti a seguito delle perdite per circa 50 miliardi di franchi svizzeri sui titoli tossici che aveva in portafoglio, e la direzione stava approntando un piano di tagli per 3.500 dipendenti per risparmiare 2 miliardi. Ma è mai possibile che una persona possa da sola affondare una banca senza che nessuno se ne accorga, senza che nessuna lampadina si accenda nei sistemi di controllo intelligentissimi che dicono di avere?
La soluzione rimane solo una: le banche dovrebbero tornare a fare la noiosa attività commerciale e delegare la parte investment a società le cui eventuali perdite non ricadano sullo Stato ma solo sugli azionisti. Diversamente saranno condannate a ripetere gli stessi errori che potrebbero mettere a rischio l’intera economia.


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