Non profit

Che impresa il sociale

Nuove sfide Il volontariato davanti alle prove del mercato e dell'occupazione: l'invito di Carlo Borgomeo, presidente di Ig

di Carlo Borgomeo

Una grande e positiva evoluzione ha segnato in questi ultimi anni il cosiddetto Terzo settore. Dagli anni della “scoperta” del non profit, come di una realtà sorprendente e decisiva, si è passati a una consapevolezza più diffusa, più strutturata delle enormi potenzialità di questo straordinario intreccio di esperienze.
Come era prevedibile, proprio nell’esperienza di migliaia e migliaia di persone impegnate, nella fatica di tanti volontari, nella presenza sempre più professionale e puntuale di tante associazioni, si è trovato il bandolo per avviare un percorso che aiuti a superare ambiguità purtroppo ancora numerose nell’area del non profit.
In questo percorso uno spazio importante è quello della impresa sociale; forse l’affermarsi di tante esperienze di impresa sociale rappresenta il cambiamento più rilevante che si è prodotto nel comparto dell’economia civile negli ultimi cinque anni: il progressivo strutturarsi delle attività svolte, nella direzione di una organizzazione stabile, continuativa e professionale delle prestazioni offerte. Così, il linguaggio dei responsabili di piccole e grandi associazioni cooperative sociali fa sempre più spesso riferimento a logiche e strumenti di tipo manageriale ed è sempre più frequente imbattersi in corsi di formazione per promotore di imprese sociali, dirigenti di aziende non profit, esperti di found raising o di cause related marketing.
Anche solo i titoli dei percorsi formativi richiamati rimandano immediatamente a questo processo di crescente imprenditorializzazione del privato sociale, che ha trovato un riconoscimento forte nell’impegno assunto dal governo, nei confronti del Forum del Terzo settore, di allargare gli incentivi previsti per le piccole e medie aziende ai soggetti non profit a connotazione imprenditoriale, anche se, per adesso si è trattato prevalentemente di una conquista di principio, con scarsissimi risultati concreti.
Lo slogan “il volontariato si fa impresa” non è quindi soltanto l’espressione dei desiderata di alcuni protagonisti dell’universo non profit, ma è sempre più una fotografia fedele di una componente tutt’altro che trascurabile del Terzo Settore, destinata a crescere sia sul piano qualitativo che quantitativo. E, quello che più conta, è che questo processo si sta realizzando nel pieno rispetto dei valori fondanti del volontariato, senza complessi e senza cedimenti rispetto a un certo modo di intendere l’impresa e il mercato. Per questo motivo, per questa sfida straordinaria che coniuga valori come solidarietà e competizione, la Ig ha fatto grandi sforzi per promuovere e accompagnare le esperienze di impresa sociale. E si appresta ad attuare una norma che consente di allargare il sistema di agevolazioni della legge 44 alle imprese sociali di tipo B, sia nuove che già costituite e operanti.
È una norma che avrà esito positivo se tutti insieme saremo capaci di far venire allo scoperto una forte domanda di impresa nel settore, di promuovere un approccio più professionale e più deciso. Forse, per tutti noi, organismi, associazioni e istituzioni che a vario titolo e con diversi meriti si occupano di Terzo settore, è giunta l’ora di stare più sulla domanda: è importante discutere delle regole, delle leggi, degli incentivi. Ma più importante ancora è porsi in una logica di promozione, qualificazione, accompagnamento di queste straordinarie energie che stanno nel Terzo settore. Energie capaci di portare linfa vitale e valori veri in una società che sembra, appunto orfana di valori.

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