Politica
Che fine hanno fatto gli embrioni orfani?
Se lo chiede la senatrice Poretti in un'interrogazione al ministro Sacconi
Che fine hanno fatto gli “embrioni orfani”? E soprattutto, che fine hanno fatto i soldi stanziati per riunirli in una apposita banca? Se lo chiede la senatrice Donatella Poretti, che ha fatto una interrogazione parlamentare sul tema.
La legge 40/2004 e il successivo decreto 4 agosto 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita – ricorda la senatrice – prevedono che gli embrioni in stato di abbandono siano crioconservati nella biobanca milanese dell’Ospedale Maggiore, la Bio bank guidata da Palo Rebulla. Per questa operazione inutile erano stati stanziati 450 mila euro: 400 mila per la creazione della biobanca, l’acquisto cioe’ dei contenitori dove mantenerli sotto azoto; e 50 mila per l’Istituto Superiore della Sanita’ per il trasporto dalle cliniche di fecondazione assistita dove si trovavano.
La Poretti, insieme al Senatore Marco Perduca, ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute per sapere che cosa stia succedendo: dove sono finiti i soldi e come siano stati utilizzati quelli gia’ erogati e se non sia il caso di intervenire legislativamente per destinare gli embrioni inutilizzabili a fini di ricerca. «E’ urgente che la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita venga modificata. Ancora oggi, dopo più di quattro anni dalla sua approvazione, sul che fare degli embrioni orfani attualmente crioconservati, questa legge non ha offerto soluzioni», dice l’onorevole.
Al di là del rilancio della campagna per utilizzare questi embrioni per la ricerca, anzichè tenerli crioconservati, vero è che tutto è fermo. Ovvero, a Milano i contenitori ci sono (li abbiamo visti personalmente a febbraio 2007) e tutto è pronto dal 18 dicembre 2005. Ma gli embrioni stanno ancora dove stavano prima.
Il censimento dell’Istituto Superiore della Sanita’ (ISS ) è fermo a giugno 2006, con 2.527 embrioni orfani e il 60% di centri censiti. sono emersi due nodi non previsti: il destino degli embrioni orfani e l?impraticabilità del silenzio assenso. «Molti genitori», spiegava allora Giulia Scaravelli, responsabile del registro nazionale della procreazione medicalmente assistita, «hanno espresso l?intenzione di non decidere nulla finché non saranno date loro informazioni precise sul destino degli embrioni abbandonati. D?altro canto abbiamo capito che dichiarare abbandonati gli embrioni i cui genitori in dodici mesi non hanno dato alcuna risposta è una strada impraticabile, da un punto di vista umano, etico e legale».
Il Cnb si è espresso sul tema con un documento approvato nell’ottobre 2007, che auspica l’approfondimento della possibilità di individuare scientificamente un criterio di accertamento di morte dell?embrione, quando la sua vitalità non sia definitivamente venuta meno, di modo che si renda possibile la donazione di cellule embrionali alla ricerca, stabilendo un?analogia con la donazione di organi ex mortuo.
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