Cultura

Che fatica il digiuno in agosto

Fatima, una colonna di Yalla Italia, racconta i sacrifici e le soddisfazioni del mese sacro

di Martino Pillitteri

«Il mio Ramadan? Una faticaccia. Il mese sacro mi ha rovinato l’estate. Non ho fatto le vacanze. Ma alla fine sono fiera per non aver ceduto alle tentazioni della gola». Fatima Khachi, una delle colonne del nostro inserto Yalla Italia, svincolandosi tra il sacro e il profano, racconta come ha vissuto il mese sacro dell’Islam, ufficialmente terminato giovedì 9 settembre. Un Ramadan diverso dagli altri, perché per la prima volta nella sua vita, è caduto nel bel mezzo dell’estate, in pieno agosto. «Grazie a Dio che non vivo nei paesi scandinavi. E chi riesce a digiunare fino alle  23 di sera? Per fortuna che mio padre ha scelto di venire in Italia invece di andare in Svezia». 

Fatima, 21 anni, di origine marocchina, studentessa di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano e aspirante poliziotta, traccia un bilancio positivo del suo Ramadan. «E’ una bilancia della vita. Da un lato rinunci a delle cose, dall’altro ne guadagni delle altre. Alcuni miei amici vedono il digiuno del Ramadan come un’occasione per recuperare “punti“ con Dio, nel senso che il digiuno dà la possibilità di redimersi per le trasgressioni accumulate nei mesi primi. Nel mio piccolo invece, ho trascorso l’estate a Milano, ma almeno il Ramadan mi ha risolto le seccature tipiche del dove vado in vacanza e delle notti in bianco trascorsi sui siti dei viaggi low cost per trovare un biglietto ad un prezzo decente per tornare in Marocco. Ho anche rinunciato alle gite con gli amici, ai barbecue party all’Idroscalo, agli aperitivi e agli inviti galanti. Però alla fine sono soddisfatta, anzi fiera di me stessa. Ho fatto il mio dovere di credente e ho sempre trovato un lato positivo per ogni rinuncia. E’ con questo spirito che affronterò le altre sfide della vita. Ma ve l’assicuro, è durissima digiunare dall’alba al tramonto. Stare a dieta con questo caldo ti mette nelle condizioni di ridurre al minimo le tue attività psicofisiche. Anche studiare è più pensate del solito. Oggi, che è l’eid al iftar ( la giornata della celebrazione della fine del digiuno), ho rinunciato all’esame di inglese perchè dopo un mese di digiuno non avevo un briciolo di energia per presentarmi decentemente davanti al professore. C’è anche il fattore psicologico. E’ come per un cristiano fare un’esame all’università il giorno di Natale. Come si fa ad essere concentrati quando la tua testa e tutti quelli intorno a te pensano solo ai regali e i cenoni?»   

Fatima ci tiene anche a dire di aver fatto un Ramadan normale senza esagerazioni. «Ci sono delle persone che non si lavano i denti la mattina per non entrare in contatto con l’acqua. Alcuni non deglutiscono neppure». Fatima alla fine si rimprovera solo di aver detto qualche parolina di troppo. «Alla fine ho ceduto con le imprecazioni. Insomma, anche nel mese sacro è impossibile non dire qualche “vaffa”. Li ho detti un po’ a tutti, soprattutto a quelli che mi offrono il cappuccino, che tra l’altro adoro, al mattino nella mensa dell’università sapendo che stavo digiunando».


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