Non profit

Che fare se la regione dice no

La Regione rifiuta a un’associazione l’iscrizione al registro regionale del volontariato perché le attività locali sarebbero troppo poche. Ma l’interpretazione delle norme non è univoca.

di Carlo Mazzini

La Regione Sicilia ha rifiutato la nostra iscrizione al registro delle associazioni di volontariato perché ritiene che svolgiamo la nostra attività solo in Congo. A questo punto chiediamo se la nostra associazione Cammino verso il Congo possiede i requisiti per ottenere il riconoscimento di ong. In caso affermativo, quali sono le strade da percorrere per chiedere il riconoscimento.

Rita B. (email)

Non ho abbastanza elementi per affermare se l?associazione in questione ha i requisiti per essere riconosciuta idonea dal Mae quale ong (e quindi iscrivibile nell?elenco apposito), non avendo letto il loro statuto, visionato i rendiconti ecc. Rammento comunque che i requisiti richiesti sono riportati all?art. 28, c. 4 della l. 49/87; tra essi segnalo l?obbligo per l?ente candidato di essere operante da almeno tre anni nel settore della cooperazione. In merito all?iscrivibilità o meno della medesima associazione al registro regionale del volontariato della Regione Sicilia, segnalo forse quello che è un fraintendimento. L?associazione ci ha scritto, questa primavera, affermando che pratica attività di volontariato in Sicilia (oltre a quella in Congo) ospitando personale medico e giovani universitari congolesi in Sicilia «affinché – assorbite nuove esperienze e finiti gli studi – possano portare tale conoscenza nella loro terra». Inoltre, nella risposta pubblicata su Vita (n. 13 dell?8 aprile scorso), ho ipotizzato che l?associazione si muovesse all?interno della Sicilia per promuovere azioni di solidarietà (che vuol dire condivisione della conoscenza delle condizioni di vita del Congo oltre all?auspicabile coinvolgimento danaroso della popolazione) in merito alle proprie attività istituzionali promosse in Congo. Ho in sostanza ipotizzato ciò che avviene tradizionalmente nelle organizzazioni del primo mondo a sostegno delle realtà del terzo mondo; in Italia si promuovono con il volontariato le finalità ideali di solidarietà che si concretano anche in Congo. Permango dell?idea che se parte – anche non preponderante – dell?attività di volontariato si svolge in Sicilia, l?organizzazione debba essere riconosciuta per quello che è, sempre che non svolga altra attività incompatibile, o – meglio – che l?attività che svolge altrove non sia incompatibile. Nella risposta negativa si citano una circolare e un documento dell?Osservatorio nazionale del volontariato che proverebbero la non iscrivibilità dell?associazione perché organizzazione non governativa. Altro fraintendimento dovuto al complesso delle leggi e dei decreti e documenti vari che fanno seguito alle leggi. Cosa è una ong? I documenti citati si riferivano alle sole riconosciute idonee dal Mae o a qualsiasi entità non profit che manda anche un solo euro al fine di sostenere – ad esempio – l’emergenza tsunami? È più opportuno – a mio avviso – citare la legge 266/91, che all?art. 13 parla di limiti di applicabilità della legge stessa. Ne è prova ?pratica? che nel registro delle organizzazioni di volontariato della Sicilia (e di molte altre regioni) sono state ammesse associazioni di protezione civile, pur nel generico settore ?ambientale?. O esse sono state messe di straforo (ma cosa vado mai a pensare!) o si è ritenuta compatibile la loro attività (citata al pari di quella delle ong all?art. 13) con l?attività di volontariato. Pertanto ritengo sarebbe inelegante accettare l?entrata (nel registro) di enti di volontariato di protezione civile e rifiutare quelli di cooperazione allo sviluppo. Se il mio parere (che in verità è una risposta a un quesito) è stato dato in modo molto approssimativo, testualmente dovrebbe significare che è molto prossimo all?interpretazione autentica della legge. Non disponendo io delle certezze di cui dispone il funzionario regionale, mi accontento quindi di detto avvicinamento.

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