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Che effetto ascoltar messa a Roma, nella lingua di Gesù

di Lucio Brunelli

Dopo due settimane di lavori si è concluso il Sinodo speciale sul Medio Oriente. Mai a Roma s’erano visti tutti insieme i patriarchi e i vescovi di queste antichissime chiese, dall’Iran al Libano, dall’Iraq alla Palestina. Duemila anni fa il cristianesimo nacque a casa loro. Eppure oggi essi sono pressoché sconosciuti alla maggior parte dei cristiani occidentali. Mi è capitato di assistere, una sera, alla messa celebrata da uno di questi patriarchi in una parrocchia di Roma. I fedeli entrati in chiesa a rito già iniziato e ignari di chi fosse il celebrante, hanno cominciato a guardarsi attorno con aria smarrita. Alcuni scambiavano sorrisi e battute con il proprio vicino. Altri ancora, informati che di un patriarca caldeo si trattava, chiedevano con insistenza se la messa fosse valida e il precetto festivo assolto… Ora è vero: il vecchio patriarca caldeo non celebrava l’eucarestia secondo il nostro rito latino ma secondo il rito, diverso ma cattolicissimo anch’esso, della propria comunità di origine. Il tono e la modulazione della sua voce riecheggiavano le invocazioni di un muezzin, ma solo e semplicemente perché entrambi, il patriarca e il prete islamico, appartengono alla medesima cultura araba. E quindi, nel modo di parlare e di pregare inevitabilmente un po’ si assomigliano. La lingua poi era assolutamente incomprensibile. Era l’aramaico antico, udite udite. La lingua parlata da quel mediorientale di Gesù.

UN CRITERIO
Difficile dire se il Sinodo è andato bene oppure male. Ci vuole un criterio. Il vicario d’Arabia, Paul Hinder, alla vigilia dell’assemblea romana ne aveva indicato uno che pare molto minimalistico ma forse è il più convincente. «Vado a Roma con tante speranze ma anche con una paura», spiegava il vescovo ad un incontro promosso dal Pime a Milano, «la paura che ci lasciamo fuorviare dalle pressioni dei media e della politica e finiamo per parlare solo della questione palestinese o della situazione in Iraq. Sarebbe un errore grave. Perché il Sinodo non serve ad additare dei colpevoli; serve a capire che cosa possiamo fare noi per vivere più pienamente il Vangelo in questa area del mondo».

ipse dixit
Chi non ride mai non è una persona seria.

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