Non profit
Che disastro quel decreto fatto in fretta e furia
Parla Gabriele Toccafondi, capogruppo Pdl in commissione Bilancio
«Il problema del debito nei confronti delle Poste esiste, ma la strada individuata
dal governo è sbagliata».
Come se ne esce?
«La prima cosa da fare con massima urgenza è siglare un accordo che assicuri
i costi più contenuti possibili almeno per il 2010»
«Il problema c’è, ma la strada individuata dal governo (cancellare le tariffe postali agevolate, ndr) non è la soluzione. In ogni caso, domani (martedì 19, per chi legge, ndr) raccoglierò le firme per presentare una nuova interrogazione al governo, sul punto. Specie dentro il mio partito, il Pdl».
L’onorevole Gabriele Toccafondi (fiorentino, classe 1972, sposato, due figlie), parlamentare da due legislature e capogruppo del Pdl all’interno della commissione Bilancio e Tesoro alla Camera, fa fare bella mostra di sé a uno slogan, sul suo sito Internet: «Al servizio di tutti, servo di nessuno». Realista e concreto, non attacca il governo in cui si riconosce ma ha molto a cuore il vero dramma in cui le riviste diocesane e non profit sono cadute, dall’approvazione del decreto interministeriale Tesoro-Sviluppo Economico con cui sono state abolite, dal 1° aprile, tutte le tariffe postali agevolate.
L’interpellanza bipartisan che vedeva come primi firmatari gli onorevoli Bobba (Pd) e Lupi (Pdl), il governo per ora l’ha snobbata, mandando a rispondere non il sottosegretario competente (Paolo Bonaiuti) ma Guido Bertolaso. Bobba si è detto «profondamente insoddisfatto» della non-risposta, ma l’Intergruppo per la Sussidiarietà (di cui Toccafondi fa parte) ha allo studio nuove mobilitazioni.
Vita: Onorevole, anche lei ha firmato l’interpellanza bipartisan Bobba-Lupi. Con quali motivazioni?
Gabriele Toccafondi: Le agevolazioni tariffarie postali aiutano soprattutto chi se lo merita, a partire dagli enti non profit. Sono in molti ad usufruirne e lo fanno per far arrivare la loro voce agli abbonati in tempo utile. Non è un regalo per nessuno, insomma, ma il riconoscimento di una utilità sociale. Inoltre, il venir meno improvviso di queste agevolazioni va a incidere su un tessuto economico di micro-imprese come le piccole case editrici, che vendono via abbonamento postale le loro riviste, di enti religiosi e centri diocesani, che fanno sentire la loro voce attraverso una rete storica di associati-abbonati, e, appunto, di enti non profit, che rischiano di dover chiudere i battenti e lasciare a casa migliaia di persone. Si tratta di un’attività sociale e culturale, invece, cruciale e strategica per il nostro Paese.
Vita: Già, peccato che il governo abbia snobbato anche l’interrogazione bipartisan Bobba-Lupi, alla Camera.
Toccafondi: Guardi, non mi fossilizzerei sulla forma. Trovo molto più preoccupante il decreto interministeriale: scritto il 30 marzo, emanato il 31 e in vigore dal primo aprile, quello è stato davvero un’amara sorpresa. L’atteggiamento del governo non lo giudico né positivo né negativo, ma realistico: il problema di soldi che non ci sono c’è, purtroppo. Nei primi tre mesi del 2010 sono stati spesi 50 milioni, la spesa annuale arriverebbe a 200 milioni, ma non ce ne sono più. Non si può spendere quello che non si ha. Peraltro, sono anni che gli stanziamenti di bilancio dello Stato non coprono le compensazioni dovute a Poste italiane, che vanta crediti per diversi milioni di euro. Dall’altra parte, un decreto fatto in fretta e furia, senza sentire i soggetti beneficiari, ha creato enormi guai a questi ultimi. Insomma, la soluzione è stata peggiore del problema e oggi centinaia di migliaia di case editrici, testate diocesane e non profit rischiano di chiudere. Contavano su un tot di abbonamenti e ora non se li ritrovano più a causa dell’eliminazione delle tariffe agevolate. Che erano dovute per legge.
Vita: Come se ne esce? E lei personalmente cosa intende fare?
Toccafondi: Se ne esce da un lato, riformando tutto il settore dei contributi all’editoria, tagliando i finanziamenti a pioggia, premiando i giornali veri, forti di abbonamenti reali e che applicano contratti di categoria, e, dall’altro, trovando una soluzione tampone ma dall’applicazione immediata per le tariffe agevolate perché ogni settimana che passa crea altre perdite. Presenterò una nuova interpellanza al governo per far sì che ottenga, da Poste italiane – cui dovrebbe interessare tenersi tali clienti – un vero e serio sforzo e si arrivi a un accordo che assicuri una tariffa il più possibile agevolata almeno per il 2010. Si tratta di una soluzione-tampone, ma il problema ora è vivere o morire. Bisogna farlo subito, anche per evitare oltre al danno la beffa: un accordo diversificato di Poste solo con i grandi clienti.
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