Economia

Che cosa non va in uno sviluppo da Guiness

Scarsa attenzione all’innovazione e allo sviluppo, piani di zona di là da venire. E il futuro?

di Giuseppe Ambrosio

I numeri sono sconvolgenti: si passa da 330 a 490 cooperative sociali in Puglia nel periodo 1998-2000 (fonte: Terzo rapporto sulla cooperazione sociale in Italia Cgm) e di un ulteriore aumento a 700 unità ipotizzato nel 2004. Siamo al raddoppio in 6 anni. I soci sono passati da 6.560 a 8.523 (+30%) tra il 1998 e il 2000 (fonte Cgm) e le persone remunerate nel 2001 (fonte Istat) sono circa 6.500. Per una regione in cui le imprese sono cresciute del 20% e gli addetti del 7% in dieci anni, si potrebbe pensare a una iniezione rivoluzionaria di economia sociale.Cosa non convince però di tale sviluppo, in linea con le tendenze di sviluppo del welfare municipale nel mezzogiorno, lo si rileva dai dati presentati sempre da Cgm nell?ambito del progetto equal Noesis che ha visto come focus di ricerca la provincia di Taranto. Da una parte la dipendenza soffocante dalle risorse pubbliche, che significa una relazione problematica con gli enti locali, un mix spesso devastante di burocrazia e politica; dall?altra la scarsissima attenzione all’innovazione e allo sviluppo del business in aree di maggiore potenzialità, nei servizi alla persona e nell?integrazione delle persone svantaggiate. Altra area di attenzione sono gli enti locali: nessun segnale di approvazione, e tanto meno di applicazione, dei piani di zona, lo strumento che dovrebbe mettere ordine alla funzione e alle attività dei soggetti implicati nell?ambito dei servizi sociali. Giuseppe Ambrosio è professore a contratto di Programmazione e direzione dei servizi sociali alla Lumsa di Taranto


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