Economia
Che cosa è l’Ega, l’accordo ecologico che non fa paura
Tra una settimana più di 190 leader dei paesi del mondo si riuniranno a Parigi per la XXI Conferenza delle Parti sul clima, per decidere come rallentare il riscaldamento globale. Sul tavolo anche l'Environmental Goods Agreement, per eliminare i dazi doganali sui prodotti ecologici
L’ultimo round di trattative tra Unione Europea e Stati Uniti sul Ttip sembra aver ridimensionato le aspettative di chi sperava che il più grande accordo commerciale della storia, soprannominato la “Nato dell’economia”, sarebbe stato concluso entro la fine del 2015. Il nodo da sciogliere rimane la clausola di risoluzione delle dispute commerciali che autorizza le aziende a denunciare i governi se ritengono di essere vittime di discriminazioni. Poco ha potuto la nuova proposta della Commissione Europea di creare una corte arbitrale pubblica per placare le proteste di chi afferma che la clausola consentirebbe alle multinazionali di imporre le proprie politiche a governi democraticamente eletti. E se dai negoziati sono statti esclusi il settore culturale nonché audiovisivo, i sevizi pubblici, gli Ogm e carne agli ormoni, la questione delle barriere non tariffarie, soprattutto nel settore alimentare e della salute, rischia di far saltare il banco.
Ma intanto tra una settimana più di 190 leader dei paesi del mondo si riuniranno a Parigi per la XXI Conferenza delle Parti (COP21) sul cambiamento climatico, la riunione più importante degli ultimi anni per decidere come rallentare l’aumento della temperatura a livello globale nei prossimi decenni. Sul tavolo anche l'Ega, Environmental Goods Agreement, l’accordo che Stati Uniti, Cina, 28 Stati membri dell'Unione europea, e altri 11 tra i 160 paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) hanno avviato da luglio 2014 per eliminare i dazi doganali, e in un secondo momento anche le barriere non tariffarie, su una lista di prodotti ecologici in grado di proteggere l’ambiente e contrastare il cambiamento climatico.
Secondo i suoi sostenitori, l’EGA potrebbe aiutare gli Stati a ridurre la dipendenza dai combustili fossili e favorire l'uso delle risorse naturali in modo più efficiente. L’Europa rappresenta circa un terzo del mercato mondiale di beni e servizi ambientali, un settore che secondo le stime della Commissione Europea registra tassi di crescita annuali pari al 10%. Insomma
Ma che si intende per green goods? Prodotti il cui scopo è il rispetto e la tutela dell'ambiente? O si dovrebbe adottare una definizione più ampia fino ad includere quei beni che sono fabbricati in modo ecologico? L’obiettivo dei negoziatori è quello di riuscire ad ampliare la lista di 54 beni ambientali già stilato dall’APEC, l’Asia-Pacific Economic Cooperation. Dalle tecnologie per la produzione di energia rinnovabile ai filtri per il trattamento delle acque, strumenti per il controllo dell’inquinamento dell’aria. Categorie sui quali i ventuno paesi che si affacciano sul Pacifico si sono impegnati a ridurre le tariffe commerciali al 5% o meno entro la fine del 2015.
Ma il commercio non è mai un gioco a somma zero. Il rischio è che l’accordo ecologico possa diventare uno strumento per favorire interessi corporativi. Società come la Coca-Cola e Wal-mart, stanno facendo forti pressioni affinché le merci eco-sostenibili che acquistano nella loro catena di approvvigionamento globale, siano inserite nella lista. E questo al fine di beneficiare delle tariffe inferiori previste dall’accordo.
La questione di dare una corretta definizione a bene ambientale è quindi di cruciale importanza per evitare di aggiungere alla lista, che ad oggi conta ben 700 beni classificati come green goods, una serie di prodotti selezionati in modo piuttosto arbitraria, piuttosto che sulla base dei loro benefici ambientali. Se le biciclette possono essere considerate green perché fanno bene all’ambiente in termini di risparmio energetico, sollievo della congestione urbana e promozione di uno stile di vita sostenibile, non si può dire altrettanto per certe categorie di prodotti, come ad esempio quelli contenenti amianto, che sono stati selezionati a far parte della lista.
Eppure non è prevista alcuna settimana di mobilitazione contro l’Ega. Forse perché come ha detto il Presidente americano Barack Obama, "non c'è alcuna contraddizione tra un ambiente sano e una forte crescita economica”. Si potrebbe anche aggiungere che l’aumento degli scambi internazionali è tra le cause del riscaldamento globale.
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