Volontariato

Che brutto gioco.ci perdono tutti

Maurizio Fiasco, sociologo impegnato sul fronte antiusura

di Redazione

ÈÈ categorico Maurizio Fiasco: «Il gioco è un moltiplicatore negativo». Una sorta di buco nero, che lui – da sociologo, collaboratore del Coordinamento nazionale antiusura, docente alla Scuola superiore di Polizia – commenta così: «I 42,2 miliardi spesi nell’azzardo nel 2007 rappresentano quanto gli italiani hanno speso per l’acquisto delle autovetture, ma a differenza di questo settore che crea un indotto notevole, l’azzardo non fa aumentare nemmeno le entrate tributarie».
Vita: Per quale motivo?
Maurizio Fiasco: Per circa un secolo lo Stato ha considerato il gioco un disvalore. Lo autorizzava per controllarlo. Poi dopo gli anni 90 si è cercato di costruire sul gioco una politica fiscale e la cosa ha funzionato: le entrate sono aumentate in modo sensibile. Nel 2003, invece, c’è stato un cambiamento di rotta. Si è affidata ai Monopoli una nuova politica aziendale: incrementare, cito testualmente, «l’economia dei giochi». Se le società private cui è esternalizzato il servizio devono a loro volta guadagnare, è chiaro che lo Stato incassa meno. Senza contare poi che si sono aperte 200mila slot machine senza registrarne 100mila?
Vita: Cornuti e mazziati, insomma?
Fiasco: Esattamente. Ed è davvero sconcertante, visto l’incremento dell’offerta di giochi che ha fatto salire la domanda. Ma i primi a dover protestare dovrebbero essere le imprese, al di là degli aspetti sociali che sono prevalenti.
Vita: In che senso?
Fiasco: Per la sottrazione di domanda dal mercato. Di una domanda poi che è quella interessante: quella delle famiglie. Le voglio fare l’esempio delle slot machine. Fino all’ottobre 2004 non esistevano, nel 2007 hanno avuto una performance straordinaria: 20 miliardi di euro. Sono risorse che le famiglie hanno sottratto ad altre voci di spesa.
Vita: Esistono stime sui costi sociali dell’azzardo?
Fiasco: No. Ma è chiaro che un dipendente patologico è meno fedele al datore di lavoro, può distrarre il denaro che ha in cassa, ha comportamenti disfunzionali e in generale può essere meno affidabile. Un altro aspetto è la piccola criminalità diffusa: con l’incremento dei punti in cui si concentra denaro contante, aumenta il rischio di piccole rapine.
Vita: Dopo il cittadino – consumatore, abbiamo il cittadino – giocatore?
Fiasco: C’è stata un’evoluzione dei consumi e un incremento di quelli legati all’alea, non necessariamente a un piacere quantificabile. Nella quotidianità del consumo, il gioco non è più un evento. Non si deve più svolgere in un luogo e in un tempo determinati: quando il tempo scompare e puoi giocare anche di notte, quando salta la variabile spazio perché puoi giocare ovunque, il risultato è un’esperienza banalizzata.


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