Volontariato

Che bello pedalare con la mia ‘ricicletta’

Colloquio con Bebbe Severgnini: la penna più attenta ai vezzi e alle manie degli Italians racconta a VITA il suo impegno per l’ambiente, di Chiara Cantoni

di Redazione

«Responsabilità e coscienza ecologica non fanno parte della nostra tradizione. Ci vuole tempo e un pizzico di furbizia». Parola di Beppe Severgnini. La penna più attenta ai vezzi e alle manie degli Italians racconta a Vita il suo impegno per l?ambiente. Che parte da una bicicletta particolare, con la quale gira per le strade di Crema, la sua città.

«Sì, la ricletta, una bici fatta di lattine di alluminio riciclate, regalatami al Festival della letteratura di Mantova. Me ne sono innamorato all?istante e l?ho portata a casa, anche perché ammetto che un prodotto ecologico e bello mi attrae più di un prodotto soltanto ecologico. Non perdo occasione per pubblicizzarla, ma la diffidenza è dura a morire?». Già, italiani diffidenti verso tutto ciò che parla loro di «rinunce» a favore dell?ambiente. Anche se ci sono eccezioni. La prima è rappresentata dalla raccolta differenziata, che per Severgnini «ha avuto successo perché ha risvegliato il pignolo che è in noi, ha giocato sulla meticolosità antropologica dell?italiano, ha fatto scattare l?effetto sorveglianza sul vicino, la mania per l?ordine domestico».

E la seconda sono i giovani: «Le nuove generazioni», dice, «sono state talmente bombardate dall?informazione che hanno sviluppato un istinto naturale al rispetto dell?ambiente. Cito il mio ultimo libro, La testa degli italiani: se, oggi, vediamo una lattina volare fuori dal finestrino di un?auto, è statisticamente più probabile che l?abbia lanciata un 50enne, non un 18enne». Severgnini escluso, ovvio? «Devo dire grazie a mio padre. Ha 90 anni, una grande vitalità, e una coscienza ambientale incredibile: sa che sulla terra siamo tutti di passaggio, che la natura è un bene in prestito da non sciupare. Mi rincorre per casa con le lampadine a basso consumo energetico e ritagli di giornali sulle auto a etanolo. Mi è toccato diventarne un fan: non inquinano e sfruttano il lavoro dell?agricoltura». Peccato che non esistano in Italia, altrimenti?

«Da quando mi sono posto il problema dell?ambiente, ho parzialmente cambiato stile di vita. Ci ho messo del tempo: se c?è un aspetto che ho sottovalutato in 25 anni di mestiere è stata la disinvoltura con cui l?uomo ha abusato dell?ambiente. Mi ci sono voluti anni di lavoro a contatto con l?informazione per sviluppare una coscienza critica. Ora sostengo campagne di sensibilizzazione e un?informazione attenta. Senza isterismi, cerco di razionalizzare i consumi: niente suv, barche d?altura, o altri beni appariscenti».


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