Politica

CGM: quello di Renzi è un documento concreto e centrato

Questo l'intervento del Gruppo Cooperativo al dibattito sulla redazione della Legge Quadro del Terzo settore avviato con l'incontro tra il Premier Matteo Renzi e le organizzazioni del Comitato Editoriale di Vita. «Auspichiamo che si possa emanare con celerità un Testo Unico che incida unitariamente sulle varie leggi di settore»

di Redazione

Il Gruppo Cooperativo CGM, partecipando alla discussione sulla legge quadro del Terzo Settore, la riforma che il presidente del Consiglio ha presentato la scorsa settimana al Comitato Editoriale di Vita, ha fatto pervenire le sue riflessioni, articolati nei tre punti seguenti. «Considerando il documento estremamente concreto e centrato, sia da punto di vista degli obiettivi che delle azioni ad essi connesse. Il Gruppo Cooperativo CGM auspica che, come previsto nel documento, si possa emanare con celerità un Testo Unico che incida unitariamente sulle varie leggi di settore ad esso connesse».

Ecco le linee guida:

  1. Ricostruire le fondamenta giuridiche, definire i confini e separare il grano dal loglio. Si condivide la necessità di riformare il Libro I Titolo II del Codice Civile al fine di inquadrare definitivamente i vari soggetti soprattutto per far emergere ciò che rende opaco l’operato di alcuni soggetti che sotto le mentite spoglie di impresa sociale operano attuando consistenti fenomeni di dumping erogando bassa qualità nelle prestazioni. La riforma dovrebbe prevendere l’asset-lock, il profit – lock, mission – lock ossia il triple lock: si tratta di vietare – in caso di scioglimento – la distribuzione del patrimonio tra i soci destinandolo ad altri soggetti giuridici imprese sociali operanti nel territorio di riferimento (asset – lock); prevedere delle forme limitate di distribuzione degli utili tra i soci di imprese sociali- innalzando le percentuali previste attualmente per la cooperazione sociale – e bloccando invece completamente la distribuzione nel caso di Fondazioni e Associazioni (profit- lock); vietare la modifica della mission (oggetto sociale) per tutte le imprese sociali (mission – lock). Un elemento che pensiamo essere fondamentale la promozione, anche attraverso l’imposizione di obblighi normativi, della governance multistakeholder come elemento distintivo del terzo settore in genere e dell’impresa sociale nello specifico. La promozione della governance multistakeholder si basa su un assunto fondamentale che declina in maniera univoca la mission dell’impresa sociale e del Terzo settore in generale – andando oltre il settore di intervento – ossia promuovere lo sviluppo della comunità di riferimento. Appare evidente che l’impresa sociale sia caratterizzata nell’impostazione delle proprie attività da un approccio bottom-up e nella sua composizione societaria e di governo da un assetto multi-stakeholder. L’impresa sociale è di proprietà del territorio che esprime il proprio azionariato attraverso l’espressione societaria di tutti i soggetti portatori di interesse, soci, lavoratori, fruitori, sovventori, enti pubblici. Tale assetto proprietario deve essere obbligatoriamente espresso negli organi di governo, Consigli di Amministrazione o Comitati direttivi. La governance dell’impresa sociale assume quindi una composizione multistakeholder poiché tutti i portatori di interesse sono messi nelle condizioni di orientare le scelte strategiche ed imprenditoriali dell’impresa sociale attraverso il loro voto nelle Assemblee dei soci e soprattutto negli organi di governo. La logica, tipica del principio cooperativo “una testa un voto” al di là della quantità di capitale posseduto, potrebbe essere superata determinando il numero di voti a disposizione di ogni stakeholeder: soci fondatori persone fisiche, soci persone fisiche, soci persone giuridiche (imprese e pubblica amministrazione), soci fruitori comporrebbero l’articolazione societaria dell’imprese determinando in fase costitutiva (atto costitutivo e statuto) la tipologia e l’equilibrio di governance più adatto al perseguimento della mission. La separazione netta tra il grano e loglio è, a nostro avviso, quella di disciplinare con estremo rigore l’attività dei volontari nelle attività imprenditoriali applicando definitivamente il principio della gratuità della prestazione così come previsto dalla legge 266/91. In via generale potenziare ed estendere i controlli attualmente previsti per la cooperazione sociale a tutti i soggetti che acquisiranno il titolo di impresa sociale e istituire un unico registro delle organizzazioni del Terzo Settore Sempre in linea generale occorre dotare l’Autority – prevista nelle Linee guida – dei poteri necessari ad emanare indicazioni vincolanti e non pareri di incongruità che rischiano di non trovare applicazione nelle prassi delle organizzazioni di Terzo Settore
  2. Valorizzare il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale. Pensiamo che sia necessario procedere con il recepimento delle normative comunitarie in materia affidamento di servizi in particolare la Direttiva 2014/23/UE del Parlamento e del Consiglio, del 26 febbraio 2014 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione e della Direttiva 2014/24/UE del Parlamento e del Consiglio, del 26 febbraio sugli appalti pubblici (in linea con F.so) Condividiamo la spinta ad agire sulla fiscalità di vantaggio per il Terzo Settore ma siamo certi che un impulso fondamentale, anche all’emersione del lavoro nero nei servizi di cura (in particolare anziani e minori), possa essere dato da un’azione migliorativa nel sistema di detrazioni per le famiglie già prevista nella delega fiscale. Condividiamo inoltre la possibilità di prevedere i voucher per l’acquisto dei servizi. Condividiamo il principio del superamento della qualifica opzionale di impresa sociale. Condividiamo l’ampliamento delle materie di particolare rilievo sociale, suggerendo che tale ampliamento potrebbe essere esteso al microcredito, housing sociale, interventi di Politica attiva del Lavoro in favore dei soggetti svantaggiati, servizi di salvaguardia ambientale, produzione di energia da fonti rinnovabili anche attraverso l’attività di conferimento (ad esempio il conferimento alle centrali a biomassa), gestione di beni culturali e artistici. Siamo assolutamente favorevoli all’ampliamento delle categorie di lavoratori svantaggiati. In questo caso segnaliamo la possibilità di prevedere delle quote differenziate nella determinazione dei contributi previdenziali per le nuove categorie rispetto a quelle previste all’art. 4 comma 1 della legge 381/91 che chiediamo possano rimanere invariati ossia pari a 0. Se nelle nuove categorie dovessero essere inseriti i disoccupati di lungo periodo o gli inoccupati under 35 si dovrebbe poter prevedere una percentuale pari a 0 per il primo anno, pari al 50% al secondo anno, pari all’80% al terzo anno, totale a partire dal quarto anno. Naturalmente questa agevolazione non dovrebbe potersi sommare ad altre forme di sostegno in essere. Occorrerebbe inoltre non far rientrare queste categorie nel computo del 30% dei soggetti svantaggiati) al fine di non obbligare le organizzazioni di terzo settore, in particolare le cooperative di tipo B, ad attuare in continuo turn-over dei lavoratori al fine di mantenere la percentuale sempre costante. Rispetto alla previsione di forme limitate di remunerazione del capitale sociale siamo a favore del divieto per le associazioni e fondazioni, mentre siamo per una remunerazione limitata nel caso delle imprese sociali, in particolare per le cooperative sociali o forme giuridiche che abbiamo acquisito la status di imprese sociale. Siamo a favore di una remunerazione del capitale sottoscritto dai soci mediante un interesse fisso e limitato sul capitale versato, mentre nel caso della distribuzione dei dividendi proponiamo una distribuzione che non superi il 30% degli utili complessivi al netto della destinazione obbligatoria a riserva indivisibile. Siamo favorevoli al riconoscimento delle cooperative sociali come imprese sociali di diritto senza la necessità di modifiche statutarie e semplificazione delle modalità e di formazione e presentazione del bilancio sociale, pur mantenendone l’obbligatorietà. Siamo favorevoli all’omogeneizzazione dei benefici di legge riconosciuti alle diverse forme del non profit, soprattutto se si attuerà una precisa definizione dei soggetti (separare il grano dal loglio). Siamo favorevoli alla promozione del Fondo per le imprese sociali e al sostegno della finanza etica. Per quanto riguarda il Fondo per le imprese sociali, al di là delle caratteristiche di erogative che il Governo vorrà dagli, pensiamo siamo utile suggerire due oggetti di finanziamento: il sostegno all’aggregazione delle imprese sociali (fusioni, consorzio, contratti di rete) e progetti finalizzati alla valorizzazione dei beni comuni (a titolo non esaustivo, tutela ambientale, cultura, paesaggio urbano e rurale). Rispetto al sostegno della finanza Etica, anche in questo caso suggeriamo di separare il grano dal loglio, ossia determinare dei criteri che scindano in maniera netta ciò che è finanza etica da ciò che è finanza profit.
  3. Assicurare una leva di giovani per la “difesa della Patria” accanto al servizio militare: il Servizio Civile Nazionale universale. Condividiamo le 6 proposte
  4. Dare stabilità e ampliare le forme di sostegno economico, pubblico e privato, degli enti del Terzo Settore. Condividiamo senza commenti.

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