Welfare

Cgm, la conciliazione e il welfare in rosa

L'intervento di Anna Puccio (dg) al convegno su questione femminile e questione Italia

di Redazione

Al convegno “Questione femminile, questione Italia” Anna Puccio, direttore generale del Gruppo cooperativo nazionale Cgm, dopo aver sottolineato come negli ultimi venti anni l’Italia non abbia mai mostrato particolare attenzione al mondo del welfare «soprattutto in quei settori dove le donne sono maggiormente impegnate» ha aggiunto: «In particolare, riguardo ai fondi per le politiche sociali in favore di famiglia, maternità e di soggetti non autosufficienti, come anziani e adulti disabili, si è registrata una crescita costante dal 15% al 20% nel decennio 2000 – 2009 e una stabilizzazione nel 2010 – 2011. Per il 2012 – 2013 è, invece, prevista una decrescita: infatti, per quanto riguarda gli enti locali si parla di un taglio teorico, a livello di studio accademico, pari a circa il 15%. I dati dell’Italia, in percentuale del Pil, risultano inferiori del 31% nel settore dell’autosufficienza (adulti disabili e anziani) e del 61% per famiglia e maternità rispetto alla media dell’Unione Europea a 15 Paesi»

Oltretutto, ancor prima dell’insorgere della crisi economico-finanziara, ha ricordato Puccio «l’Italia spendeva in politiche sociali solo il 64% della media dell’Unione Europea a 15 Paesi, cioè poco più della metà. Dal punto di vista di Cgm, in qualità di soggetto privato erogatore di servizi, questa contrazione obbligata della spesa presuppone che il pubblico debba aumentare le sue competenze e farsi cabina di regia a tutti i livelli, a fronte di un aumento dell’intervento del privato e della spesa delle famiglie. Il privato, infatti, può garantire una serie di servizi sostenibili il cui costo sarà coperto grazie al circolo virtuoso che un sistema di offerta di nuovi servizi è in grado di mettere in moto se favorito dallo Stato».

«Questa teoria è applicabile a tutti quei servizi cosiddetti di “conciliazione” della famiglia e, in particolare, della vita lavorativa delle donne. Si tratta di quei servizi che riguardano la cura dell’infanzia (asili nido) e la cura della non – autosufficienza. Cgm, in quanto esempio virtuoso del privato sociale» precisa Puccio, «può farsi portavoce di una richiesta di maggior attenzione a questo aspetto. Avendo, infatti, il 70% di donne impiegate su tutto il territorio nazionale, convive con una popolazione lavorativa ad alta necessità di conciliazione».

Infine Anna Puccio ha concluso dicendo: «Cgm è in una posizione “privilegiata” per mettere in atto comportamenti anticipatori e innovativi, investendo su nuovi segmenti di domanda e ristrutturando i propri processi produttivi, attraverso la ricerca di nuove economie di scala di processo o di prodotto. In questo, Cgm si presenta come costruttore di un nuovo sistema di welfare e promotore di un sistema anche privato alimentato dalle risorse delle aziende e da quelle delle famiglie».

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