Non profit
Cgm, al via la Convention
Intervista a Claudia Fiaschi: «È l'ora dei consorzi di comunità»
di Redazione

«Cooperare cambia – nuovi scenari, nuovo welfare» sarà il titolo della Convention che il gruppo Cgm terrà a Genova dall’11 al 13 novembre 2009, ai Magazzini del Cotone, nell’area del Porto Antico.
Tre giorni di incontri, seminari e workshop che ruotano attorno ad alcuni temi caldi: l’impoverimento economico e relazionale della famiglia, l’estendersi dei fenomeni migratori, la crisi di legittimazione del mondo delle rappresentanze, il tramonto annunciato delle forme di comunicazione tradizionale. Ricco il parterre di relatori e ospiti: Stefano Zamagni, Giuseppe Guzzetti, Mauro Magatti, Gianni Alemanno, Carlo Borzaga, Gianfranco Viesti, Johnny Dotti, Felice Scalvini, Fabio Salviato, Carlo Borgomeo, Corrado Passera, Vilma Mazzocco, Luigi Marino. E molti altri, soprattutto esponenti del mondo Cgm.
Perché la Convention di Genova muoverà dal “racconto” delle cooperative. Quattro documentari tematici – su famiglia, immigrazione, disabilità, lavoro – proveranno a lanciare spunti di riflessione. E saranno i protagonisti stessi di queste realtà a introdurre i lavori della discussione, innescando una riflessione che parta dall’esperienza concreta.
Il programma completo su www.cgm.coop
Sull’ultimo numero di SocialJob Claudia Fiaschi, presidente del Gruppo, ci ha illustrato i principali temi in discussione.
SocialJob: Avete scelto uno slogan impegnativo, «Cooperare cambia». Ce lo spiega in poche parole?
Claudia Fiaschi: È uno slogan pensato per il valore degli atteggiamenti cooperativi nella trasformazione della realtà. Recuperare questa dimensione cooperativa è un grande potenziale per la trasformazione delle comunità e delle persone. È necessario anche trasformare il modo con cui la cooperazione sociale si muove, opera e pensa all’interno del contesto sociale. Gli atteggiamenti cooperativi sono la strada maestra per generare un utile cambiamento che tiene conto delle persone, del territorio e delle comunità locali.
SJ: Come si declina dentro al piano d’impresa di Cgm questa apertura al cambiamento?
Fiaschi: Attorno a due riflessioni cardine. La prima è la capacità di spingere fino in fondo l’idea del consorzio di comunità: luoghi di incontro, di interfaccia diretta con le persone e le famiglie che vivono sul territorio. Bisogna reinterpretare il ruolo dei consorzi all’interno della comunità non soltanto come interfaccia, grandi incubatori di impresa di cooperative che sono in rete, ma soprattutto come interfaccia proprio con la comunità e come capacità di parlare a chi si rivolge a noi per capirne le necessità. L’altra è una riflessione più esterna. Nel piano di impresa si riconferma il valore che ha per Cgm immaginarsi non il fulcro dello sviluppo della comunità ma attore insieme. Quindi la riconferma di una strategia di partnership e alleanze, un patto per lo sviluppo del territorio con i diversi attori che a vario titolo si muovono nella comunità, con una logica di sussidiarietà orizzontale che punta sempre di più a tenere insieme la responsabilità di ciascuno degli attori legandoli in modo stretto alla loro identità e alla loro mission.
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