Economia

Cfi, nel 2022 gli interventi hanno superato i 20 milioni di euro

Confermata la crescita costante degli ultimi anni di Cooperazione Finanza Impresa, che l'anno scorso ha deliberato 36 nuovi interventi a favore di 30 imprese cooperative. Questi e altri dati saranno illustrati domani a Roma, nel corso dell'assemblea dei soci

di Redazione

Prosegue la crescita di Cooperazione Finanza Impresa – Cfi che, nel corso del 2022, ha deliberato 36 nuovi interventi a favore di 30 imprese cooperative per un valore complessivo di 20 milioni 520mila euro (nel 2021 era pari a 14,1 milioni). Con questi dati Cfi (investitore istituzionale partecipato e vigilato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, con lo scopo di promuovere e sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative di lavoro e sociali e unica società finanziaria di attuazione della legge Marcora) si presenta all’assemblea dei soci che si terrà domani a Roma, al Palazzo della cooperazione. Dati che testimoniano la prosecuzione del percorso di crescita di questi anni: rispetto all’anno precedente, il valore degli importi deliberati è aumentato del 46%. Inoltre, è proseguita la crescita del valore medio degli interventi deliberati, passato negli ultimi anni da 240mila euro nel 2020 a 469,3 nel 2021, sino ad arrivare a 570mila nel 2022.

«Gli strumenti finanziari messi a punto grazie ai numerosi interventi legislativi del 2020 e del 2021, dimostrano di funzionare e, soprattutto, di essere utili a garantire la nascita e lo sviluppo delle imprese cooperative», commenta Mauro Frangi, presidente di Cfi. «Ne siamo particolarmente orgogliosi perché sono innanzitutto strumenti finanziari che garantiscono lo sviluppo dell’occupazione e del lavoro. Ancor più in una stagione di alti tassi di interesse e di restrizione del credito bancario, come quella che stiamo attraversando, la messa a disposizione di strumenti di patrimonializzazione e di finanza a lungo termine a condizioni agevolate è una condizione essenziale per supportare gli investimenti delle imprese cooperative, la loro modernizzazione competitiva e, quindi, sostenere l’occupazione che esse sono capaci di generare».

Le operazioni di workers buyout (Wbo), vale a dire il rilancio di aziende in crisi per iniziativa dei lavoratori costituiti in cooperativa, costituiscono la missione fondamentale e originaria della società. Nel 2022 i Wbo hanno, infatti, rappresentato il 43% del totale degli interventi deliberati (effettuati su 14 imprese per complessivi 636 addetti), a fronte del 36% investito in altre cooperative di lavoro (10 imprese per un totale di 498 addetti) e del 21% investito in cooperative sociali (8 imprese e 817 addetti).


Le delibere di Cfi nel loro complesso hanno riguardato le regioni del Nord per il 75% (era il 64% nel 2021), le regioni del Centro per il 14% (22% nel 2021) e le regioni del Sud per l’11% (14% nel 2021). La distribuzione territoriale degli interventi riflette la diversa forza e presenza del movimento cooperativo nelle differenti regioni del Paese e vede prevalere l’Emilia Romagna (9 cooperative per il 30% delle risorse complessive deliberate), seguita dal Veneto (8 imprese per il 23% delle risorse) e dalla Lombardia (3 imprese per l’11% delle risorse).

Con riferimento esclusivo alle sole nuove operazioni di Wbo avviate nel 2022, il numero degli addetti coinvolto è stato di 324 unità con un investimento medio per cooperativa pari a 264mila euro e un investimento medio per addetto pari a settemila euro, a riprova del carattere virtuoso della Legge Marcora che consente, con un investimento di risorse limitato, la generazione di occupazione.

Cfi è un investitore istituzionale che opera dal 1986 come strumento di attuazione della Legge Marcora. Con un capitale sociale di 98 milioni di euro e un patrimonio netto di 102 milioni, assicura la gestione del Fondo, costituito presso il Mimit, della cosiddetta “Nuova Marcora”, che ha raggiunto una dotazione complessiva di quasi 90 milioni di euro, a testimonianza della volontà del legislatore di puntare con continuità su una misura agevolativa che ha un impatto positivo immediato sulle capacità finanziarie delle imprese cooperative e un rilevante ritorno per lo Stato in termini di posti di lavoro ad un costo estremamente contenuto. Attualmente Cfi ha impieghi netti in essere per oltre 67,1 milioni di euro realizzati in oltre 175 società cooperative di lavoro e sociali.

«Sono numeri rilevanti che pochi investitori istituzionali interamente votati al finanziamento dell’economia sociale possono vantare e che testimoniano l’assoluta vitalità dell’impresa cooperativa nel saper generare insieme sviluppo economico, occupazione e coesione sociale», sottolinea ancora il presidente Frangi. «Le imprese cooperative partecipate da Cfi lavorano e producono reddito sul territorio, arricchiscono le comunità che abitano, generano buona e stabile occupazione, producono servizi di cura e di inclusione per i soggetti più fragili. È questo l’impatto sociale, perfettamente misurabile, che la Legge Marcora e i suoi strumenti di attuazione garantiscono».

Lo scorso febbraio, Cfi ha perfezionato il contratto con la direzione Occupazione e inclusione sociale della Commissione europea per la gestione del progetto “Small size equity investments to support social enterprise in becoming BIGger (Sma2big)”, unico progetto di sviluppo della capitalizzazione delle imprese sociali finanziato in Italia nel 2022 a valere sull’European Social Fund Plus (EaSl/Esf+). Obiettivo del progetto, che vedrà impegnata Cfi nei prossimi 36 mesi, è investire almeno otto milioni di euro, attraverso interventi in equity, o “quasi-equity”, dal taglio inferiore a 200mila euro e con condizioni di remunerazione non superiori al 2% annuo, a sostegno di almeno 50 imprese sociali Pmi in forma cooperativa di piccole dimensioni, per favorire percorsi di crescita in termini di capitalizzazione, dimensione e competenze.

«Il riconoscimento ricevuto dalla Commissione europea ci onora e ci pone di fronte a una nuova ambiziosa sfida: espandere ulteriormente il ruolo e la reputazione di Cfi all’interno dell’ecosistema dell’economia sociale, intrecciando ancora più qualificate relazioni virtuose con gli attori che lo compongono e proponendoci come l’investitore istituzionale di riferimento per l’economia sociale in forma cooperativa», conclude Frangi.

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