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Cesvi, ecco come cambia un’organizzazione non governativa

La pandemia ha portato con sé anche la riconversione, il riorientamento, delle attività delle principali Ong che nel corso del 2020 hanno aumentato il loro impegno in Italia. L'esperienza della ong bergamasca indica anche una possibile evoluzione: lo sviluppo è scommessa da fare anche in Italia e lo strumento non è solo la cooperazione a dono ma anche quella acredito. Ecco come

di Riccardo Bonacina

La pandemia ha portato con sé anche la riconversione, il riorientamento, delle attività delle principali Ong che nel corso del 2020 hanno aumentato il loro impegno in Italia. Chi nel campo sanitario, chi nell’assistenza alle nuove povertà in diverse città italiane, chi, ancora, donando i sussidi necessari alla didattica a distanza. Ciascuno con il proprio know how e le proprie competenze al servizio di una comunità tra le più colpite al mondo.

È successo così che Emergency o Cuamm medici per l’Africa accorressero in soccorso delle strutture sanitarie più provate con i loro medici, che Avsi con il progetto Building Hope sostenesse gli Spedali Civili di Brescia e il Sacco di Milano e che, come Action Aid si impegnassero nel soccorso alle fasce più fragili di popolazione, che una ong come Save the Children aumentasse il suo impegno con i minori.

C’è un caso però, che più di altri, può segnalare una delle possibili evoluzioni dell’impegno delle Organizzazioni non governative, è il caso di una Ong nata e cresciuta nella città più colpita dal Covid-19, Bergamo, città che ha commosso il mondo intero per le sue sofferenze e i suoi lutti. Si tratta del Cesvi che proprio in questi giorni ha chiuso un pre-consultivo 2020 con 110 progetti gestiti e poco meno di 40 milioni di euro di risorse gestite. Segnando un notevole passo avanti rispetto all’anno precedente e proprio nell’anno del Coronavirus.

Pur proseguendo nei suoi progetti e interventi all'estero, in Kurdistan iracheno, Colombia, Venezuela, Pakistan, Etiopia, Niger e Libia, la Fondazione Cesvi sta gestendo tre fondi in partenership con un’Amministrazione pubblica, il Comune di Bergamo, con una banca, Intesa Sanpaolo, e con un importante attore di mercato, Fastweb. Tre fondi, Rinascimento Bergamo (circa 10 milioni di euro), dedicato alle piccole e piccolissime imprese quelle che fanno il tessuto vero di una città; Scena Unita in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub, fondo in cui il mondo degli artisti si è unito a quello degli enti privati, per dare un contributo concreto alla filiera (artisti e maestranze) per circa 3 milioni di euro; Fastweb aiuta i piccoli imprenditori”, fondo di 1 milione di euro con cui Fastweb aiuta i licenziatari dei suoi negozi. Tre fondi in cui Cesvi gestisce l'erogazione dei contributi e le attività di monitoraggio e rendicontazione.

“La Gestione di questi Fondi rappresenta per noi di Cesvi un’importante sfida perché siamo chiamati a mettere a disposizione la nostra professionalità e le nostre competenze maturate in 35 anni di interventi nella gestione di crisi ed emergenze, all’estero quanto in Italia, a favore di un settore, quello dello spettacolo, o di una città come Bergamo gravemente colpite in questo momento” spiega Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi (nella foto con Giorgio Gori sindaco di Bergamo). “La nostra mission è quella di essere accanto, con interventi mirati, alle persone più fragili e alle piccole o piccolissime imprese e l’emergenza Covid-19 ci ha obbligato ad accendere i riflettori e focalizzarci su nuove emergenze: da quella sanitaria per le strutture ospedaliere italiane, a quella sociale con interventi mirati e a sostegno degli over 65 fino a quella economica per la ripartenza delle piccole e medie imprese di Bergamo”.

«Stiamo facendo esperienza concreta di quello che nei convegni i professori chiamano il triangolo sussidiario fatto da Amministrazione pubblica, Terzo settore e imprese, ognuno apporta il suo know how e le sue competenze mettendo in campo nuove sinergie capaci di rispondere puntualmente e in tempi rapidi ai bisogni della città, offrendo concretezza e dando risposte veloci e mirate alle vere necessità delle singole piccole attività economiche», sottolinea ancora la presidente di Fondazione Cesvi.

Ragionamento che il presidente onorario e fondatore, Maurizio Carrara spinge anco più in là: «L’esperienza di questi mesi ci fa capire come la cooperazione allo sviluppo cambierà: non più solo Paesi in via di sviluppo, ma impegno per lo sviluppo in ogni Paese in cui siamo, compreso il nostro; e non più il solo aiuto con il grant, con le donazioni a fondo perduto, ma anche con il credito a tassi bassissimi o a zero per innescare processi di innovazione e sostenibilità».

Spiega, Maurizio Carrara: «Tanti tra noi sono stati colpiti dal libro di Dambisa Moyo “La carità che uccide” che ha avuto il merito, pure nell’approssimazione del suo ragionamento, di sottolineare i limiti dell’aiuto a dono. Ecco, l’esperienza che Cesvi rispondendo in maniera spontanea e pronta al dramma che viveva la sua città si è trovata a fare, ci fa capire come il know how costruito in tanti anni di cooperazione allo sviluppo può essere utile per interventi di cooperazione a credito, esperienze di intervento a impact per investitori pazienti. Credo che il futuro stia lì, nella collaborazione con Fondazioni, banche e imprese per interventi di sviluppo locale in cui noi curiamo la fase di valutazione e la rendicontazione. Così il Terzo settore, già durante la pandemia a dimostrato di saper spendere i soldi pubblici o privati in maniera più rapida, efficiente e trasparente».

Paolo Caroli, tra i fondatori del Cesvi e project manager di Rinascimento Bergamo e della gestione dei 10 milioni distribuiti a fondo perduto, spiega come l’aiuto di prossimità fatto in questi mesi abbia aiutato sino ad oggi quasi 1000 piccoli imprenditori (soglia massima 2 milioni di fatturato e 10 dipendenti) a sopravvivere alla crisi di pandemia, «abbiamo cercato di includere nel bando tutte le categorie di spesa cui una piccola impresa deve far pronte, dalle tasse alle utenze all’affitto scegliendo una procedura semplificata, proprio per far sì che l’aiuto sia il più veloce possibile e poi controllando in maniera attenta e severa. Ma abbiamo anche aiutato, con la parte di fondi ad investimento, circa 500 piccoli imprenditori, compresi soggetti produttivi del terzo settore, con piccoli investimenti a riorganizzarsi e a rimodulare i propri processi produttive e commerciali perché il dopo non è il prima aggiustato ma un altro film».

«Dopo dieci anni in Africa», conclude Caroli, «torno a Bergamo e mi ritrovo a fare progetti di vicinanza come in parte facevo nei Paesi in via di sviluppo. È proprio vero che la pandemia ci ha fatto capire che siamo tutti sulla stessa barca e che ci si salva solo nella prossimità e con progetti di sviluppo e di innovazione».

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