Welfare

Cesena, la prima scuola d’Italia a riconoscere i giovani caregiver

In Italia almeno 169mila giovani si prendono cura sistematicamente di un famigliare, con ripercussioni sul loro percorso scolastico, il tempo libero, le scelte di vita. Un Istituto Professionale di Cesena per primo ha inserito i giovani caregiver fra i BES, pensando per ciascuno di loro un piano didattico personalizzato. Un'altra scuola a Carpi fa compilare ai nuovi iscritti un questionario per misurare il loro impegno di cura

di Sara De Carli

Ha 17 anni I., è originaria della Turchia ma vive in Italia. Per fare i compiti deve litigare con la madre, perché quando lei deve fare i compiti il fratello la distrae e vuole sempre ricevere attenzioni. È italiana invece S. e ha 16 anni : anche lei dice che tempo per i compiti ne ha «sempre poco» e soprattutto la sua casa «non è più un luogo accogliente in cui farli». Nessuno dei suoi docenti però le ha mai chiesto una spiegazione per il grave calo nel suo rendimento scolastico e lei si è ben guardata dal gridare ai quattro venti quanto tempo le costa fare da caregiver al fratello disabile.

Queste testimonianze sono state raccolte nel volume “Care2Work” (in allegato), collegato all’omonimo progetto europeo finanziato da Erasmus + di cui per l’Italia è partner la cooperativa Anziani e non solo. I vissuti, i bisogni e le riflessioni qui esplicitate sono li stessi di tanti giovani caregivers, nascosti nelle classi di tutta Italia. La prima scuola d’Italia a dare loro attenzione è l’Istituto Professionale Versari Macrelli di Cesena, un istituto da mille e cento studenti. Qui l’istituto ha previsto l’essere giovani caregiver fra i bisogni educativi speciali, creando quindi la possibilità di avere un piano didattico personalizzato. Oggi ne usufruiscono otto studenti.

«Abbiamo iniziato a lavorare su questo tema l’anno scorso: avevamo intuito questa realtà e avevamo avuto situazioni di ragazzi che non avevamo riconosciuto o che al contrario avevamo trattato con eccessivo pietismo», spiega Alessandra Prati, docente di economia aziendale dell’Istituto, oggi distaccata all’ufficio scolastico provinciale di Forlì Cesena. È l’incontro con la cooperativa Anziani e non Solo e con il progetto europeo Epyc a far fare loro un salto di qualità nella riflessione, che li ha portati con questo anno scolastico ad essere la prima scuola d’Italia a riconoscere nero su bianco la figura del giovane caregiver e a prevedere adeguati supporti per questi studenti. La professoressa Prati ne parlerà oggi pomeriggio a Carpi nel workshop “Essere giovani studenti e caregiver”, nell’ambito dei Caregiver Day organizzati da Anziani e non solo (qui il programma completo), ma del tema si parlerà ancora venerdì e sabato a Rimini, nell’ambito del Convegno Erickson “Supereroi fragili, Adolescenti oggi tra disagi e opportunità”.

La professoressa Prati ha voluto intitolare il suo intervento “La scuola incubatrice di nuovi soggetti protagonisti di care” , perché «la scuola vorrebbe fare proprio questo, proteggere e insieme far crescere» questi che sono «ragazzi in punta di piedi, molto discreti, silenziosi, che faticano a esternare la propria situazione e anche solo a riconoscerla», spiega. Cita l’esempio di una sua alunna di quinta, dell’anno scorso: «la scuola aveva già avviato un percorso di sensibilizzazione sul tema dei giovani caregiver, ma lei non ha mai detto nulla. Alla maturità, faceva l’indirizzo servizi sociali, si è presentata con una tesina su lei come caregiver della sorella e tutte le discipline le ha allacciate alla sorella. Il primo obiettivo quindi è far capire ai ragazzi stessi il loro ruolo, poi farlo capire ai compagni e anche ai docenti, perché non tutti hanno accettato la proposta che la scuola ha fatto». Concretamente, gli studenti che hanno un piano didattico personalizzato possono avere interrogazioni programmate, se serve per alcune discipline fissare degli obiettivi minimi, recuperare le verifiche saltate e contare su un compagno tutor per trasmettere loro i compiti. Ove necessario è possibile anche derogare al tetto massimo di assenze da scuola, mantenendo valido l'anno scolastico. «La scuola ha creato un gruppo di lavoro, siamo sei insegnanti, ci crediamo molto, stiamo cercando di diffondere questa esperienza a livello provinciale, abbiamo realizzato un concorso fotografico nelle scuole superiori della provincia di Forlì-Cesena, con la Consulta degli Studenti, per illustrare le sensazioni che un giovane caregiver prova», racconta Prati, ricordando lo scatto con il gabbiano che prova a spiccare il volo o quello in cui una ragazza allaccia le scarpe a un’amica.

Licia Boccaletti è la responsabile progetti Anziani e non solo. Proprio lei un anno fa ci aveva aperto gli occhi su questa realtà silenziosa e invisibile. Per l’Istat i ragazzi fra i 15 e i 24 anni che si prendono cura di un famigliare adulto fragile sono 169mila, pari al 2,8% della popolazione di questa età. Ma un’indagine svolta da Anziani e non solo a Carpi aveva rilevato che il 19,8% degli studenti presta un livello di cura di intensità alta o molto alta verso un genitore o un nonno, ovvero a una persona anziana o malata. Anche il Rapporto Garanzia Giovani ha evidenziato che le responsabilità collegate alla cura sono il primo motivo di inattività dei giovani Neet fra i 15 e i 29 anni. Al CFP Nazareno di Carpi, dove Anziani e non solo aveva svolto la sua ricerca, la scala MACA-YC42 viene ora sistematicamente utilizzata all’atto delle iscrizioni: «È un questionario per quantificare il carico di cura, viene distribuito all’atto dell’iscrizione, la scuola poi si impegna ad approfondire con le famiglie le singole situazioni, gli insegnanti hanno fatto un percorso con noi, c’è uno psicologo di riferimento… al termine dei nostri laboratori in questa scuola il 20-30% dei ragazzi ha dichiarato di identificarsi nel ruolo del caregiver», spiega Boccaletti.

La cooperativa Anziani e non solo nel frattempo ha avviato anche un piccolo servizio dedicato ai giovani caregiver, nell’ambito del progetto europeo Epyc, sui quattro comuni del distretto di Carpi: è stato fatto un primo censimento dei potenziali giovani caregiver, che in questo momento vengono contattati individualmente. Da inizio aprile sono tre i ragazzi fra i 13 e i 19 anni che hanno già aderito alla proposta di un percorso insieme, con incontri individuali e attività di gruppo, cominciando dalla fotografia e dal teatro, per fare qualcosa insieme e allo stesso tempo confrontarsi con qualcuno che sta vivendo la stessa esperienza.

Foto Michael Kurzynowski/Unsplash

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