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Certificazione, vale anche per le onlus?

Dopo aver letto l’inserto SocialJob di gennaio riferito alle cooperative sociali, gradirei sapere se a tali certificazioni di qualità possano aspirare anche le associazioni onlus.

di Antonietta Nembri

L?associazione ?Vivi la vita? esercita dal 1993 i servizi si telesoccorso, teleassistenza e telecontrollo rivolto a persone anziane, sole e/o con problemi di deambulazione. Regolarmente iscritta al Registro regionale piemontese delle associazioni di volontariato, sta esaminando la possibilità di ottenere la certificazione ISO9001. Dopo aver letto l?inserto SocialJob di gennaio (Vita, n. 3) che era tutto riferito alle cooperative sociali, gradirei sapere se a tali certificazioni di qualità possano aspirare anche le associazioni onlus. In caso affermativo, potete indicarmi le aziende di certificazione che potremmo contattare? Leonillo Malgherini (email)

La certificazione di qualità, come ha intuito il nostro lettore, non riguarda solo le cooperative sociali, perché tutte le organizzazioni possono in effetti certificarsi. Quindi anche l?associazione ?Vivi la vita? potrà richiedere la certificazione di qualità rispetto alla gestione del servizio di telesoccorso, teleassistenza e telecontrollo.

Per poter meglio rispondere al nostro lettore abbiamo chiesto aiuto a Marco Clementi, responsabile dei servizi di supporto del consorzio Consolida di Lecco che aderisce alla rete di Cgm. «La certificazione va chiesta a un ente certificatore che si occupi in modo specifico del campo di attività di questa associazione », spiega, ricordando che per i servizi socio-assistenziali e sanitari il responsabile dell?associazione dovrà rivolgersi a un ente che sia accreditato per certificare enti del settore EA38.

«Quando sorge l?esigenza di certificare la propria attività è perché si entra in un?ottica di sistema di qualità», continua Clementi. «La certificazione può essere chiesta se si opera in convenzione con un ente certificato che chiede anche a chi lavora per esso di garantire un percorso di qualità». Un aspetto da non trascurare è il costo dell?operazione, ragione per cui sono poche le associazioni di volontariato che scelgono di fare questo percorso. «Più la dimensione dell?ente è piccola, più l?operazione va pensata. Si potrebbe anche cominciare con l?idea di mettere a posto l?organizzazione per migliorarla e per garantire un servizio sempre più efficiente», continua Marco Clementi. «Va anche valutato, nel soppesare i pro e i contro di questa scelta, il valore del ritorno d?immagine o il fatto che l?arrivo di qualcuno dall?esterno possa aiutare l?associazione nel migliorarsi». Per quanto riguarda la scelta dell?ente certificatore, è possibile innanzitutto verificare quelli accreditati al Sincert, l?ente degli enti, ovvero quello che garantisce in Italia chi è abilitato a certificare. Ma il primo passo da fare è quello di trovare un consulente che aiuti l?associazione a predisporre un percorso qualità. E qui il consiglio è di non puntare su qualcuno molto aziendalista; per questo il suggerimento che Clementi si sente sentiamo di dare è quello di rivolgersi all?ufficio qualità di Cgm.

«Ci sono due percorsi indipendenti: uno riguarda la consulenza alla struttura per arrivare alla qualità, l?altro è quello che prevede la verifica del certificatore e quindi la certifica del percorso», conclude Clementi.

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