Sostenibilità

Cernobyl: Legambiente, basta accoglienza

La onlus presentata una mozione al Senato per chiedere una regolamentazione per nuovi progetti di accoglienza di minori e un'azione politica per la messa in sicurezza del sarcofago

di Redazione

Di seguito il comunicato dell’associazione:
Dopo 13 anni e oltre 25.000 bambini ospitati, Legambiente pone fine, a partire da questo anno, al progetto di accoglienza e risanamento in Italia dei bambini di Cernobyl. ?La volontà di Legambiente è quella di dare, da una parte, un forte segnale di discontinuità verso la politica dell?accoglienza in Italia e, dall?altra, di continuare nei progetti di cooperazione, di responsabilizzazione e di risanamento in loco, portando avanti e rafforzando le richieste di intervento specifiche alla comunità internazionale. Legambiente sceglie di intervenire sulle cause di quella che, a vent?anni di distanza, rimane una gravissima emergenza ambientale, mettendo ancora di più al centro del proprio agire i diritti delle bambine, dei bambini e di tutte le popolazioni coinvolte, loro malgrado, in questo disastro e nelle sue conseguenze.?Di questo hanno parlato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa presso la sede di Legambiente Nazionale, il direttore generale dell?associazione ambientalista, Francesco Ferrante, il responsabile del Progetto Cernobyl, Angelo Gentili e il capo Dipartimento internazionale dell?associazione, Maurizio Gubbiotti.?Insomma, dopo le vicende della piccola Maria e dei coniugi di Cogoleto, che lo scorso settembre trattennero la bambina nascondendola dagli operatori sociali, si manifestata l?esigenza di approfondire il ragionamento dopo aver accertatole criticità correlate ai progetti di ospitalità dei bambini di Cernobyl. ?

Sono 298.000 i bambini residenti in zone contaminate della Bielorussa che avrebbero diritto a progetti di risanamento sul territorio nazionale o all?estero, per uno o due mesi all?anno a seconda del livello di contaminazione del luogo di residenza. Nell?anno 2005 solo il 18,79% di questi bambini hanno beneficiato di un soggiorno all?estero, in questa percentuale sono quantificate le uscite/ingressi, che comprendono un numero consistente di bambini che hanno beneficiato di più soggiorni nell?arco dello stesso anno e che si ripetono negli anni successivi. Risulta pertanto evidente quanto sia elevato il numero di bambini che rimane escluso da qualsiasi programma di risanamento.??L?iniziativa di accoglienza ? ha spiegato Angelo Gentili, responsabile del Progetto Cernobyl – ha assunto in questi anni dimensioni davvero notevoli (soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese rispetto al resto d?Europa: 25.000 ingressi di minori all?anno), spesso non controllate, che richiedono non solo serie considerazioni, ma interventi per garantire maggiore tutela ai bambini ospitati. Pur riconoscendo il valore solidaristico dell?ospitalità, soggettivamente motivato, occorre interrogarsi sulle ricadute per quanto riguarda le modalità e le finalità con cui questi progetti di accoglienza vengono realizzati.

È importante attivare un percorso di verifica e controllo da parte delle autorità competenti del nostro Paese per garantire una maggiore tutela dei minori ed evitare dopo il caso di Genova nuove derive. Tanto più ? conclude Gentili ? perché assistiamo ad una progressiva deresponsabilizzazione da parte delle autorità locali ed un abbandono al loro destino delle vittime della contaminazione radioattiva?.?La stima riguardo alle sostanze radioattive disperse nell?ambiente al momento dell?esplosione e del successivo incendio è di oltre la metà dello iodio e del cesio presenti nel nocciolo, più altri radionuclidi e gas radioattivi pari a una attività di 11 EBq, ovvero un miliardo di miliardi di Bequerel. Il fall-out ha interessato il 5% dell?Ucraina, solo marginalmente la Russia (lo 0,6%).In oltre 46.000 chilometri quadrati si registrarono valori di oltre 37 kBq/mq per la presenza di Cesio137: un?area questa che comprende 27 città in cui vivevano oltre due milioni di persone, in pratica più di un quinto dell?intera popolazione. Più localizzata risultò la contaminazione da Stronzio 90, in circa il 10% del territorio, con livelli massimi di 1800 kBq/mq nel distretto di Khoyniki, nella regione di Gomel (Bielorussia), in un perimetro di 30 chilometri intorno alla centrale. Sempre nella regione di Gomel, nei distretti di Bragin, Narovlya, Khoyniki, Rechitsa, Dobrush e Loev, che rappresentano circa il 2% della Bielorussia, si rilevarono le maggiori contaminazioni da Plutonio 238, 239 e 240. Anche in questo caso il distretto di Khoyniki è quello che ha fatto registrare i valori più alti con più di 111 Bq/mq. La zona dei 30 chilometri di raggio attorno alla centrale è quella da cui la popolazione è stata evacuata nel 1986 per gli elevati livelli di contaminazione: in quest?area lo Stronzio 90 raggiungeva valori superiori a 3 Ci/kmq e il Plutonio, con i vari isotopi, superiori a 0,1 Ci/kmq. Purtroppo la situazione a vent?anni di distanza da quell?incidente rimane pressoché immutata.?Come già detto, a preoccupare davvero è il fatto che i governi locali destinano sempre meno risorse, assistenza e sostegno alle popolazioni duramente colpite dagli effetti della catastrofe (7 milioni di persone vivono ancora nelle aree colpite dal fallout radioattivo). Vi è anzi l?intenzione di riallocare persone, attività, colture agricole nei territori ora abbandonati perché pesantemente colpiti dalla nube radioattiva, minimizzando i rischi e le possibili conseguenze.

?Ugualmente, abbandonare l?accoglienza non vuol dire chiudere il Progetto Cernobyl di Legambiente, tutt?altro, come spiega Ferrante: ?Il nostro intervento sarà quindi dedicato in forte misura ad un percorso di sostegno a distanza dei bambini di Cernobyl attraverso un periodo di soggiorno, risanamento e assistenza medica da fare in loco, in un?area non contaminata?. ?In questo modo i bambini avranno la possibilità di usufruire di un?ospitalità con gli stessi benefici a livello terapeutico e di aumento delle difese immunitarie del soggiorno in Italia e, nello stesso tempo, con un programma sanitario che permetterà di seguire i minori per tutto l?anno.

??Vogliamo continuare e rilanciare il nostro impegno favorendo progetti di risanamento presso centri in loco, in zone non contaminate. ? dichiara Maurizio Gubbiotti, capo Dipartimento internazionale dell?associazione ambientalista ? Potenziando gli interventi sanitari di prevenzione e diagnosi precoce, accompagnati da campagne di informazione e di educazione ambientale, alimentare e sanitaria per minimizzare o ridurre i rischi legati all?esposizione diretta o indiretta a isotopi radioattivi; proseguire con le verifiche, i monitoraggi ambientali e quant?altro sia necessario per inquadrare e definire correttamente le attuali conseguenze e le reali necessità di intervento?.?Un esempio sarà proprio il Progetto Rugiada (partito come progetto pilota nell?estate 2003), grazie al quale si sono organizzati soggiorni terapeutici presso il Centro ?Nadjezda-Speranza? di Vileika, una cittadina non contaminata. Il centro è costruito e gestito con criteri eco sostenibili e la gestione non è governativa, ma affidata alla collaborazione tra un organizzazione bielorussa e una tedesca, aspetto davvero raro nel contesto della repubblica bielorussa. Conclusa la parte sperimentale e testata la validità sia dal punto di vista sanitario che educativo e pedagogico, Legambiente Solidarietà è impegnata nell?accoglienza presso il Centro di circa 500 bambini provenienti dalle province più contaminate della Bielorussia e avviare investimenti di carattere sanitario ed ambientale all?interno del centro.?
Ma l?azione di Legambiente non finisce qui. Il Senatore Francesco Ferrante si farà promotore di una mozione parlamentare che impegnerà il governo sia a rivedere la politica di accoglienza dei bambini di Cernobyl in Italia, garantendone una maggiore tutela, che a continuare il lavoro di stimolo alla comunità internazionale, per ottenere garanzie sulla messa in sicurezza del reattore di Cernobyl e che presenta oggi rischi di un collassamento e sull?avvio di interventi tesi alla salvaguardia della salute delle popolazioni esposte alle radiazioni emesse in seguito a quella catastrofe.

www.legambiente.it

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