Salute pubblica

Cerignola e la Capitanata: i veleni e le omertà della Terra dei Fuochi pugliese

Arrivano dalla Campania e dal Lazio i tir con i rifiuti che vengono bruciati o seppelliti nell'agro di Cerignola. La mobilitazione di attivisti e associazioni. «Ci sono vasti terreni disabitati, terre di nessuno che sono un luogo perfetto dove sversare rifiuti, oltre a tante cave abbandonate» spiega Daniela Salzedo di Legambiente Puglia

di Linda Maggiori

Cerignola e la Capitanata sono ormai diventate le nuove Terre dei fuochi: rifiuti di ogni genere sversati nelle campagne e bruciati di notte, e una situazione sanitaria drammatica. 

I fuochi nella campagna e le denunce

«Ho passato centinaia di notti sul terrazzo a guardare i fuochi, laggiù nella campagna, a fare segnalazioni fino a sfinimento, a chiamare ogni forza dell’ordine, a presentare decine di esposti e denunce», racconta Francesco Disanto, cittadino di Cerignola, avvocato e attivista ambientale.

«È da circa 15 anni che va avanti così e la situazione non migliora. Portano i rifiuti e li bruciano di notte, soprattutto nei weekend. L’odore acre dei roghi ti brucia gli occhi e la gola e non si può uscire di casa. Abbiamo organizzato delle manifestazioni, ma ora vedo la gente rassegnata, in troppi non denunciano, per paura od omertà, considerandolo ormai una cosa normale. Se in Campania gli sversamenti sono iniziati negli anni 80, qui da noi una volta non era così, si raccoglieva erba selvatica dai campi, l’aria era buona. Poi sono aumentate le industrie e i loro rifiuti e altri rifiuti sono arrivati da altre regioni. Ora è tutto avvelenato.  Il danno è anche culturale perché ci si rassegna al brutto, all’omertà, ad un paesaggio devastato», sospira l’avvocato. «Poi c’è il danno alla salute, inquantificabile. In ogni famiglia ci sono malati di tumore, è uno stillicidio. Da anni chiediamo uno studio epidemiologico sul territorio, ma niente». 

Servono maggiori controlli

A ottobre 2024 sindaco di Cerignola Francesco Bonito aveva scritto al prefetto, alle istituzioni regionali e provinciali per denunciare la situazione nell’agro cerignolano, chiedendo maggiori controlli.
Prima di lui, a febbraio 2024 il procuratore di Bari, Roberto Rossi, audito dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari aveva paragonato la Puglia ad una nuova Terra dei Fuochi, sollecitando più controlli sui camion che trasportano i rifiuti. «Un camion che sgocciola va fermato immediatamente. Le forze dell’ordine non si devono fidare di documentazioni che dicono poco», aveva detto. 

La Capitanata è il terzo agro più grande d’Italia, un territorio ampio e difficile da controllare. 
«Ci sono vasti terreni disabitati, terre di nessuno che sono un luogo perfetto dove sversare rifiuti, oltre a tante cave abbandonate» spiega Daniela Salzedo di Legambiente Puglia. «Ci sono aziende in nero o che, per contratti di appalto al ribasso, risparmiano sul ciclo dei rifiuti. Il rapporto Ecomafie di Legambiente (2024) vede la Puglia con 3.643 reati ambientali nel 2023, (in crescita rispetto al 2022) terza in Italia dopo Campania e Sicilia. Foggia è la settima provincia in Italia. Ma non sono solo rifiuti industriali e la criminalità, a volte sono gli stessi cittadini a buttare in modo illegale rifiuti urbani. Come Legambiente chiediamo di incentivare la raccolta porta a porta ma anche i controlli, recepire la nuova direttiva europea sui crimini ambientali, approvare il ddl contro le agromafie e inasprire le sanzioni per i reati nella gestione illecita dei rifiuti».
A dimostrare il potere delle ecomafie, ricordiamo che nel 2019 il Comune di Cerignola fu sciolto per infiltrazioni mafiose.

Le pesanti ricadute sulla salute

Che lo smaltimento illegale dei rifiuti industriali si fosse spostato dalla Campania alla Puglia, Antonio Marfella, oncologo e presidente Isde (Medici per l’Ambiente) di Napoli, lo aveva ripetuto più volte, anche recentemente durante l’audizione presso il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, il 1 febbraio scorso: «Il grande problema sono le ditte in regime di evasione fiscale, che sfuggono ai controlli. In un’epoca dove tutto è tracciato e siamo circondati dai satelliti, pare però incredibile che proprio il traffico di tir e di rifiuti non sia tracciato, e ci si affidi solo alle autodichiarazioni cartacee che possono essere facilmente falsificate».

«Il Rentri, Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti», continua l’oncologo «che si basa su un sistema satellitare di tracciamento rifiuti, non è ancora pienamente in funzione, si va di proroga in proroga. L’altra lacuna è la scarsità di impianti. Non sto parlando di inceneritori che di fatto contribuiscono ad inquinare, disperdendo Pfas, diossine e altre sostanze in aria, come sappiamo bene noi di Acerra. Quelli che servono sono gli impianti finali per trattare e stoccare rifiuti pericolosi come l’amianto (purtroppo ancora molto presente nell’edilizia), impianti di riciclo e bonifica, ma soprattutto servono controlli e tracciabilità».  

Lo scandalo Monnezza Stadium

In provincia di Foggia, una delle maggiori inchieste giudiziarie è la Black Land, che ha svelato un giro di 300mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, interrati in cinque discariche illegali concentrate in agro di Ordona e Cerignola e in alcuni terreni di Apricena per un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro.

Nove persone sono state condannate nel 2014 in primo grado, tra cui un imprenditore irpino, Erminio Arminio. Per inciso, lo stesso imprenditore è titolare dell’azienda Gaesi srl, e (dopo la condanna in primo grado) si era aggiudicato il progetto di finanza per la realizzazione di un faraonico stadio di calcio a Cerignola.

Lo scandalo del “Monnezza Stadium” è stato sollevato da un coraggioso quotidiano locale (Marchiodoc.it) costringendo l’amministrazione a fare marcia indietro. Ora il progetto è stato affidato ad un’altra azienda ma, dopo i carotaggi nell’area, tutto è sospeso e nessuno sa più niente, nemmeno del risultato dei carotaggi. A settembre 2024, si attendeva la sentenza definitiva, ma la Corte d’Appello di Bari ha invece deciso il trasferimento della competenza ad Avellino.

Nuove inchieste e rischio prescrizione

«Ora il processo è tutto da rifare, con il rischio che i reati vadano in prescrizione», racconta il giornalista Michele Cirulli, di Marchiodoc, che da anni si occupa del caso. «Uno scandalo nello scandalo che rischia di non punire i colpevoli, nonostante 270mila tonnellate di rifiuti siano ancora sepolte sotto terra e non ci sia nessuna bonifica e i risarcimenti in sede civile siano ridicoli».

Recentemente una nuova inchiesta dei carabinieri del Noe, partita nel 2023, ha raggiunto nove persone con un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere per il traffico e gestione illecita di rifiuti e impedimento al controllo. I rifiuti, provenienti dal Lazio e dalla Campania erano interrati illegalmente (e talvolta bruciati) in terreni e capannoni abbandonati a Taranto e in provincia di Matera, facendo tappa nell’entroterra foggiano.

Anche qui, la filiera funzionava perfettamente grazie alla redazione di falsi documenti indicanti siti di destinazione inesistenti e l’utilizzo di aree anche di particolare pregio naturalistico. Disastro sanitario e ambientale, ancora una volta, si sommano.

Nell’immagine in apertura la campagna devastata – le foto dei roghi sono di Francesco Disanto

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