Welfare

Cerchi lavoro? Londra ti vuole

Opportunita' per ingegneri, architetti e medici con prospettive di retribuzione dai 3mila ai 7mila euro mensili

di Gabriella Meroni

Il mercato del lavoro inglese si evolve dalla flessibilita’ verso la stabilizzazione di alti profili professionali e cerca in Italia “cervelli” da impiegare nei settori delle costruzioni, dei trasporti e della sanita’. Le opportunita’ per ingegneri, architetti e medici, in particolare, offrono una prospettiva di retribuzione che va dai 3mila ai 7mila euro mensili. I dati sono emersi nel corso di una conferenza stampa, che si e’ svolta questa mattina presso la sede del Cosolato britannico di Napoli, dove e’ stata presentata l’attivita’ svolta da una societa’ londinese, la Jobinmotion Ltd. La societa’, tramite i soci italiani, supporta chi aspira a lavorare in Inghilterra con un accompagnamento che inizia dal momento della ricerca del lavoro a quello in cui viene fissato il colloquio, fino alla chiusura del contratto. “Il mercato offre opportunita’ anche nel settore della ristorazione – afferma Maurizio Buonocore, uno dei soci italiani della Jobinmotion – e, per assurdo, ci troviamo nella condizione in cui potremmo collocare 200 cuochi e non ci riusciamo”. “Per determinati profili professionali elevati – continua – stiamo verificando che il mercato inglese si sta evolvendo, nel senso che tende a una stabilizzazione rispetto al contratto a tempo determinato. Il probelma e’ la carenza di cervelli dovuta anche al fatto che i giovani inglesi riescono a trovare prima lavoro e tendono a distogliere la loro attenzione allo studio”. Il console britannico a Napoli, Michael Burgoyne, sottolinea che “il mercato c’e’, c’e’ carenza specialmente in alcune zone dell’Inghilterra. In particolare, nel Sud-est”. Una carenza che il console non attribuisce a una crisi dell’universita’ inglese e auspica “uno scambio”. “Sarebbe bello se ci fosse uno scambio, e non soltanto i napoletani andassero in Inghilterra – afferma – oggi la comunita’ inglese che vive a Napoli e’ piu’ piccola rispetto al passato”. Il console britannico ricorda la realta’ di fine 800 inizio 900 “quando c’era un’enorme comunita’ mercantile, una comunita’ di affari” e, per quanto riguarda la questione contributiva, ricorda che “da questo punto di vista chi va a lavorare in Inghilterra puo’ poi cumulare i propri contributi ottenuti all’estero in Italia, poiche’ si tratta di territorio europeo”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA