Non profit

Cercansi sponsor

Qui Bocconi / Le risorse sono uno dei problemi ancora irrisolti del Terzo settore. Le sponsorizzazioni sociali sono una risposta. Con qualche attenzione

di Redazione

È sempre più percepita da parte delle organizzazioni del Terzo settore la necessità di diversificare le proprie entrate affiancando alle fonti che potremmo definire tradizionali (le quote associative, le donazioni, i redditi da investimenti, …) le fonti che richiedono maggiore spirito imprenditoriale (le sponsorizzazioni sociali, i grandi eventi, i ricavi dalla cessione di beni e servizi, …).

Le sponsorizzazioni sociali sembrano oggi particolarmente efficaci e utili per il mondo non profit perché rappresentano il punto d?incontro tra l?esigenza delle imprese di dimostrare ai cittadini la propria responsabilità sociale e la necessità delle non profit di raccogliere fondi e di sviluppare metodi organizzativi e gestionali mutuabili dal mondo profit.

Sebbene ottenere una sponsorizzazione, soprattutto con un?impresa di grandi dimensioni, sia cosa tutt?altro che semplice e la strada da seguire possa sembrare complicata e pericolosa, i vantaggi che si possono ottenere da questo tipo di partnership compensano ampiamente le difficoltà e gli investimenti che la non profit deve fare.

Un primo vantaggio è senz?altro il miglioramento della conoscenza dell?organizzazione da parte dei pubblici di riferimento, fattore determinante soprattutto per quelle di recente costituzione o che soddisfano bisogni ancora allo stato latente. Collegata a esso vi è la possibilità di migliorare l?informazione sulle attività svolte, e quindi, terzo vantaggio, di aumentare il numero di aderenti e, conseguentemente, di volontari. Quest?ultimo fattore è particolarmente importante per le non profit che utilizzano consistenti quantità di risorse umane (mondo dell?assistenza, della tutela ambientale, …) e per le quali il capitale umano è elemento fondamentale della propria attività. Altro vantaggio importante delle sponsorizzazioni sociali è che attraverso di esse migliora la capacità di ?fidelizzare? gli aderenti e i volontari. In un momento storico in cui la ?competizione? per l?ottenimento delle risorse entra anche nel Terzo settore la capacità di rendere la propria organizzazione visibile e ?appetibile? perché in grado di dimostrare la bontà della propria mission e la capacità di raggiungere i fini statutari è un ?vantaggio competitivo? che nessuno può permettersi di trascurare.
Per raggiungere tale effetto fidelizzante è necessario sfruttare altre due opportunità che le sponsorizzazioni sociali offrono: la possibilità di diversificare la propria immagine da quella di altre organizzazioni che operano nello stesso campo, e quella di creare un rapporto privilegiato con la comunità in cui si opera, fattore che diventa di fondamentale importanza qualora la non profit operi su una base territoriale limitata e abbia quindi la necessità di essere conosciuta e di avere l?appoggio del numero più alto possibile di cittadini.

L?ultimo fattore di positività deriva dal fatto che, grazie all?impatto di comunicazione che l?impresa deve essere stimolata a offrire, la non profit partner è in grado di sensibilizzare i cittadini sul sorgere di nuovi bisogni fungendo così da informatore sulle future ?emergenze sociali?.

A fronte di questi vantaggi vi è però la necessità di avvicinarsi alle sponsorizzazioni non solo con le conoscenze tecniche di base ma anche con una chiara percezione della propria mission e dei propri pubblici di riferimento, a iniziare da quelli dei volontari e dei donatori.

Soltanto dopo aver capito chi si è e cosa si vorrà essere si possono effettuare una serie di considerazioni etiche che devono guidare l?organizzazione nella scelta del partner profit o nel suo eventuale rifiuto. Se è ovvio infatti che per molte non profit risulta difficile accettare rapporti di partnership con imprese che producono beni non sempre positivamente considerati (armi, alcolici, tabacco,…), meno ovvia è la possibilità che potenziali pericoli si celino anche dietro prodotti o imprese apparentemente innocui.

Per evitare equivoci e rischi è quindi opportuno porsi alcune domande. Quale immagine ha il potenziale partner dinanzi all?opinione pubblica e come sono percepiti non solo i suoi prodotti ma anche i suoi metodi produttivi? Esiste un prodotto, magari secondario, che può rappresentare un problema di tipo etico o comunque contrapposto alla propria mission? Quali sono i motivi che spingono l?impresa a offrire una sponsorizzazione: la comprensione dell?importanza della responsabilità sociale o la necessità di riottenere la fiducia dei consumatori a fronte di comportamenti/prodotti non apprezzati? In che modo il partner profit intende realizzare la partnership, quale è il suo grado di discrezionalità e quale quello di controllo lasciato alle non profit?

Rispondere a queste domande significa tracciare un chiaro confine tra le cose che si possono fare e quelle che si devono invece evitare, che è poi come stipulare una polizza assicurativa sulla vita della propria organizzazione.
Fatto questo passaggio e prima di approfondire il rapporto con il potenziale sponsor bisogna essere consci di due fatti importanti. In primo luogo che si deve essere in grado di portare la quantità necessaria di tempo e di professionalità affinché si raggiungano non solo i propri obiettivi ma anche quelli auspicati dallo sponsor. Questo richiede un?organizzazione e un responsabile particolarmente flessibili e desiderosi di affrontare nuove sfide e i rischi a esse connessi, ma necessita anche di un sistema informativo interno ed esterno che sappia comunicare in tempo reale ai pubblici di riferimento le motivazioni, l?implementazione e i risultati dell?operazione. In secondo luogo che è necessario avere una buona capacità di pianificazione per essere in grado di offrire all?impresa profit una proposta in grado di soddisfare le sue esigenze. I rapporti di partnership con il mondo profit dovrebbero tutti rientrare in un programma continuamente implementato e mai ridursi a operazioni spot, organizzate di volta in volta senza la predisposizione di una struttura stabile che agisca sulla base di meccanismi organizzativi provati e di volta in volta migliorati.

E proprio nell?ottica di rendere le sponsorizzazioni un elemento centrale della funzione raccolta fondi che è stato realizzato il Programma di Relazione con le Imprese (P.R.I.), che può essere considerato come una cornice generale che traccia le linee comportamentali di base lasciando alle singole non profit la possibilità di adattare tale programma alla propria realtà.

I passaggi fondamentali del P.R.I. prevedono l?analisi delle capacità della struttura interna della non profit, la definizione degli obiettivi di breve, di medio-lungo e di un codice comportamentale, la predisposizione di un lavoro di monitoraggio interno ed esterno, l?analisi dei potenziali sponsor e dei modi di comunicazione con essi, l?identificazione del contatto all?interno dell?impresa profit e la metodologia di approccio.

Un tale schema organizzativo permette di capire come le sponsorizzazioni sociali non siano soltanto un metodo di raccolta fondi ma siano un processo complesso che costringe l?organizzazione a ?crescere? migliorando di riflesso i risultati qualitativi e quantitativi della gestione e permettendole un più efficace perseguimento dei fini istituzionali.

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