Non profit

C’era una svolta

di Paolo Dell'Oca

In alcuni numeri di Topolino c’erano le storie a bivi: ad un certo punto ti veniva chiesto: “Se credi che Paperino accetterà la sfida di Gastone va’ a pag. 34, se pensi debba rifiutarla vai a pag. 42”. La lettura è un’attività tutt’altro che passiva, ma in quel caso l’autore chiedeva esplicitamente al lettore di affiancarlo nello sviluppo della storia che preferiva leggere.

Mi han sempre incuriosito le narrazioni non lineari. Aggiungono all’esperienza una dimensione ludica, da esplorazione di testi. M’interrogo sul come questa comunicazione, più da frontiera che da mainstreaming, possa recitare un ruolo nel racconto che fanno di sé le organizzazioni del terzo settore.

Tre libri, tra gli altri, reputo magici per come mi hanno mostrato in tempi recenti nuove terre della comunicazione cartacea. Il primo è fuorviante, folle, meraviglioso. Un capolavoro. Capace di riportare il lettore ad uno stadio della conoscenza prescolastica.

L’opera d’arte è il Codex Seraphinianus, tomo edito nel 1981 dall’artista Luigi Serafini, e si tratta (ci provo) di un’enciclopedia di una cultura fantastica, visionariamente illustrata e descritta in una grafia sconosciuta. Sfogliandolo si prova ad interpretare il codice, a “significarlo”, ma la sensazione predominante è quella dello stupore. Lo stupore di fronte al libretto d’istruzioni di una cultura aliena.

Il secondo testo, che normalizza questa terna, è S. La nave di Teseo (non la casa editrice), di Doug Dorst da un’idea di J. J. Abrams. L’escamotage narrativo in questo caso consiste nel raccontare una storia fuori dai paragrafi di un romanzo, parallela e ad esso connessa.

Gli autori ci riescono con appunti a mano (di più mani, in un botta&risposta) scritti a bordo pagina e disseminando nel libro tovagliolini scritti, immaginette, cartoline che dipanano (o ingarbugliano?) un mistero che non ho ancora concluso.

Lo stesso Abrams caldeggia (come “monumentale, di una brillantezza rara, spezzacuore, spassoso, sorprendentemente intimo e profondo”) il terzo oggetto narrativo che mi piace radunare in questo post: una scatola. Building Stories, di Chris Ware, contiene infatti 14 graphic novel su differenti supporti, tra libri, giornalini, strisce e una mappa cartonata, che riportano le vicende di una donna con una gamba amputata e del suo intorno, filtrato dal suo punto di vista.

I 14 volumi fanno riferimento a lei o a elementi a lei vicini, e sono fruibili nell’ordine che si preferisce. È una riflessione sulle proprie prospettive sulla vita, su come cambiano con il tempo, modificando la vita stessa, quella vissuta e quella ancora da vivere: cambia il futuro, nelle scelte che la protagonista compie, e cambia il passato, mutando la memoria che ne ha, o dandone un’interpretazione nuova.

Ritengo questi libri siano oggetti magici per l’esperienza mediatica che offrono: per chi studia o lavora nella comunicazione credo sia importante contare nella propria lettura anche opere che propongono forme narrative inusuali, al di là del fatto che queste possano dare, almeno occasionalmente, una svolta di originalità alla produzione di contenuti.

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