Sostenibilità

C’era un volta il Danubio Cronaca di una tragedia annunciata

Ecoimpronta

di Redazione

di Eva Alessi
L’incidente in Ungheria è un enorme disastro ambientale: la funesta marea di fango rosso, altamente tossica, ha raggiunto il Danubio, il secondo fiume più grande d’Europa che attraversa quattro capitali europee. Era già arrivata nei giorni scorsi al Marcal, il fiume più vicino alle vasche da cui sono fuoriusciti i fanghi tossici distruggendone completamente l’ecosistema a causa di un tasso di alcalinità letale per la vita, sia di animali sia di piante.
L’incidente è avvenuto nella fabbrica di alluminio di Ajaka, a circa 160 km da Budapest: questi fanghi rossi sono i residui della bauxite utilizzata per la produzione di alluminio, sono debolmente radioattivi e altamente corrosivi e contengono metalli pesanti quali piombo, cadmio, arsenico e cromo. Probabilmente anche mercurio e fluoro. Né le cause dell’incidente, né l’effettiva composizione di questi fanghi sono ad oggi note. Ci sono morti e dispersi, dopo che il torrente di fango ha inondato case e spazzato auto; moltissimi gli ustionati dal liquido caustico o gli intossicati da quel milione di metri cubi di fanghi chimici. Questo incidente senza precedenti avrà effetti profondi sugli ecosistemi, la fauna selvatica, le zone umide e i corpi idrici superficiali della regione, anche alla luce della fragilità delle riserve di acqua potabile.
I metalli pesanti, oltre che per la loro persistenza, sono pericolosi perché tendono a bioaccumularsi: la loro concentrazione aumenta negli organismi biologici col tempo. I pesci di grossa taglia sono soggetti a bioaccumulo di metalli pesanti e altri contaminanti che possono trasferire poi all’uomo che se ne ciba. Gli effetti nocivi a breve e lungo termine variano a seconda del metallo e spaziano da danni ai reni, al sistema nervoso e al sistema immunitario, in diversi casi possono avere anche effetti cancerogeni.
È difficile oggi prevedere i danni ambientali di questa catastrofe. Molte squadre sono al lavoro per tentare di arginare i danni: non è cosa facile perché è necessario gestire con attenzione gli acidi che si stanno usando per neutralizzare l’alcalinità dei fanghi: infatti nel momento in cui il ph dell’acqua diminuisce, la solubilità dei metalli pesanti aumenta, le particelle del metallo diventano più mobili e hanno maggiori probabilità quindi di raggiungere le acque sotterranee e i fiumi. Inoltre, a differenza di altre sostanze (come gli antiparassitari organici) i metalli non possono essere scissi o degradati in componenti meno nocive per l’ambiente.


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