Comunità educante

Centri sportivi di comunità, parola chiave inclusione

Lo sport come un'esperienza educativa per favorire la crescita di bambine, bambini, ragazze e ragazzi. Questa la mission di un progetto che ha coinvolto 400 minori all'anno negli ultimi tre anni su iniziativa della cooperativa sociale La Locomotiva, Fondazione Laureus Italia e impresa sociale Play for Change

di Gabriella Debora Giorgione

Calcio, ginnastica artistica, pallavolo, tennis tavolo, karate, pallacanestro, taekwondo, badminton, atletica e danza. Non solo sport ma “luoghi” di inclusione.
Sono i “Centri sportivi di comunità” e sono nati come azione di un progetto che ha messo insieme la cooperativa sociale La Locomotiva , Fondazione Laureus Italia e l’impresa sociale Play for Change, sostenuti dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Gli obiettivi

Supportare minori e famiglie che vivono in periferie e contesti di forte disagio sociale delle città di Roma, Napoli e Palermo, per uscire dalla condizione di povertà educativa, utilizzando lo sport come strumento educativo e di crescita e di aiuto allo sviluppo delle competenze di base, delle life skills e delle competenze di tipo motorio: questa la mission del progetto che ha lavorato in alcuni quartieri sensibili e a rischio marginalizzazione. Come Pietralata e Corviale a Roma, ad esempio, oppure la Sanità e Mercato a Napoli o Montepellegrino a Palermo dove è stato attivato un centro sportivo di comunità-Csc, in cui realizzare percorsi sportivi e formativi per i minori e le famiglie residenti all’interno di strutture preesistenti da riqualificare. Una rigenerazione complessiva di persone e luoghi, dunque, perché è solo così che l’ecosistema umano può essere armonico.
«I Centri sono stati chiamati così perché vogliono essere fortemente orientati alla comunità, al contesto in cui si trovano e ai bisogni che emergono. Da una parte, essendo aperti alle altre esperienze educative presenti nei diversi quartieri per dare continuità, attraverso lo sport, ai diversi interventi che coinvolgono i bambini. Dall’altra, cercando di uscire fuori le mura del Centro e andando nella scuola ma anche per le strade e nelle piazze. Infatti l’attività di avviamento allo sport che si è svolta all’interno di 4 scuole diverse ha coinvolto altri 230 bambini», spiega Arnaldo Rossi, coordinatore di progetto e referente di “La Locomotiva Onlus”

Il metodo

Si è partiti con il coinvolgimento in via prioritaria bambine e bambini in condizioni di povertà educativa, secondo una strategia generale di inserimento coordinata tra centri e comunità educante: scuole, servizi sociali, servizi educativi territoriali e altre organizzazioni. 
Nei cinque centri sono state svolte attività sportive inclusive e accessibili a tutti. Ciascun centro sportivo di comunità è stato aperto da 2 a 6 giorni alla settimana e, accanto alle attività sportive, i minori sono stati supportati in attività di sostegno scolastico (doposcuola), ricreativo e di promozione della salute per la diffusione di stili di vita sana (educazione all’alimentazione, educazione digitale per lo sport, spazi di confronto e convivialità).
Per le famiglie, invece, attivati sportelli di ascolto, incontri formativi e informativi. 


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I risultati

I Csc hanno spinto per la costruzione della comunità educante di riferimento, promuovendo l’allaccio di reti territoriali e alleanze educative tra scuole, insegnanti, operatori sociali ed educatori, con la volontà di arrivare a costruire azioni sinergiche per interventi strategici integrati e condivisi. 
Ad oggi, i Csc hanno coinvolto più di 400 bambini e ragazzi ogni anno: circa l’11% è di origine straniera, con un 40% di bambine e ragazze che hanno partecipato a tutte le attività variegate di corsi sportivi: dal basket alla ginnastica, dalle arti marziali al tennis tavolo passando per calcio e padel, tutto sempre in chiave di inclusione sociale.
Ottimi numeri, dunque, che Ruggero Magnoni, presidente della Fondazione Laureus, commenta così: «Bisogna riportare nel sociale e nello sport i migliori principi dell’imprenditoria: ottimizzazione delle risorse, perfezionamento delle capacità. Per attrarre investitori bisogna avere delle dimostrate capacità di efficacia ed essere costanti, perché è il tempo che aumenta l’impatto».

«Siamo un Ente gestore, i soldi che mettiamo a disposizione vengono stabiliti grazie ad una legge di Stato che concede il credito d’imposta alle fondazioni di origine bancaria, una risorsa importante per il bene pubblico che dovrebbe essere anche più conosciuta. Il lato gestionale, le competenze e l’impegno capillare che c’è dietro ad un progetto come Csc non sempre è riconosciuto. Questi cinque centri hanno una leadership: sono fatti di gente che sa mettere insieme altra gente, che sa gestire gruppi di ragazzi, interfacciarsi con le famiglie famiglia, occuparsi di progettare e riprogettare», ha detto Marco Rossi Doria, presidente di “Con i bambini” alla presentazione dei risultati avvenuta lo scorso 24 maggio all’Università degli studi “Parthenope” di Napoli. Al workshop ha partecipato anche il campione di boxe Patrizio Oliva che ha offerto il proprio toccante ricordo: «Se mi guardo indietro, vedo un bambino che abitava in un quartiere popolare, che proveniva dalle macerie della vita, da un padre violento, dalla morte di mio fratello a 15 anni. Per me lo sport è una metafora della vita: richiama il senso profondo dell’esistere, con i suoi problemi, le sue paure, la voglia di affermarsi, di vincere. Ci trasmette valori importanti, come il rispetto delle regole, il senso di appartenenza, la solidarietà, la tolleranza, il credere in sé stessi e negli avversari».

le foto sono concesse a VITA dall’Ufficio Stampa Fondazione Laureus Italia

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