Politica

Centri islamici: primi passi in Comune

Avviato un percorso di lavoro condiviso dopo l’incontro di ieri tra il vicesindaco i i rappresentanti delle comunità islamica

di Redazione

La vicesindaco Maria Grazia Guida, presenti gli assessori Chiara Bisconti e Marco Granelli, ha coordinato ieri mattina il primo incontro con i rappresentanti delle comunità islamiche di Milano.

Aprendo l’incontro, ha sottolineato che «La nostra Giunta punta a una cittadinanza aperta e inclusiva, capace di valorizzare la pluralità di convinzioni per contribuire insieme a creare una convivenza pacifica e serena. La prima scelta è dunque quella di porre questo confronto come risorsa e non come questione di ordine pubblico, come urgenza culturale che ci coinvolge tutti. Ribadiamo con convinzione l’esigenza di questo dialogo culturale, di conoscenza, senza nasconderne i problemi, ma affrontandoli; la nostra non è una città che tollera, ma che si confronta attraverso la conoscenza e non nascondendo identità e problemi. Questo dialogo che avviamo oggi è, e può essere, una risorsa per la città».
Al termine dell’incontro, Maria Grazia Guida ha aggiunto: «La prima esigenza emersa dalle comunità islamiche è quella di avere luoghi di culto dignitosi dove pregare, e che siano anche spazi di relazione sociale in cui, per esempio, donne, bambini e ragazzi si possano incontrare per svolgere  attività ricreative e culturali. Su questi punti, con l’incontro di oggi si è avviato un percorso condiviso di lavoro in cui comunità e Amministrazione collaboreranno nei prossimi mesi. Abbiamo fissato il prossimo appuntamento per il 14 settembre, in quell’occasione analizzeremo nel dettaglio i bisogni delle comunità per quanto riguarda il problema degli spazi per la preghiera».

Il Comune, attraverso l’assessorato al Benessere, Qualità della vita, Sport, Tempo libero, intende quindi aiutare le comunità a trovare spazi che possano diventare luoghi di culto adatti alle loro esigenze. Su questo l’assessore Chiara Bisconti ha dichiarato: «Diverse comunità sono costrette a pregare in luoghi non adatti, come, per esempio, alcune palestre. Noi pensiamo che questi siano spazi in cui si debba solo fare ginnastica, ed è giusto che continui ad essere così, perché riteniamo che per le funzioni religiose siano necessari altri tipi di ambienti e come tali debbano avere altre caratteristiche».

 


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