Violenza sulle donne

Centri antiviolenza nel sud, «il Governo dica come finanzierà gli 80 progetti eliminati dal Pnrr»

Il governo Meloni, in estate, ha cancellato i 300 milioni di euro di fondi Pnrr da destinare ai beni confiscati alle mafie. «Novanta giorni dopo non sono ancora stati specificati quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso cui saranno finanziati i 240 progetti già avviati», denuncia Mario Morcone, assessore regionale campano alla Sicurezza. «A rischio ci sono anche 80 progetti destinati alla creazione di centri antiviolenza per le donne in difficoltà»

di Sabina Pignataro

Per anni molti beni confiscati sono rimasti abbandonati, per mancanza di progetti e di fondi. Poi, per fare un riassunto stringato, il Governo Mario Draghi aveva deciso di destinare 300 milioni del Pnrr per trasformare i tesori dei boss in beni comuni, come asili nido, centri antiviolenza, presidi di mutualismo e legalità in territori colpiti dalla violenza mafiosa. Trecento milioni riservati solo alle Regioni del centrosud. Ossigeno, seppure con il limite del mancato coinvolgimento strutturale delle associazioni del Terzo settore. Siamo nel novembre 2021: viene pubblicata la graduatoria definitiva di ammissione al finanziamento degli enti locali, i fondi vengono stanziati e 254 progetti vengono avviati. (qui la mappatura realizzata da Openpolis)

Openpolis: Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie

Facciamo un salto temporale.
Estate 2023: doccia fredda. Tra i finanziamenti del Pnrr che il governo di Giorgia Meloni ha deciso di cassare con un colpo di penna ci sono anche i 300 milioni per i beni confiscati. Nei sedici miliardi del Pnrr a rischio rientrano anche i progetti per la lotta al dissesto idrogeologico, la rigenerazione urbana, la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto.

Il numero più alto di progetti finanziati (ben 75) si registrava in Campania che perde dunque un investimento complessivo di 110 milioni di euro, il 36,5% del totale dei fondi disponibili. Alla Sicilia sarebbero andati 83 milioni, alla Calabria 58, alla Puglia 37, all’Abruzzo 8,5 milioni e alla Basilicata 3,3 milioni di euro.

A rischio i progetti contro la violenza di genere


Il 31% di questi progetti (circa 89) era destinato alla creazione di centri antiviolenza per le donne in difficoltà. Che ora rischiano di non essere realizzati. Eppure proprio i progetti per le donne vittime di violenza erano stati considerati molto importanti, al punto da meritare più punti nel bando che prevedeva 250 milioni di euro.

Ad agosto la reazione di Libera fu durissima: «Una scelta sbagliata che penalizza tutte quelle Amministrazioni comunali che in questi mesi hanno progettato, impiegato risorse pubbliche e attivato manifestazioni di interesse con l’ Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, e improvvisamente, si trovano senza risorse previste per trasformare il tesoro dei boss in beni pubblici per la comunità. Quello che doveva essere un investimento per gli enti locali si è trasformato in uno spreco di risorse pubbliche e di tempo lavorativo».
Mara Carfagna, presidente di Azione, che aveva voluto la misura insieme alla ministra Bonetti, presentò un’interrogazione ministeriale.

«In quella occasione Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, disse che le risorse per valorizzare i beni confiscati troveranno copertura attingendo ad altre fonti di finanziamento, tra cui il Fondo per lo sviluppo e la coesione», ricorda Mario Morcone, assessore regionale campano alla Sicurezza, legalità e immigrazione.

Passano altri novanta giorni.

«Alcuni sindaci, prudentemente, interrompono i lavori, per timore di dover poi ricorrere ai propri fondi. Altri, più fiduciosi, li proseguono, contando sulla promessa fatta in Parlamento dal ministro Fitto», spiega Morcone.
«Il problema che denunciamo oggi però è questo: allo stato attuale non sono ancora stati specificati quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr». La preoccupazione, quindi, è palese e motivata. «Io voglio credere al ministro Fitto – sottolinea l’assessore campano. – Ma ci dica come e quando arriveranno questi finanziamenti. Altrimenti quello che doveva essere un investimento per gli enti locali si trasformerà in uno spreco di risorse pubbliche».

Io voglio credere al ministro Fitto. Ma ci dica come e quando arriveranno questi finanziamenti.

Mario Morcone, assessore regionale campano alla Sicurezza

Per sbloccarli servirebbe l’accordo con la Presidenza del Consiglio dei ministri, a tutt’oggi non firmato. «È fondamentale che i 300 milioni di euro siano stanziati concretamente e al più presto ma, allo stesso tempo, che il Governo dia garanzie precise affinché i finanziamenti non siano sottratti ad altri progetti relativi ai programmi di sviluppo e coesione, in particolare nelle regioni in condizioni socio-economiche più critiche».

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