Formazione

Centoventimila miliardi di cose da fare

Cambiati i criteri di assegnazione e gestione delle quote

di Carlotta Jesi

Centoventimila miliardi. Che ce li si immagini come una montagna di euro o un grande assegno intestato all?Italia e firmato dall?Unione europea, l?effetto shock non cambia. È con tutti questi soldi, che se le richieste del nostro Paese verranno accolte a Bruxelles in settembre, potremo combattere esclusione sociale, povertà, disoccupazione e molti tipi di discriminazione nel nuovo millennio. Dal 2000 al 2006, per essere esatti, è l?arco di tempo in cui l?Italia potrà spendere la sua quota di fondi strutturali per migliorarsi oppure scegliere di sprecarne la maggior parte come è successo negli ultimi cinque anni. Riusciremo anche questa volta a guadagnarci la maglia nera di Paese europeo che rispedisce più finanziamenti, il 50% di quelli 1994/99, al mittente? A pochi giorni dalle elezioni del nuovo Parlamento e in tempo di bilanci sulla vecchia legislatura, ?Vita? è andata a chiederlo ai diretti interessati. Associazioni e organizzazioni della società civile che di ambiente, formazione, lotta alla disoccupazione e riqualificazione delle aree rurali si occupavano molto prima che l?Europa unita nascesse e ne facesse obiettivi dei suoi programmi di sviluppo, come il Fondo sociale Europeo. Organizzazioni non governative, fondazioni ed enti non profit che la firma del Patto sociale per lo sviluppo, quest?inverno, ha riconosciuto ?soggetti economici e sociali? e invitato a far parte del Comitato nazionale per i fondi strutturali comunitari 2000 – 2006. Un punto di osservazione assolutamente privilegiato da dove Nuccio Iovene, segretario generale del Forum del Terzo settore, dichiara: «Abbiamo avuto un ruolo attivo nella programmazione dei nuovi fondi comunitari, nelle decisioni su come impegnarli. E ci sono importanti novità». Ecco quali. Idee per il rilancio del Mezzogiorno «Innanzitutto il tipo di approccio ai problemi, che da settoriale diventa integrato», spiega soddisfatto Mauro Albrizio di Legambiente. Che come rappresentante del Terzo settore ha partecipato ai tavoli di discussione sull?ambiente e proprio partendo dal settore che più gli sta a cuore spiega in cosa consistono i cambiamenti inseriti nella programmazione italiana dei fondi strutturali per il 2000. «Cambiamenti epocali. Basti pensare che per la prima volta si riconosce formalmente l?obiettivo dello sviluppo sostenibile, come indica il Trattato di Amsterdam, e lo fa in un?ottica di approccio integrato con le politiche per lo sviluppo. Mi spiego: il nostro governo ha finalmente riconosciuto che, per esempio, non si può pensare di rilanciare economicamente il Mezzogiorno senza ?sfruttare? le sue ricchezze culturali e ambientali». Ossia quei ?beni immobili? cui prima erano destinati solo i fondi avanzati da qualche programma e oggi invece ?sottraggono? finanziamenti agli incentivi dati alle imprese per creare occupazione. «Segno di un passaggio dal mero assistenzialismo che non ha creato nuovi posti di lavoro», aggiunge Albrizio, «a un?ottica più propositiva. Che per le risorse naturali e culturali si impegni il 30 % dei finanziamenti, come delibera il documento riassuntivo che abbiamo adottato nel maggio scorso, è segno di una precisa determinazione politica». Si riapre il capitolo sicurezza E di un?apertura significativa verso quelle realtà sociali che di fatto gestiscono i fondi. E hanno suggerito alle istituzioni un modo di risolvere i problemi senza isolarli dal loro contesto proprio. A spiegare come è Umberto Mosiello dell?Anolf, che ha partecipato ai tavoli di lavoro su un tema importante come la sicurezza: «Come si fa a pensare allo sviluppo del Sud, alla sua sicurezza, se si continua a concentrarsi su quella parte di società che nulla ha da proporre, né come deterrente né come impegno, per la legalità?». Non si fa. Lo hanno compreso anche pubbliche amministrazioni, corpi di polizia e prefetti che, accogliendo i suggerimenti del Terzo settore, hanno fatto della sicurezza un tema nazionale e non risolvibile se non con un sistema di interventi integrati. «Con una precisa strategia d?azione che beneficia dei finanziamenti di tutti i fondi strutturali e non solo di uno», precisa Albrizio. Per lui quanto accaduto intorno al tavolo di discussione sulla sicurezza è la metafora di un grande cambiamento in atto, di un?apertura delle istituzioni ad accogliere suggerimenti e modalità di lavoro che vengono dal basso: «Ma ve li immaginate prefetti, corpi di polizia e perfino uomini del ministero degli Interni, abituati a ricevere ordini dall?alto, trovarsi di colpo ad accogliere gli imput che vengono dai cittadini normali? Dalla società civile?». Per farlo, forse, bisognerà aspettare l?erogazione dei nuovi fondi strutturali nei primi mesi del prossimo anno e i risultati dei progetti che essi consentiranno di attuare. Ossia la ?fase 2? di un percorso appena iniziato e per nulla libero da preoccupazioni. Evitare lacci e lacciuoli Potrebbe nascere qualche problema? A parlarne è Franco Marzocchi di Federsolidarietà. Che nelle fase di programmazione dei nuovi fondi si è occupato soprattutto di tematiche legate all?esclusione sociale, e dice: «Il tema delle politiche di riequilibrio rispetto ai cittadini è stato effettivamente accolto in molti dei tavoli di lavoro, ma chi ci assicura che, quando si tratterà di determinare le linee esatte di finanziamento, non prenderanno il sopravvento priorità e interessi già consolidati?». I timori del Terzo settore, dunque, riguardano le difficoltà di gestione dei fondi da parte della pubblica amministrazione e la possibilità che esse riducano le potenzialità di innovazione sociale che i programmi finanziati con i fondi strutturali potrebbero avere. «Se le alleanze che abbiamo stabilito con le Regioni durante la fase di programmazione non si rivelassero profonde come pensiamo, quella del Terzo settore sarebbe solo una vittoria di Pirro», spiega preoccupato Mauro Albrizio di Legambiente. A vincere una battaglia e perdere la guerra lui proprio non ci tiene. E lascia a Nuccio Iovene il compito di illustrare in che modo gli orientamenti nazionali del Piano di Sviluppo del Mezzogiorno da finanziare con i fondi strutturali del 2000 non rimangano solo buone intenzioni. «Il partenariato tra società civile, regioni e amministrazioni pubbliche non deve fermarsi alla programmazione e alle linee da seguire nell?assegnazione dei fondi strutturali», spiega il Segretario Generale del Terzo settore. Che per evitare di ripetere gli errori del passato e restituire a Bruxelles oltre il cinquanta per cento dei finanziamenti, all?Italia suggerisce di: «affidare al Terzo settore anche il monitoraggio dei progetti lanciati grazie ai fondi strutturali». Fondo sociale europeo Bilancio dell?Ue: 307.858 miliardi di lire Fondi strutturali destinati al cofinanziamento di attività degli Stati membri tot. 92.752 miliardi di lire (1/3 intero bilancio) FSE destinati all?Italia dal 94/99 10.515 miliardi Quanto chiederà l?Italia per il periodo dal 2000/2005 120 mila miliardi Quanto e come li abbiamo usati? Obiettivo 1 Sostegno al mezzogiorno earee socio-economiche depresse assegnati 5.405 mld Obiettivo 2 e 5b Progetti a favore di regioni industriali depresse e per lo sviluppo zone rurali assegnati 588,5 mld Obiettivo 3 Lotta alla disoccupazione, inserimento lavorativo giovani ed espulsi dal mercato del lavoro, promozione pari opportunità assegnati 2.957 mld Obiettivo 4 Agevolare l?adattamento dei lavoratori ai mutamenti della produzione assegnati 787 mld INIZIATIVE E PROGRAMMI COMUNITARI (ES. NOW, HORIWON, ADAPT, ECC.) assegnati 777,5 mld


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