Volontariato

Centomila scudi di pace

Ernesto Olivero(Sermig),don Elio Damoli (Caritas) e Maurizio Carrara(Cesvi) sono pronti a guidare l’invasione:"Per fermare la guerra e i massacri in Kosovo.Vogliamo fare qualcosa subito".

di Gabriella Meroni

Quanti soldati ha l?esercito della pace? Probabilmente milioni e milioni, tanto da formare un?armata invincibile, ben più numerosa di quelle che si fronteggiano in questi giorni nei Balcani. Potrebbe vincere, e invece non è ancora sceso in campo. O meglio l?ha fatto e lo sta facendo con un arma che finora si è rivelata spuntata, l?arma delle parole, e con una miriade di iniziative che spesso non escono dai canali semiclandestini degli indirizzari e-mail e delle riunioni delle tante associazioni impegnate per la pace. ?Vita? in questo numero lancia un?iniziativa ambiziosa: una mobilitazione per la pace in Kosovo che riunisca le tante mobilitazioni personali e dei gruppi, dando loro più forza e più voce, arrivando fino a un?invasione pacifica del Kosovo per affermare non solo la giustizia, ma la possibilità concreta della pace. Si chiama ?Io vado a Pristina? e punta a raccogliere 100 mila adesioni. Centomila persone, non certo eroi ma uomini e donne responsabili che si sono stancati di rimanere a guardare davanti a bombardamenti e deportazioni, massacri e scudi umani.
Le prime, convinte adesioni ci sono già arrivate. Don Albino Bizzotto, Ernesto Olivero, don Oreste Benzi, Alessandro Marescotti, Maurizio Carrara sono già pronti a partire, riuniti in una sorta di ?comitato promotore? del nostro appello. Don Bizzotto, fondatore dell?associazione pacifista ?Beati i costruttori di pace? che da molti anni si batte per la convivenza dei popoli nell?ex Jugoslavia con la campagna ?I care?, aveva già organizzato una marcia della pace proprio a Pristina lo scorso dicembre. Ma ci tornerebbe anche subito. «Noi vogliamo la pace, non solo per il Kosovo e solo per una parte in causa, ma per tutti», dice don Albino. «I morti e le sofferenze non hanno colore, trincee, schieramenti. La pace sa essere più forte anche di coloro che non la vogliono, perché la pace è la cosa più ragionevole. Per questo vale la pena di spenderci parole ma anche e soprattutto mettere in campo azioni e mobilitazioni». L?iniziativa di ?Vita? ha raccolto anche l?adesione di Ernesto Olivero, oggi in pellegrinaggio a piedi per tutta l?Italia per raccogliere fondi a favore dei profughi e chiedere la pace. «Al Sermig stiamo digiunando da quando è iniziata la guerra», spiega Olivero. «E abbiamo consegnato all?ambasciatore jugoslavo a Roma una lettera per Milosevic in cui chiediamo che autorizzi i corpi civili di pace a entrare nel territorio della Federazione. Se risponderà di sì, invaderemo la Jugoslavia innanzitutto per aiutare i cittadini di quel Paese a ricostruirlo. Spero che saremo in tanti, cioè in 100 mila come si chiede nell?appello». «Noi della Comunità Papa Giovanni XXIII siamo in 1300, i volontari dell?Operazione Colomba sono 700: avete già 2000 persone pronte a partire», afferma don Oreste Benzi che da parte sua è in partenza per l?Albania dove ha stabilito una casa famiglia a Lezhe. «Quando poi si tratterà di entrare in Kosovo, potete pure contare su di noi: lo conosciamo bene, e vi faremo da guida». E mentre uno storico militante come Mario Capanna afferma di voler ?firmare due volte?, un altro pacifista convinto come Dino Frisullo, in procinto di partire per il Montenegro con la spedizione dell?Ics, si spinge oltre: «Voglio andare sui ponti di Belgrado insieme agli abitanti che fanno da scudi umani, voglio condividere le sofferenze dei profughi, e soprattutto voglio fare di tutto per andare in Kosovo, dove ciò che preoccupa di più è l?assoluto silenzio della società civile. Non filtra alcuna voce da quel Paese ormai quasi deserto, e mentre alcune ong serbe riescono faticosamente a superare le cortine del silenzio, in Kosovo sembra essere calata una spessa coltre di morte. Come accettare che accada questo in Europa?». «Sì, è finito il tempo delle parole e deve venire quello della testimonianza diretta», aggiunge Alessandro Marescotti di Peacelink, la rete telematica pacifista di controinformazione e aggregazione sui temi della pace nel mondo. «E ai soliti prudenti, a quelli che giustamente ricordano i molti pacifisti che hanno lasciato la loro vita sui campi di battaglia di mezzo mondo, rispondo che la forza di questo appello sarà proprio la quantità di adesioni che saprà raccogliere. Per questo avrà tanto più significato e forza tanto più saremo davvero in tanti. Spero che aderiscano soprattutto i giovani, che mai come in questa guerra hanno dimostrato la loro voglia di non stare alla finestra dando la propria disponibilità alle iniziative del volontariato, finora l?unica forza di pace in campo». Una forza che tra l?altro, tra ong e associazioni, appartiene quasi esclusivamente all?Italia, in prima linea innanzitutto sul fronte degli aiuti. E che proprio da questo impegno tangibile arrivi poi la spinta per riprendere la via della tregua potrebbe non essere un sogno. Ma occorre fare qualcosa subito. «Ho la sensazione che ci siamo incartati», avverte Maurizio Carrara del Cesvi. «La spinta di chi vuole la guerra a ogni costo è fortissima, i bombardamenti non si fermano, la gente muore, i kosovari vengono cacciati in massa dalle loro case, forse molti sono stati uccisi. Ma io come cittadino di questo Paese e come persona pacifica sento il bisogno di fare qualcosa, di invitare tutte le persone di buona volontà a far sì che si fermi la guerra. E voglio che i due contendenti si fermino insieme, i serbi e la Nato. Se poi per far questo c?è bisogno di togliere gli eserciti di mezzo e portare i pacifici in prima linea, io sono disponibile a partire». Infine, don Elvio Damoli, presidente della Caritas italiana, nel dare la sua adesione precisa: «Iniziative come questa vanno nella direzione in cui lavoriamo anche noi, quindi nella creazione di una mentalità e una cultura di pace, che costituisce l?unica arma potente per far finire tragedie come quella dei profughi e delle bombe. Le tragedie a cui assistiamo infatti non sono determinate da catastrofi naturali, come terremoti o alluvioni, ma dalla mano dell?uomo. Quindi è il cuore dell?uomo che va cambiato per poter sperare ancora nel futuro».

È finito il tempo delle parole. È arrivato il momento della testimonianza diretta e personale

Aderire all?appello di ?Vita? per una mobilitazione personale a favore della pace in Kosovo è facile, e qui di seguito vi spieghiamo come fare. I primi 44 sostenitori, raccolti dalla nostra redazione in poche ore, rappresentano il ?Comitato promotore? di fatto dell?iniziativa. Molti sono esponenti del Terzo settore italiano, come Don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di pace), Maurizio Carrara (Cesvi), Ernesto Caffo (Telefono Azzurro), Nuccio Iovene (Forum del Terzo settore), Ernesto Olivero (Sermig), Dino Frisullo (Senzaconfine), don Oreste Benzi (Papa Giovanni XXIII), don Antonio Mazzi (Exodus); altri sono impegnati nell?associazionismo (don Giuseppe Colavero, Alessandro Marescotti, Cinzia Merlonghi, Stefano Vitali, Daniele Dalbon, Luisa Bruzzolo, Daniele Petracchi, Carlo Gubitosa); ci sono poi tanti cantanti impegnati nella Nic, come Riccardo Fogli (e il suo gruppo di 5 musicisti), Paolo Belli, Gatto Panceri, Gianni Bella, Paolo Mengoli, Tiziano Cavaliere, Alessandro Errico; personaggi della cultura come Lella Costa, Luca Doninelli, Claudio Camarca e Franco Giarda, uomini di chiesa come Antonio Riboldi vescovo di Acerra e don Giacomo Ruggeri, un sacerdote di Fano che aveva partecipato alla marcia di Pristina di dicembre; hanno aderito anche politici come Ombretta Colli (assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano) e Michele Boato (portavoce Verdi Veneto); e poi ancora Giorgio Fiorentini (docente università di Lecce e Bocconi) e Enrica Pischel (docente università di Bergamo), André Ruth Shammah (regista e direttrice del teatro Parenti di Milano), Mario Capanna, Gigi Sammarchi, Vincenzo Andraous, Maria Grazia Speri.
Ma come aderire? Ci sono tre diverse modalità: numero verde 800.036.036, fax 02.55.19.03.97 (utilizzando anche il tagliando pubblicato a pagina 7),
vitarm@flashnet.it L?obiettivoè raggiungere le 100 mila adesioni, riunificando anche le varie iniziative di pace di organizzazioni e gruppi già mobilitati in queste settimane.
NELLE FOTO (dall?alto in basso, da sinistra a destra): don Damoli, don Benzi, don Bizzotto, Luca Doninelli, monsignor Riboldi, Ernesto Olivero, Dino Frisullo, Andrée Ruth Shammah.

Così Arcobaleno aiuterà le ong in Albania

È stato superato il tetto dei 50 miliardi di lire. A tanto ammonta, per il momento, la cifra raccolta attraverso i conti correnti e postali della Missione Arcobaleno. Si calcola che dall?inizio dell?operazione l?incremento è di 3 miliardi al giorno. Marco Vitale, il Commissario nominato dal governo per la gestione di questi fondi, coadiuvato dal vice Guido Artom, ha riunito il Comitato di consulenza per la prima riunione del Commissariato per la gestione dei fondi privati della ?Missione Arcobaleno?. Durante l?incontro si sono adottati i criteri per selezionare le organizzazioni non governative e le associazioni che lavoreranno con la missione italiana. È in base a questi criteri che verranno selezionate le ong e i progetti. Si chiede che le associazioni siano accreditate tra le ong del Dipartimento degli Affari Sociali del ministero della Solidarietà Sociale, del ministero degli Esteri o della Protezione civile. L?aver operato od operare in Albania, ma anche dimostrare di aver condotto con successo missioni all?estero e, inoltre, aver attivato le procedure di certificazione esterna o di controllo qualità saranno considerati fattori che avvantaggeranno le ong nella selezione. Stabilite anche le linee d?azione prioritarie per gli interventi. Si tratta di interventi di emergenza per garantire vitto, alloggio e vestiario, per la sanità e l?igiene, poi per la scuola e interventi per ricostruire le comunità (si tratta di interventi psicologici). Viene fissata inoltre la priorità agli interventi in territorio albanese e nei Paesi limitrofi. Le associazioni che intendono presentare i propri progetti umanitari possono segnalarli al numero di fax 02.76015615. Sulle pagine di Vita, ogni settimana, verrà pubblicato un aggiornamento dell?attività del Commissariato della Missione Arcobaleno.

Vita lancia l?invasione pacifica del Kosovo

Non posso limitarmi ogni giorno all?indignazione di fronte alla brutalità della guerra che vede anche il mio Paese e l?Europa intera coinvolti.

So che il futuro della Pace nel nostro continente dipende anche da me, dalle iniziative che anche personalmente riuscirò a mettere in campo.

Troppo poco ancora si sta facendo per curare, sostenere e lenire le sofferenze di tutti coloro che sono stati feriti nel corpo e nell?anima dalla guerra del Kosovo, ed io farò tutto ciò che posso per sostenere, anche personalmente, tutte
le iniziative umanitarie.

Però so che finché non taceranno le armi non sarà rimossa la causa prima del dolore di centinaia di migliaia di fratelli kosovari e serbi.

Per questo, forte solo del potere dei senza potere e della mia testimonianza personale,voglio gridare ai responsabili del governo della Federazione jugoslava
che la Pace non può nascere da un?escalation di violenza e brutalità contro popolazioni inermi, voglio gridare ai responsabili dei governi dei Paesi della Nato che la libertà e la giustizia non possono essere frutto di di violenza.

Con la sola forza disarmata della mia testimonianza chiedo che i responsabili delle nazioni in conflitto riprendano con vigore e fiducia la strada del dialogo
e del negoziato. E chiedo che l?Onu diventi il perno di ogni iniziativa di pace.

Non posso rimanere a guardare dopo un mese di violenze e sofferenze;con gesto personale voglio costruire da subito un futuro di pace per noi e per i nostri figli,per noi e per tutti i popoli d’Europa.

Per questo ho deciso di dare la mia disponibilità a partecipare all?invasione pacifica del Kosovo insieme a tutti coloro che vogliono la pace.

Io andrò a Pristina testimoniando con la forza della non violenza che la Pace è possibile,adesso.

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