Politica

Cento, il segreto delle partecipanze

Nel cuore dell'Emilia, un fenomeno un sociale ancora vivo

di Giuseppe Frangi

Mille anni di storia
Le partecipanze sono delle proprietà collettive originate da donazioni da parte della Chiesa di Bologna, avvenute intorno all?anno Mille. Per bonificare un territorio molto paludoso, vescovo e abate di Nonantola escogitarono questo strumento: destinare i terreni alla popolazione residente, perché li rendessero agricoli e boschivi. L?accordo era regolato da un contratto di enfiteusi, che prevedeva un affitto modico e un obbligo alla cura delle terre. Oggi le partecipanze esistenti sono ancora sei, sono enti morali autonomi, regolati dagli stessi meccanismi di rotazione tra le famiglia che si conservano da secoli.
I destino di Cento è un po? nel suo nome: pare infatti che fosse un?unità di misura usata per le superfici di pianura, di cui si è persa memoria. Ma il nome dice che Cento è tutt?uno con la fascia di terra che la circonda, tra le grondaie del Reno e del Panaro. Questa terra agli inizi del secondo millennio era tutta paludosa e dipendeva dal celebre monastero Benedettino di Nonantola, a quei tempi uno dei più importanti d?Europa. Qui, negli archivi, si conserva ancora un documento eccezionale che ha segnato la storia di questa terra: è datato 1058 ed è sottoscritto dall?abate Gottescalco. In questo documento si sancisce la concessione perpetua dei boschi, pascoli e paludi agli abitanti del luogo. In sostanza si trattava del privilegio del godimento dei diritti fondamentali riguardanti la libertà della persona, il diritto d?uso della terra coltivabile posta entro i confini del territorio e una vasta estensione di boschi, paludi e prati da potere sfruttare per il pascolo e il legnatico.
Questo ?patto? che ha vissuto anche fasi travagliate, ma che incredibilmente perdura sino ai nostri tempi, ha un nome stupendo: la partecipanza. La Partecipanza agraria è un?istituzione poco nota, a meno che non si sia nati e cresciuti nella bassa bolognese-ferrarese, e per la precisione in uno dei cinque comuni che ancora la conservano: Cento, Pieve di Cento, Nonantola, San Giovanni in Persiceto, Villa Fontana.
Prendiamo Cento. In questo territorio, ben prima che nascesse il Comune di Cento (1180), il vescovo di Bologna Ubaldini e indirettamente l?abate di Nonantola concessero a un gruppo di famiglie un vasto territorio con un contratto di enfiteusi, affinché lo bonificassero. La nascita della partecipanza però avviene molto più tardi, intorno alla metà del Quattrocento, quando i discendenti di quelle famiglie decidono di riscattare il territorio che i loro avi avevano bonificato.
I discendenti degli originari beneficiari andarono a formare, all?interno della comunità centese, quel consorzio di famiglie che, come è detto nello statuto in vigore attualmente, costituisce la ?partecipanza?. È solo dopo il 1815, con la nomina di un consiglio direttivo per la partecipanza, separato dal consiglio comunale (che fino ad allora si era occupato della sua amministrazione e che però, già dal 1778, non ammetteva alle delibere riguardanti la partecipanza i consiglieri che non fossero partecipanti), che si ha un ente Partecipanza a se stante, distinto dall?ente Comune.
Attualmente il terreno in dotazione dell?ente si è ampliato grazie ad acquisizioni successive, ma le modalità di conduzione e i tempi sono gli stessi: ogni 20 anni si effettua una divisione dei terreni e l?assegnazione dei lotti di terreno alle famiglie partecipanti, secondo un procedimento ben preciso.
Come conoscere da vicino la realtà delle partecipanze? A Renazzo, a pochi chiometri da Cento, due aree di proprietà delle partecipanze di Cento e di Pieve di Cento sono state adibite a parchi e museo rurali. Il Parco del Malafitto è stato costruito attorno al Pilastrino di Santa Rita, che ricorda l?ultima bonifica eseguita a mano dai partecipanti nel 1950. Per rinnovare la memoria di quell?avvenimento è stato ingrandito il Pilastrino e creato ex novo il parco, con il relativo parcheggio.
Più attrezzata è l?area di riequilibrio ecologico del Torrazzuolo, posta alla confluenza del canal Torbido e del Fosso Bosco, all?interno del territorio della partecipanza agraria di Nonantola. Qui il percorso porta in una zona di rinaturalizzazione ambientale comprendente una palude dove vivono numerose specie di uccelli acquatici fra cui marzaiole, alzavole, germani reali, aironi rossi, cinerini, svassi, il martin pescatore e altri. Gli uccelli sono visibili da due attrezzati capanni della Lipu.

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